Il consiglio regionale della Puglia ha approvato all’unanimità una proposta di legge per la tutela dei dipendenti pubblici. Il salario minimo nella regione del Mezzogiorno è realtà ed è fissato a 9 euro l’ora. Un piccolo passo avanti per i lavoratori pugliesi che, come ha sostenuto il consigliere Antonio Tutolo, è una garanzia di condizioni “lavorative più eque e dignitose”.
Secondo il nuovo provvedimento, la Regione Puglia è tenuta a indicare in tutte le procedure di gara, in coerenza con l’articolo 11 del Codice degli Appalti, che al personale impiegato nei lavori, servizi e forniture oggetto di appalti pubblici e concessioni sia applicato il contratto collettivo maggiormente attinente all’attività svolta. Questo contratto deve essere stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, garantendo comunque trattamenti di miglior favore.
Il 15 novembre scade il termine per recepire la direttiva europea sui salari minimi adeguati. A che punto siamo nel resto d’Italia?
Un salario minimo di 9 euro
Il provvedimento prevede che i contratti indicati nelle procedure di gara includano un trattamento economico minimo inderogabile pari a 9 euro l’ora. Inoltre, qualora gli operatori economici dichiarino, in sede di offerta, un differente contratto collettivo, la Regione deve verificare che tale contratto garantisca ai dipendenti le stesse tutele di quello indicato dalla stazione appaltante.
La Regione Puglia condurrà il giudizio di equivalenza sulla base dei 12 parametri tracciati dall’Aanac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione. L’equivalenza sarà ritenuta sussistente in caso di scostamenti in un massimo di due parametri, a condizione che il contratto collettivo alternativo preveda una retribuzione minima di 9 euro l’ora e garantisca tutele normative ed economiche equivalenti.
Estensione della norma
Su proposta del consigliere Giannicola De Leonardis (FdI), l’applicazione della norma è stata estesa anche alle ASL, Aziende ospedaliere, Sanitaservice, Agenzie regionali e a tutti gli enti strumentali. Questo ampliamento assicura che un numero ancora maggiore di lavoratori possa beneficiare delle nuove disposizioni sul salario minimo.
Un modello per l’Italia
La decisione della Puglia potrebbe fungere da modello per altre regioni italiane, spingendo verso una legislazione nazionale sul salario minimo. Attualmente, il dibattito sul salario minimo è al centro dell’agenda politica italiana, con molte forze politiche e sindacali che spingono per una normativa che garantisca una retribuzione dignitosa a tutti i lavoratori.
A livello nazionale, la discussione sul salario minimo è ancora in corso. Attualmente, non esiste una legge che stabilisca un salario minimo universale per tutti i lavoratori in Italia. Tuttavia, ci sono proposte di legge in esame che mirano a introdurre una retribuzione minima garantita. Queste proposte sono sostenute da diverse forze politiche e sindacali, che vedono nel salario minimo uno strumento essenziale per combattere la povertà lavorativa e garantire una vita dignitosa a tutti i lavoratori.
In Italia, il salario minimo non è ancora stato istituito a livello nazionale, a differenza di molti altri Paesi europei. Attualmente, la retribuzione minima è determinata principalmente attraverso la contrattazione collettiva, con ogni settore che stabilisce i propri standard salariali. Ad esempio, il settore multi-manifatturiero ha recentemente fissato un salario minimo di 9 euro l’ora.
Nonostante il dibattito acceso e le numerose proposte di legge, il governo italiano ha deciso di non istituire una soglia di salario minimo nazionale, preferendo affidare alla contrattazione collettiva il compito di garantire una paga dignitosa. Questa decisione è stata influenzata dalla direttiva europea del 2022, che obbliga gli Stati membri a garantire stipendi adeguati ai lavoratori entro il 2024, ma lascia libertà su come raggiungere questo obiettivo.