“Laddove c’era l’erba ora c’è una città”, ma la storia di Fibronit, a Bari, inverte la parabola raccontata da Adriano Celentano. Sorgerà nel capoluogo pugliese un fulgido esempio di rigenerazione urbana che trasformerà la cosiddetta ‘Fabbrica della morte’ nel più grande parco di tutta la regione e il quinto più grande di tutto il Mezzogiorno.
Per anni l’amianto della fabbrica ha ucciso centinaia di persone. Solo nel capoluogo si contano 400 vittime tra lavoratori della Fibronit e residenti del quartiere Japigia, zona della città che equivale all’area residenziale che circonda l’ex fabbrica. Ora, proprio lì, sorgerà un parco di 14 ettari di verde che garantiranno ogni anno l’assorbimento di 600 tonnellate di Co2. La ‘fabbrica della morte’ diventerà il Parco della Rinascita, un polmone verde dove per anni sono state mietute vittime. A chi chiedeva cosa fare per evitare i danni dell’amianto, si consigliava di bere un bicchiere di latte.
Da Fibronit al Parco
Fibronit era un’azienda italiana attiva nella produzione di materiali fibrocemento, utilizzato principalmente per pannelli utilizzati in edilizia. Negli anni ‘50 e ‘60, la Fibronit utilizzava l’amianto come componente principale nella produzione dei suoi prodotti. Proprio tra il ‘55 e il ‘60 fu confermata la pericolosità di questo materiale, altamente cancerogeno. L’amianto del cementificio ha causato direttamente la morte di 180 dipendenti e nel corso degli anni circa 700 persone hanno perso la vita, con una media di 40 vittime all’anno, spesso per mesotelioma.
I dati dell’Osservatorio nazionale amianto parlano di “un’alta incidenza di mesoteliomi tra gli abitanti delle zone limitrofe l’ex azienda cementifera Fibronit” a Bari. I corsi e ricorsi storici sono tanti, così come i protagonisti. Una storia tragica, che ricorda quella dell’altra fabbrica pugliese, l’ex ILVA di Taranto.
Ora Bari vuole voltare pagina senza dimenticare le vittime causate da Fibronit. Il primo cittadino, Vito Leccese (Pd), ha presentato il progetto iniziato dal suo predecessore, Antonio Decaro. L’importo complessivo dei lavori è di circa 16 milioni di euro, dei quali 3,5 messi a disposizione dalla Regione Puglia e 11,5 milioni dei fondi Pnrr e 1,5 milioni di fondi per opere indifferibili.
Nel nuovo parco ci saranno 8mila erbacee, 1810 rampicanti, 1300 alberi giovani e 451 già grandi, ma anche un anfiteatro per gli eventi culturali, parco giochi con giostrine inclusive per i bambini, una struttura coperta per il basket e per la pallavolo, un’area skate e tanto altro.
La data d’inizio degli interventi è prevista per il 6 maggio 2025, quando Bari celebra il suo patrono San Nicola, mentre la conclusione è prevista per marzo 2026.
Delle 133mila piante, quasi tutte saranno ancora giovani.La scelta non è casuale: i cittadini devono veder crescere la vita, il verde, la natura. La “Rinascita” affibbiata al nome del parco non deve essere solo una parola, ma il segno concreto di una trasformazione urbana.
L’entusiasmo del sindaco Vito Leccese
Il sindaco Vito Leccese ha commentato così il progetto: “È un’opera importantissima per la città, è un polmone verde al centro del sistema urbano. Ha un valore simbolico incredibile, soprattutto per chi come me ha seguito le vicende della Fibronit o meglio della fabbrica della morte”. L’ambiente e la salute dei cittadini sono stati cruciali nei suoi primi anni di politica: “Arrivare a questo punto in cui si approva il progetto definitivo, cominciano a decorrere i 45 giorni per il progetto esecutivo e poi si inaugurerà il cantiere, significa per me vivere un’emozione incredibile che mi riporta agli inizi della mia militanza politica”, spiega Leccese che ringrazia i suoi predecessori Michele Emiliano e Antonio Decaro, l’amica Maria Maugeri e il comitato Fibronit.
“Bari finalmente si dota del parco urbano attrezzato e multifunzionale più grande della regione Puglia. Stiamo dando se pur nel nostro piccolo, un contributo alle politiche di contrasto dei cambiamenti climatici”, conclude Leccese.
Le straordinarie novità tecnologiche
Il progetto “Parco della Rinascita” è anche la prova di come la tecnologia possa accelerare la transizione ecologica. Tra le peculiarità che sorgeranno nell’aria ex Fibronit spiccano i sistemi di valorizzazione della luce solare per alimentare le luci del parco, e la pavimentazione in grado di assorbire l’acqua. Quest’ultima novità tecnologica potrebbe rappresentare una soluzione preziosa per affrontare le alluvioni che, a causa del cambiamento climatico, sono sempre più frequenti.
In pratica, i camminamenti sono stati realizzati con dei materiali di forma granulare che si allargano quando piove e quindi assorbono l’acqua piovana. Il vantaggio è duplice: quando sulla città si abbatterà il caldo (e Bari ne sa qualcosa), gli impianti distribuiranno lungo il parco l’acqua raccolta così da poter irrigare le piante. Insomma, una risposta concreta alle alluvioni e alla siccità.