L’Area C di Milano sarà a pagamento anche nei weekend. Ne dà notizia il sindaco Beppe Sala, confermando la decisione anticipata in estate.
La stretta alla circolazione dei veicoli nel centro città risponde a un’esigenza precisa: garantire il finanziamento del trasporto pubblico locale, sempre più a rischio a causa della riduzione dei fondi statali. Un altro obiettivo di questa misura è la riduzione dell’inquinamento atmosferico, che passa anche da un minor utilizzo dei mezzi privati. Non a caso, la Giunta comunale ha messo al vaglio anche una ‘sosta differenziata’, ovvero più cara, per i Suv.
Fondi insufficienti per il trasporto pubblico
L’area C di Milano potrebbe diventare a pagamento nei weekend dalla prossima primavera. Il tema centrale della nuova regolamentazione dell’Area C non è meramente quello di “fare cassa”, come sostenuto da alcuni detrattori. Il sindaco Sala ha spiegato che l’obiettivo principale della misura è rimpinguare le casse comunali svuotate dalla continua diminuzione dei contributi governativi per il trasporto pubblico. Nonostante le richieste da parte del governo di migliorare e potenziare questo settore, le amministrazioni locali si trovano in difficoltà senza un adeguato supporto economico. E questo, sottolinea ancora il primo cittadino meneghino, è un problema che persiste da anni, nonostante le periodiche lamentele rivolte al governo centrale.
‘Sosta differenziata’ per i Suv?
Oltre alla novità del pagamento nei weekend per l’accesso all’Area C, un’altra misura in fase di valutazione riguarda la “sosta differenziata” in base al peso del veicolo, un sistema già in uso in città come Parigi e Londra. Questa proposta, avanzata da una parte della maggioranza comunale, mira a differenziare il costo della sosta su strada per le auto più pesanti, come i Suv, che superano le 1,6 tonnellate. La tariffazione potrebbe variare da due a tre volte rispetto alla tariffa ordinaria, e potrebbe tener conto anche delle dimensioni del veicolo, del tempo di stazionamento e dell’area urbana in cui il veicolo è parcheggiato.
La proposta “anti-Suv” era stata presentata da alcuni consiglieri di maggioranza già a luglio scorso. Come già fatto dai loro omologhi di Parigi, per supportare la loro mozione, i promotori citavano l’associazione di Ong europeee Transport & Environment, con sede a Bruxelles, che ha documentato un significativo aumento dei Suv sul mercato. Nel 2010, questi veicoli rappresentavano circa il 9% delle vendite delle sei maggiori case automobilistiche europee (Stellantis, Renault, Volkswagen, Bmw, Mercedes e Volvo), mentre nel 2022 questa percentuale è salita al 47%. Se si considerano tutti i produttori, la percentuale supera il 50% del parco macchine totale.
Le reazioni politiche e la battaglia in Consiglio comunale
L’approvazione di queste misure, tuttavia, non sarà un percorso facile. Si preannuncia una forte opposizione da parte di Fdi, Lega e Forza Italia, che vedono in queste modifiche una strategia della giunta di sinistra per penalizzare i cittadini e fare cassa a discapito di residenti e commercianti, specialmente nel Municipio 1. La Lega, con il segretario provinciale Samuele Piscina, ha già annunciato una petizione per chiedere al sindaco di ritirare la proposta.
Il ruolo delle auto nell’inquinamento atmosferico
Parallelamente, il discorso sull’inquinamento e sulla sostenibilità ambientale non può essere ignorato. L’inquinamento causato dalle automobili, soprattutto nei centri urbani, ha conseguenze dirette sulla qualità dell’aria e sul benessere dei cittadini. In questo contesto, il trasporto pubblico locale gioca un ruolo cruciale nel ridurre le emissioni nocive e nel promuovere una mobilità più sostenibile. Secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, il trasporto stradale è responsabile di circa il 25% delle emissioni totali di gas serra in Europa, e la maggior parte di queste emissioni proviene dalle automobili private.
Particolarmente alte le emissioni di anidride carbonica nel settore del trasporto passeggeri, con differenze in base alla modalità di trasporto (stradale, ferroviario, aereo e marittimo). Per quanto riguarda il trasporto su strada in Europa, le autovetture sono fra i mezzi più inquinanti, generando il 60,6% del totale delle emissioni di CO2.
Nel decennio 2012-2022 il rapporto auto/abitanti è aumentato del 14,3% passando da 490 macchine a 560 ogni mille abitanti (dati Eurostat). Non solo: l’Italia è il Paese europeo con più macchine rispetto alla popolazione: ben 684 auto ogni mille abitanti contro la media di 560 autovetture ogni mille abitanti. Insomma, nel Vecchio Continente c’è più di una macchina ogni due abitanti, un numero altissimo se si considera che diversi milioni di cittadini europei non possono guidare per motivi anagrafici o, più raramente, di salute.
Il ruolo del trasporto pubblico locale
Lungi dall’essere un problema della sola Milano, il trasporto pubblico è carente in tutta Italia, soprattutto al Mezzogiorno. Le differenze demografiche e industriali, però, mettono pressione soprattutto al Nord Italia, risultata la zona più inquinata d’Europa.
La Pianura padana non solo registra i dati più preoccupanti tra i 27 Stati europei ma anche il più grave peggioramento della qualità dell’aria negli ultimi anni (2018-2022) a livello comunitario.
Le prime province europee per concentrazione di particolato fine Pm2.5 nell’aria sono Milano, Cremona e Monza, con valori superiori a 21 milligrammi ogni metro cubo, oltre 4 volte superiori ai limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), pari a 5 µg/m³.
Per questo, occorre una maggiore diffusione del TPL, come dimostra il rapporto di Legambiente “Pendolaria 2024 – Speciale aree urbane”. Lo studio fotografa il ritardo del Belpaese sul trasporto pubblico in tutta la sua gravità. Basti pensare che la città di Madrid, da sola, ha più chilometri di metro di tutta l’Italia. Le istituzioni si stanno impegnando per ridurre le emissioni, spesso a suon di restrizioni sui cittadini, ma per creare delle alternative efficaci al trasporto su gomma, il principale responsabile delle emissioni di CO2, si fa ancora troppo poco.
Per questo, l’introduzione del pagamento dell’Area C durante i weekend e le altre misure proposte sono scelte difficili ma necessarie per ampliare l’offerta del trasporto pubblico locale come sta facendo il Comune di Milano. Se lo Stato non fornisce i fondi necessari, diventa inevitabile trovare queste risorse altrove, anche a costo di chiedere un contributo maggiore ai cittadini. Queste misure devono essere viste come parte di una strategia più ampia per migliorare la mobilità urbana, ridurre l’inquinamento e creare città più vivibili e sostenibili per tutti.