Il fenomeno delle molestie sessuali sul lavoro e al di fuori di esso in Italia è allarmante e diffuso, come rivela l’ultimo report dell’Istat relativo al biennio 2022-2023. I numeri parlano chiaro: il 13,5% delle donne italiane tra i 15 e i 70 anni ha subito molestie sessuali sul lavoro nel corso della propria vita.
Questo dato è particolarmente preoccupante tra le giovani donne, di età compresa tra i 15 e i 24 anni, per le quali la percentuale sale al 21,2%. Gli uomini non sono del tutto esenti da questo problema: il 2,4% di loro riporta esperienze di molestie sul lavoro. Le forme di molestie vanno dagli sguardi offensivi e dalle offese verbali alle proposte indecenti e agli atti fisici più gravi.
Un allarme a livello nazionale ed europeo
Il fenomeno delle molestie sessuali sul lavoro non è solo un problema italiano, ma si configura come un allarme a livello europeo. In paesi come Finlandia e Slovacchia, oltre il 50% delle donne ha riportato esperienze di molestie sul posto di lavoro, mentre valori più bassi si registrano in Lettonia (11,1%), Bulgaria e Portogallo (12%) e Polonia (13%).
Sul fronte italiano, i dati dell’Istat rivelano che il 13,5% delle donne tra i 15 e i 70 anni ha subito molestie sul lavoro nel corso della propria vita, una percentuale che sale al 21,2% tra le giovani donne di età compresa tra i 15 e i 24 anni.
Un’Italia a macchia di leopardo
Il fenomeno delle molestie sul lavoro in Italia si presenta con una distribuzione territoriale estremamente variegata, configurando un vero e proprio mosaico di esperienze e gravità del problema. Il Nord-est del Paese si distingue per i tassi più bassi di incidenza, con il 9,7% delle donne che riportano di aver subito molestie. In netto contrasto, il Nord-ovest registra il tasso più elevato, con il 14,9%.
Il Piemonte, in particolare, emerge come la regione con la situazione più critica, con un preoccupante 20,3% di donne vittime di molestie sul lavoro. Seguono l’Umbria con il 16,0%, la Sicilia con il 15,8%, la Campania con il 15,7% e il Lazio con il 15,1%.
Anche tra gli uomini, sebbene in misura minore, si osservano differenze regionali: il Centro Italia riporta un’incidenza del 3,7%, influenzata significativamente dal dato del Lazio, dove il 5,3% degli uomini ha subito molestie.
Chi sono le vittime
Le vittime di molestie sessuali sul lavoro rappresentano un gruppo diversificato, caratterizzato da una varietà di esperienze e contesti lavorativi. In Italia, le donne sono la categoria più colpita: il 13,5% delle donne tra i 15 e i 70 anni ha subito molestie sul lavoro nel corso della propria vita, con un picco del 21,2% nella fascia di età più giovane, tra i 15 e i 24 anni. Questi numeri sottolineano come le donne, soprattutto le giovani appena entrate nel mondo del lavoro, siano particolarmente vulnerabili a comportamenti inappropriati e abusi di potere.
Tuttavia, gli uomini non sono immuni a questo fenomeno. Il 2,4% degli uomini italiani tra i 15 e i 70 anni ha dichiarato di aver subito molestie sessuali sul lavoro, con una prevalenza leggermente più alta tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni (4,8%). Sebbene in misura minore rispetto alle donne, questi dati mettono in luce come anche gli uomini possano essere soggetti a molestie, spesso da parte di altri uomini.
Le caratteristiche delle vittime possono variare significativamente anche in base alla posizione professionale e alla formazione. Le donne che occupano posizioni apicali o che hanno un livello di istruzione elevato sono più esposte al rischio di subire molestie, sia di natura sessuale che non sessuale. Per gli uomini, le molestie sono più frequenti tra coloro che lavorano in posizioni apicali o che gestiscono la propria attività.
La differenza di genere è evidente anche nella percezione della gravità degli episodi subiti: le donne tendono a considerare più gravi gli eventi rispetto agli uomini. Questo divario nella percezione può influenzare il modo in cui le vittime decidono di reagire e se cercano o meno sostegno da parte delle istituzioni o delle forze dell’ordine.
