Bonus Casa, la stretta dal 2025: meno agevolazioni ma più specifiche

Il tetto delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie sarà dimezzato, addio ai bonus per seconde case e residenze di lusso
3 Ottobre 2024
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certificazione energetica casa green

I Bonus Casa dovrebbero diminuire nel 2025. Il governo sta lavorando ad una serie di modifiche che avranno un impatto sui cittadini e sul settore edilizio, con un chiaro obiettivo: allineare gli incentivi agli obiettivi ambientali con agevolazioni meno diffuse ma più specifiche. Previsto anche il dimezzamento delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie.

Questo nuovo approccio porterà a una riduzione degli incentivi per le seconde case e le residenze di lusso, concentrandosi invece sulle abitazioni meno efficienti dal punto di vista energetico e sui redditi più bassi.

Bonus casa, stretta sulle detrazioni: cosa cambia

Una delle principali novità potrebbe riguardare l’esclusione delle seconde case e delle residenze di lusso dagli incentivi fiscali. Dal 2025, i bonus saranno riservati alle prime case, in particolare quelle che presentano una classe energetica bassa, e gli interventi più vantaggiosi dal punto di vista dell’efficienza energetica saranno maggiormente premiati.

Nel 2025, il tetto delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie saranno dimezzate dall’attuale 50% su un tetto di spesa di 96 mila euro, al 36% con un tetto di 48 mila euro. La detrazione del 65% per gli interventi eco sarà sostituita da un nuovo incentivo, di durata decennale, con aliquota da fissare e uno stanziamento massimo di risorse da parte dello Stato. Queste le caratteristiche:

  • riservato alle prime case con le peggiori classi di efficienza energetica;
  • crescente all’aumentare dell’efficientamento;
  • ridotto per gli interventi isolati;
  • con un tetto massimo per abitazione.

La ratio delle modifiche è quella di diminuire le spese dello Stato aumentando al contempo l’efficienza energetica. Una via stretta, ma non impraticabile. Per questo, dal 2025 dovrebbero essere incentivate soprattutto le opere con il miglior rapporto tra costo e beneficio energetico, come doppi vetri e pompe di calore, mentre dovrebbero essere esclusi i bonus per le caldaie a gas.

La riduzione delle agevolazioni si accompagnerà a un maggior controllo: il governo prevede un monitoraggio più stretto sulle spese e sugli interventi, con l’assegnazione di incentivi tramite piattaforme digitali e con l’introduzione di tetti di spesa, simile al meccanismo del bonus rottamazione per le auto ecologiche.

Sostegno per le famiglie a basso reddito e Certificati bianchi

Una delle criticità principali legate alla riduzione degli incentivi è l’impatto che potrebbe avere sulle famiglie a basso reddito, per le quali il governo sta ipotizzando meccanismi di sostegno. Tra le possibili soluzioni allo studio ci sono finanziamenti agevolati che coprano i costi degli interventi. Un’altra ipotesi riguarda l’estensione dei Certificati bianchi all’edilizia residenziale, consentendo ai cittadini di ottenere titoli commerciabili per ogni tonnellata equivalente di petrolio risparmiata attraverso interventi di efficientamento energetico. Questa misura, già in uso per le imprese, potrebbe incentivare ulteriormente le ristrutturazioni volte a ridurre i consumi energetici.

Il Fondo Sociale per il clima

La ratio delle modifiche mira ad aumentare l’equità e la sostenibilità sociale. Per questo, è in corso una riflessione sulla possibilità di introdurre meccanismi di premialità per gli interventi effettuati da famiglie in condizioni di povertà energetica, specifica il Piano di bilancio dove si ricorda che “specifiche risorse, tra cui anche quelle che nei prossimi anni verranno erogate dal Fondo sociale per il clima, andranno a finanziare l’adozione di misure per la mitigazione degli impatti sociali, nonché per la riduzione della povertà energetica e la povertà da mobilità, associati alle profonde trasformazioni della transizione ecologica ed energetica”. Si ipotizza anche la revisione dei regolamenti condominiali per agevolare gli interventi di risparmio energetico.

Il Regolamento Case Green e il futuro degli incentivi

L’esecutivo Meloni ha più volte espresso la propria contrarietà alla logica dei bonus, considerati uno spreco poco efficiente di denaro pubblico. La cancellazione del Superbonus di matrice pentastellata ne è la prova più evidente. “Il governo è al lavoro per presentare la legge di bilancio, che non si allontanerà dai cardini che hanno ispirato la politica economica di bilancio del governo in questi due anni. La finanza pubblica è di nuovo sotto controllo e dopo avere ereditato la situazione disastrosa dovuta all’impatto dei bonus edilizi, le scelte fondate su responsabilità e realismo hanno portato risultati e già nel 2024, in anticipo sulle nostre previsioni, dovremmo riuscire a tornare in avanzo primario, ovvero lo Stato risparmierà più di soldi quanti ne spende al netto del costo del debito pubblico”, ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.

Concentrarsi sui nuclei più poveri e sulle abitazioni meno efficienti, incentivando interventi con il miglior rapporto costi-benefici in termini energetici, rappresenta un passaggio cruciale verso la riduzione delle emissioni e il miglioramento delle condizioni abitative delle famiglie più vulnerabili. D’altronde, il Regolamento Case Green è all’orizzonte e il Paese ha un grosso gap da recuperare.

Case Green

Per effetto del provvedimento approvato dall’Ue, milioni di famiglie italiane potrebbero dover spendere tra i 20.000 e i 50.000 euro per ristrutturare casa. La situazione dovrebbe riguardare ben 5 dei 12 milioni di edifici residenziali presenti sul territorio della penisola, in netto ritardo sull’efficientamento energetico degli immobili.

Secondo i dati Enea, il 35,2% degli edifici residenziali appartiene alla classe G e il 24,5% alla classe F. Insomma: in Italia quasi 6 immobili su 10 rientrano nelle due peggiori classi energetiche. Si tratta quindi di circa 5 milioni di edifici, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari, che dovranno essere riqualificati entro il 2030 e il 2033, secondo la Direttiva Case Green. La direttiva Ue approvata la scorsa primavera fissa come obiettivo vincolante al 2030 la riduzione del consumo di energia dell’intero parco immobiliare residenziale di almeno il 16% rispetto al 2020.

In questo contesto, il rispetto dei parametri ambientali e sociali diventa centrale, con un occhio di riguardo per chi ha meno risorse.

Per alcuni commentatori, limitare gli incentivi alle abitazioni principali meno efficienti energeticamente è un chiaro segnale di come i criteri ambientali e sociali stiano diventando sempre più influenti nelle decisioni di politica fiscale. Le imprese, così come i privati, sono chiamate ad adeguarsi a un modello di sviluppo più sostenibile, con il governo che incentiva interventi di lunga durata, non solo in termini di benefici economici, ma anche di impatto ambientale positivo.

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