Il 70% delle Pmi si trova ad affrontare significative difficoltà nel reperire personale qualificato. È quanto emerge dalla ricerca condotta dall’Institute of Applied Economic Research su un campione di 981 Pmi italiane, secondo il quale tra il 2024 e il 2028, il mercato del lavoro italiano richiederà tra i 3,1 e i 3,6 milioni di nuovi occupati.
Crisi di talenti
I motivi di questa ‘crisi di talenti’ sono diversi:
- Il disallineamento delle competenze, che si accentua soprattutto per via dei veloci cambiamenti digitali e con conseguente fame di innovazione delle agende. Purtroppo, il mondo della formazione fatica a stare al passo con la digital trasformation, dando così vita a un evidente e pesante mismatch.
- L’invecchiamento della popolazione, con la forza di lavoro giovane che pian piano si sta assottigliando;
- La complessità burocratica tipica del mercato del lavoro italiano;
- Il livello non sempre competitivo delle condizioni di lavoro e contrattuali offerte, che fa soffrire le Pmi nei confronti delle grandi aziende e che determina in generale la temuta fuga dei cervelli;
- La gestione frequentemente non professionale dei processi di selezione del personale, che falliscono quindi non solo per la mancanza di candidati o di competenze, quanto invece per le ridotte capacità di chi gestisce il processo di recruiting.
Il mismatch
Lo studio è andato a indagare anche le cause del mismatch, individuando per l’appunto tra le motivazioni principali il disallineamento delle competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dal mercato del lavoro. Questo problema è anche marcato dalla mancanza di competenze digitali. E se è vero che per circa due terzi dei profili professionali ricercati le imprese richiedono delle skill digitali di base, è anche vero che per circa la metà delle ricerche si richiedono delle competenze informatiche avanzate.
Di fronte a uno scenario di questo tipo, è preoccupante riscontrare che solamente il 27% degli studenti italiani è iscritto a percorsi STEM, focalizzati cioè sulle discipline scientifico-tecnologiche.
Non solo Piccole e medie imprese
Stando all’ultimo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e pubblicato a luglio 2024, la difficoltà di reperimento dei profili ricercati dalle imprese si attesta attualmente al 48,4%.
Più nello specifico, le imprese dichiarano una difficoltà di reperimento per un complessivo di oltre 245 mila assunzioni nel mese di luglio, indicando come causa principale la “mancanza di candidati”, e come seconda causa la “preparazione inadeguata”.
La crisi di reclutamento “colpisce ugualmente gli sviluppatori software, gli operai specializzati, i carpentieri e persino i cuochi”, dice Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, società internazionale di head hunting.
“Nel contesto attuale – aggiunge Adami – l’approccio tradizionale al reclutamento non è più sufficiente. Le aziende devono essere proattive, innovative e disposte a ripensare completamente le loro strategie di acquisizione dei talenti per rimanere competitive”.