L’inquinamento aumenta il rischio di tumore ai polmoni soprattutto nelle donne che non fumano

Uno studio canadese trova una relazione imprevista
4 Ottobre 2024
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Donna con mascherina per l'inquinamento
Donna che indossa una mascherina per l'inquinamento_Canva

L’inquinamento atmosferico potrebbe aumentare il rischio di tumore ai polmoni soprattutto le donne che non hanno mai fumato. Nessun refuso, nessuno errore di battitura. Uno studio presentato al Congresso Mondiale sul Cancro ai Polmoni 2024, organizzato dalla International Association for the Study of Lung Cancer (Iaslc), ha dimostrato che l’esposizione prolungata a particolato atmosferico fine (Pm2.5) potrebbe aumentare significativamente il rischio di carcinoma polmonare in queste donne, specialmente quelle che hanno subito mutazioni del gene EGFR e a cui viene diagnosticato uno stadio avanzato del tumore.

I dettagli dello studio canadese

Lo studio, condotto dal British Columbia Cancer Research Institute di Vancouver, ha raccolto dati da pazienti con diagnosi di carcinoma polmonare che non avevano mai fumato. I ricercatori hanno esaminato l’influenza del luogo di residenza sui livelli di inquinamento atmosferico dal 1996 in poi. I risultati hanno rivelato una connessione evidente tra alti livelli di inquinamento da Pm2.5 e lo sviluppo del carcinoma polmonare nelle donne, mentre negli uomini non sono emerse evidenze simili. Questa tendenza è particolarmente marcata per le pazienti con una mutazione del gene EGFR, che rappresenta uno dei fattori di predisposizione principali.

Tumori al polmone nei non fumatori: le cause

In Italia, si registrano circa 44.000 nuovi casi di tumore ai polmoni all’anno, di cui il 20% riguarda persone che non hanno mai fumato (circa 8.800 diagnosi annuali), prevalentemente donne. Il fatto che il restante 80% si verifichi tra i fumatori ricorda quanto sia importante avere abitudini che possano ridurre le probabilità di malattie, fermo restando che il tumore può colpire chiunque.

L’aria inquinata non è l’unico fattore che aumenta il rischio di tumore polmonare per i non fumatori: anche l’esposizione al radon, all’asbesto e a metalli pesanti come cromo e arsenico aumentano le probabilità di tumore in questi soggetti, come sottolinea la Professoressa Silvia Novello, responsabile dell’oncologia polmonare all’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano e presidente dell’associazione WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe).

L’impatto dell’inquinamento sulla salute

L’inquinamento atmosferico è ormai considerato un fattore cancerogeno certo dall’International Agency for Research on Cancer (Iarc), agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal 2013. Tra i tumori più frequenti correlati all’inquinamento c’è il cancro ai polmoni ma gli studi recenti evidenziano il collegamento anche con patologie respiratorie croniche come la bronchite

Il nuovo filone di ricerca, di cui fa parte lo studio canadese, punta a delineare meglio i fattori di rischio oncologici legati all’inquinamento, andando oltre i noti effetti del tabagismo. Anche il radon, un gas radioattivo prodotto dal decadimento dell’uranio nel suolo e nell’acqua, è al centro di ricerche approfondite per il suo ruolo nella genesi del cancro ai polmoni. Al momento è in corso uno studio europeo che mira a descrivere meglio il possibile impatto oncologico di questo gas.

La situazione in Ue

L’inquinamento atmosferico continua ad essere la prima causa ambientale di morte prematura nell’Ue, con circa 300.000 morti all’anno, che salgono a 400.000 secondo alcune stime.
La situazione è particolarmente grave nel nostro anche a causa dell’elevatissima presenza di auto. L’Italia è il Paese dell’Ue con il più alto numero di auto rispetto agli abitanti. Non a caso, a marzo scorso la Commissione europea ha inviato una lettera formale di messa in mora all’Italia , evidenziando la persistente mancata conformità del Paese alla sentenza della Corte di Giustizia del 10 novembre 2020.

Sul tema l’Ue ha deciso di intervenire con la direttiva europea sulla qualità dell’aria per aggiornarne gli standard e le regole.

Una delle novità più grandi proposta dalla Commissione e accolta dall’Europarlamento riguarda il principio del “chi inquina paga”. In caso di violazione delle nuove norme nazionali di applicazione della direttiva, sia essa “commessa intenzionalmente o per negligenza delle autorità competenti”, si prevede che i cittadini possano intraprendere azioni legali e ricevere un risarcimento se la loro salute è stata danneggiata.

Non solo: la direttiva obbliga gli Stati membri a trovare un modo affinché le norme e le procedure nazionali relative alle richieste di risarcimento siano concepite e applicate “in modo da non rendere impossibile o eccessivamente difficile l’esercizio del diritto al risarcimento dei danni”.
Vengono anche aumentati i punti di campionamento e ristretti i limiti.

Per approfondire: Limiti più stringenti e risarcimento per i cittadini, ok del Parlamento Ue alla direttiva sulla qualità dell’aria

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