In ufficio ti annoi? Sei vittima del ‘bore out’

Al contrario del più noto burn out, chi è in bore out si sente inutile e privo di stimoli sul lavoro. Il risultato è uno stato di noia e apatia che impatta sul benessere psicologico e fisico e sul rendimento in ufficio
5 Settembre 2024
4 minuti di lettura
Lavoratore Annoiato

Sei stanco, demotivato, e il tuo lavoro ti annoia? Sei in pieno ‘bore out’. Un po’ il contrario del più noto burn out, dovuto a un carico di lavoro eccessivo che porta a all’esaurimento, il bore out si verifica quando a lavoro ci si sente inutili, privi di stimoli e di interesse per quello che si fa. Il risultato è uno stato di noia e apatia che impatta sul benessere psicologico e fisico, oltre che sul rendimento in ufficio.

Le cause possono essere le mansioni troppo ripetitive, ma anche la mancanza di sfide e spesso anche di progetti da seguire: su TikTok il fenomeno ha già guadagnato il suo hashtag da centinaia di milioni di visualizzazioni – #boredatwork -, e molti ragazzi nei video raccontano di come per ore e ore non abbiano nulla da fare, dopo aver finito un compito loro assegnato. E la loro delusione per un impiego che non è come se lo immaginavano.

Gli effetti del bore out

Diversi studi hanno indagato su questo fenomeno che può far sorridere ma che non va sottovalutato, perché può trasformarsi in una noia cronica che sconfina in tutte le aree della vita e sfociare in depressione, diminuzione dell’autostima, stati d’ansia, disturbi del sonno, problemi gastrici, emicrania, dolore alla schiena, ulcere.

Del bore out iniziarono a parlare già nel 2007 due consulenti svizzeri, Peter Werder e Philippe Rothin, i quali notarono che carichi di lavoro insufficienti, mancanza di soddisfazioni, inutilità percepita, portano a vari disturbi psicologici e fisici nelle persone.

Tre le caratteristiche del fenomeno, da loro individuate:

• noia protratta nel tempo
• mancanza di stimoli
• disinteresse

Col tempo il lavoratore in bore put si sente stanco, insoddisfatto, frustrato, e trasporterà questa sua scontentezza sia fuori dall’ufficio sia all’interno, smettendo di impegnarsi e potenzialmente ‘contagiando’ i colleghi, portandoli al lato oscuro della demotivazione. In questo modo l’ambiente generale dell’ufficio peggiorerà, senza contare che il dipendente frustrato può trasformarsi in un ‘testimonial’ al contrario per l’azienda: parlandone male sia internamente che esternamente, danneggerà la reputation della società.
Inoltre, anche se continua a svolgere le proprie mansioni, il lavoratore sottoutilizzato finisce per lavorare male, in modo impreciso, senza impegno, commettendo errori e non apportando nessun valore aggiunto.

Uno studio finlandese ha anche confermato come il bore out incida sul turnover del personale e su eventuali richieste di pensionamenti anticipati. Così come sulle assenze: il lavoratore scontento è più motivato a stare a casa che ad andare a lavoro.

E’ importante precisare che il bore out può nascondere anche fenomeni di mobbing o demansionamento, inquadrandosi in questi casi in ambiti più ampi che vanno affrontati da molteplici punti di vista, anche legali.

Le cause del bore out

Il bore out può verificarsi per varie ragioni:

mancanza di attività stimolanti
mancanza di promozioni o benefit aziendali
attività lavorative monotone
mancanza di riconoscimento e apprezzamento
scarso coordinamento del team di lavoro, con team leader che non distribuiscono i compiti adeguatamente e in modo chiaro o che non agendo o non decidendo bloccano le filiere lavorative, costringendo all’inattività i loro collaboratori
scarsa comunicazione tra impiegati e dirigenti, questi ultimi a volte poco attenti al benessere di chi gestiscono e poco pronti a cogliere i segnali di malessere. Se il manager si focalizza solo sulle performance e suoi risultati, inevitabilmente trascura lo stato emotivo degli altri: un aspetto rilevante anche in caso di burn out

Cosa può fare l’azienda

È soprattutto l’azienda a dover e poter evitare che i proprio dipendenti si annoino e si sentano inutili, non per altruismo ma perché un ambiente di lavoro sano ed equilibrato e dipendenti motivati e coinvolti si traducono in migliori risultati economici.

Ecco qualche linea d’azione:

• fornire formazione continua e aggiornamenti professionali
• sviluppare progetti che possano coinvolgere il lavoratore scontento
concedere spazi di autonomia e responsabilizzare le proprie risorse, in modo tale che siano motivate a essere più attente e presenti
assegnare al dipendente un obiettivo lasciandogli la possibilità di arrivarci come meglio crede, in modo da dargli uno scopo, togliergli qualsiasi scusa per la sua inattività e sviluppare le sue skill organizzative e gestionali
• favorire l’equilibrio tra vita lavorativa e privata, incentivando la flessibilità e lo smart working alternando quest’ultimo alla presenza in sede
• sviluppare una comunicazione chiara tra manager e dipendenti sia per cogliere i segni di malessere sia per coinvolgere e stimolare le persone. Ciò significa sviluppare una leadership più aperta e diffusa, che valorizzi le persone e non solo le comandi a bacchetta
• sempre a livello di manager, è importante analizzare come vengono gestiti i team, i carichi di lavoro e il ‘profumo’ dell’ambiente lavorativo
re-distribuire i carichi in modo equo e rivedere i ruoli, evitando che a fronte di qualcuno in bore out ci sia qualcuno in burn out
• prevedere dei percorsi di carriera chiari: se il lavatore non vede o non ha possibilità di crescere e rimane a fare sempre le stesse cose, in sostanza se non ha prospettive, nel tempo sarà inevitabile che si annoi e perda motivazione.

E il lavoratore cosa può fare?

• prima cosa: deve capire le cause della sua noia
proporre soluzioni negli ambiti in cui abbia margine d’azione
partecipare ad attività aziendali anche non strettamente connesse con le proprie mansioni, ad esempio legate all’ambiente o al volontariato
ridare significato al proprio lavoro, a prescindere dal momento specifico che sta vivendo, magari con l’aiuto di un coach professionista
• trovare qualcosa da fare quando non ha del lavoro da svolgere, magari approfittandone per aggiornarsi o acquisire nuove competenze
• se non si avvista nessuna luce in fondo al tunnel, cambiare lavoro.

Insomma, il bore out ha molti campanelli d’allarme, che suonano a lungo prima che ripetitività e inutilità diventino parte integrante di come ci si sente in azienda – e di conseguenza nella vita privata. Volenti o nolenti, passiamo gran parte della vita lavorando, per cui è importante non ignorare i segnali e cercare di capire le cause del malessere e della noia il primo possibile per porvi rimedio. E un bravo manager, dal canto suo, deve tenere gli occhi sempre aperti.

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