La città 30 aumenterebbe l’inquinamento di Milano. Questa è la sorprendente conclusione dello studio condotto dal Mit Senseable City Lab su Milano secondo cui la riduzione “forzata” della velocità, se applicata nell’intero territorio comunale, porterebbe a un aumento delle emissioni di CO2 e PM10.
Lo studio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, presieduto da Matteo Salvini, è stato presentato durante il terzo forum di “The Urban Mobility Council”, il think tank sulla mobilità promosso dal Gruppo Unipol.
I numeri dello studio
Diversamente dagli obiettivi green che muovono il progetto “Città 30”, l’implementazione del limite di velocità di 30 chilometri all’ora, secondo lo studio, comporterebbe un incremento nelle emissioni inquinanti, anche in relazione ai maggiori tempi di percorrenza. Si ricordi però che il principale obiettivo del progetto è rendere le strade urbane più sicure.
Secondo l’analisi, l’introduzione del limite di 30 km/h in tutta la città comporterebbe un aumento dell’1,5% delle emissioni di CO2 e del 2,7% di particolato, particolarmente nocivo per la salute. Questo accadrebbe perché i motori termici, di gran lunga quelli più presenti anche nella capitale meneghina, sono attualmente progettati per essere più efficienti a velocità comprese tra i 70 e gli 80 chilometri orari.
La “città 30” porterebbe anche a un leggero aumento dei tempi di percorrenza, variabile tra i 2 secondi (nel caso di riduzione della velocità solo nel centro) e gli 89 secondi (se il limite fosse esteso a tutta Milano). L’impatto, spiega la relazione del Mit, varia significativamente a seconda della zona e del tipo di strada.
Scontro Sala-Salvini sui limiti di velocità
“Questi risultati rappresentano solo l’inizio di una ricerca più ampia che mirerà a supportare le amministrazioni nella gestione della mobilità urbana”, ha detto Carlo Ratti, direttore del Mit Senseable City Lab e membro del comitato di indirizzo di The Urban Mobility Council, aggiungendo che: “Grazie ai dati che ci forniscono i sistemi di trasporto, tra cui le applicazioni telematiche di Unipol, capiremo come e fino a che punto la riduzione dei limiti di velocità nelle nostre città potrà accelerare il progresso verso città più sane, sicure e vivibili”.
Il rapporto è una nuova fase dello scontro già aperto tra i comuni che hanno già implementato “Città 30”, Bologna in primis, o vorrebbero implementarlo e il ministro Matteo Salvini che sin da subito si è schierato contro la riduzione della velocità dei centri urbani: “Estendere il limite massimo a 30 km/h ovunque genera solo più code e inquinamento. I dati ci danno ragione”.
Ai risultati del rapporto del Mit, il sindaco di Milano, Beppe Sala ha risposto sottolineando che il limite di 30 km/h ha senso se applicato in modo selettivo: “Proseguiremo con l’implementazione del limite in un centinaio di strade vicino alle scuole”.
Anche il primo cittadino di Milano si affida ai numeri: “La qualità dell’aria sta migliorando più a Milano che nelle zone circostanti, grazie alle azioni coraggiose che abbiamo intrapreso, non a un colpo di fortuna,” ha affermato il Sala durante la diretta Instagram della rubrica “Cose in Comune”. Qui, ha ribadito l’importanza di misure come Area B e Area C per migliorare la qualità dell’aria, aggiungendo: “Bisogna offrire alternative ma anche porre dei limiti. I dati sugli inquinanti confermano la necessità di proseguire su questa strada, facendo ancora di più per rinnovare il parco mezzi circolante.”
Il nodo autovelox
I limiti di velocità non sono l’unico motivo di divisione politica.
Beppe Sala ha espresso il desiderio di installare più autovelox nella città di Milano, specialmente nelle zone con limite di velocità di 30 km/h, come quelle vicino alle scuole, “senza riempire la città”. Lo stesso sindaco ha però sottolineato che la recente riforma del Codice della Strada promossa dal ministro Matteo Salvini rende questo processo complesso, poiché richiede una procedura burocratica lunga e la certificazione basata sull’incidentalità degli anni precedenti.
In base al decreto autovelox 2024, infatti, i dispositivi non possono essere installati su strade urbane con limiti di velocità inferiori a 50 km/h, a meno che non sia prevista la contestazione immediata da parte delle Forze dell’Ordine. Inoltre, la collocazione degli autovelox sarà decisa dai prefetti e non più dai comuni, limitandone l’installazione a tratti di strada riconosciuti come ad alto tasso di incidenti.
Con questo provvedimento il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha dato seguito alle reiterate critiche per l’uso degli autovelox che, citando il vicepremier, spesso rappresenta una “tassa occulta” in cui i dispositivi servirebbero più ai bilanci comunali che alla sicurezza delle strade.