Le molestie sessuali non si limitano agli spazi tradizionali del lavoro ma si estendono anche al di fuori di essi, trovando nuovi “terreni di caccia” nel mondo digitale. Il 6,4% delle donne e il 2,7% degli uomini ha riportato di aver subito molestie sessuali al di fuori del contesto lavorativo, spesso attraverso l’uso di tecnologie digitali. Messaggi e-mail indesiderati, chat sui social media, e altre forme di comunicazione digitale possono facilmente trasformarsi in strumenti per comportamenti molesti e inappropriati.
La reazione delle vittime: paura e silenzio
Nonostante la gravità e la diffusione del fenomeno, la denuncia delle molestie sessuali è ancora rara. Solo una piccola percentuale delle vittime, il 2,3% delle donne, ha contattato le forze dell’ordine per denunciare il proprio caso, mentre un altro 2,1% ha preferito rivolgersi ad altre istituzioni ufficiali: numeri che indicano una tendenza alla sotto-dichiarazione delle molestie, spesso dovuta alla paura delle ripercussioni sul posto di lavoro, al timore di non essere credute o alla mancanza di fiducia nel sistema giuridico.
Le vittime preferiscono confidarsi con amici e familiari piuttosto che rivolgersi alle autorità, segno di una sfiducia diffusa nel sistema di giustizia e nella capacità delle istituzioni di fornire supporto adeguato. Sul posto di lavoro, le donne si rivolgono principalmente ai colleghi (16,3%) e al datore di lavoro o al superiore (14,9%). Gli uomini seguono un pattern simile, parlando con i colleghi (14,8%) e con i superiori (8,8%).
È significativo notare anche che una percentuale rilevante di vittime, il 24,8% delle donne, decide di non parlare con nessuno delle molestie subite, riflettendo il senso di isolamento e la difficoltà nel confrontarsi con un’esperienza così traumatica. Questo fenomeno sottolinea l’importanza di migliorare la sensibilizzazione e l’educazione riguardo alle molestie sessuali sul lavoro, promuovendo una cultura aziendale che incoraggi il rispetto reciproco e l’emancipazione delle vittime.
L’atteggiamento delle vittime nei confronti delle molestie subite può anche variare in base alla percezione della gravità degli episodi. Le donne, in particolare, tendono a percepire gli eventi come molto gravi nel 56,4% dei casi, rispetto al 45,5% degli uomini.
Le misure normative
In risposta alla crescente preoccupazione per le molestie sessuali sul lavoro, sia l’Italia che l’Europa hanno adottato una serie di leggi e convenzioni per affrontare e prevenire il fenomeno. A livello europeo, la Direttiva 2006/54/CE è una pietra miliare nella lotta contro le molestie sessuali. Questa direttiva definisce le molestie come “qualsiasi forma di comportamento indesiderato, verbale, non verbale o fisico, di natura sessuale, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona”. Essa obbliga gli Stati membri a monitorare il fenomeno e ad adottare misure concrete per prevenirlo e contrastarlo.
E ancora, la nuova direttiva dal Consiglio dell’Unione europea, adottata il 7 maggio, che rappresenta un passo significativo nella lotta contro la violenza di genere e le molestie. Configurando come reato lo stalking online, le molestie online e l’istigazione alla violenza o all’odio online, questa direttiva mira a proteggere le vittime e a garantire che i responsabili siano severamente puniti.
In Italia, la ratifica della Convenzione n.190 dell’International Labour Organization (ILO) con la Legge n.4 del 15 gennaio 2021 rappresenta un passo significativo. La Convenzione ILO richiede l’adozione di politiche integrate per prevenire e contrastare la violenza e le molestie nel mondo del lavoro, promuovendo un ambiente sicuro e rispettoso per tutti i lavoratori. Queste norme, sebbene fondamentali, necessitano di un’implementazione efficace e di un monitoraggio continuo per garantire che le vittime di molestie sessuali possano ottenere giustizia e che i luoghi di lavoro diventino realmente sicuri e inclusivi.
Tuttavia, i dati dell’Istat indicano che c’è ancora molto da fare per proteggere le persone dalle molestie sessuali sul lavoro e al di fuori di esso. Le politiche devono essere accompagnate da misure concrete come la formazione obbligatoria sul rispetto e l’inclusività, la creazione di canali di denuncia sicuri e anonimi, e l’introduzione di sanzioni severe per i molestatori.