Fifa finanzia il primo studio sugli infortuni nel calcio femminile: lesioni al legamento crociato da 2 a 6 volte più probabili

La Fifa finanzia uno studio pionieristico sugli infortuni al legamento crociato anteriore nel calcio femminile, dando dignità alle specifiche caratteristiche fisiche e biologiche delle calciatrici
20 Maggio 2025
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Infortunio Calcio Femminile Canva
Calciatrice infortunata

Ci è voluto tempo, ma alla fine il primo studio sugli infortuni delle donne nel calcio femminile sta arrivando. La Fifa ha annunciato il finanziamento del progetto, che sarà condotto presso Kingston University di Londra, prenderà il via il prossimo mese (giugno 2025) e durerà un anno intero.

Lo studio coinvolgerà calciatrici di club londinesi come Chelsea e Fulham, insieme a giocatrici di livello amatoriale, e rappresenta un passo fondamentale verso una maggiore comprensione delle specificità del corpo femminile nello sport professionistico. Lo studio dà al calcio femminile la dignità che merita, facendo uscire il lavoro delle atlete dalla noncuranza attuale, che è frutto e causa di una silenziosa discriminazione.

La federazione mondiale del calcio è preoccupata soprattutto dagli infortuni ai legamenti. I dati sono allarmanti: le calciatrici hanno una probabilità da due a sei volte maggiore di subire lesioni al legamento crociato anteriore (Lca) rispetto ai colleghi maschi.

Adesso, per la prima volta, un organismo internazionale come la Fifa investirà significative risorse economiche per studiare da vicino gli infortuni delle calciatrici, riconoscendo che le diverse caratteristiche fisiologiche e biomeccaniche richiedono approcci specifici. In particolare, lo studio indagherà la correlazione tra i cambiamenti ormonali durante il ciclo mestruale e l’incidenza degli infortuni al legamento crociato anteriore (Lca) nel calcio femminile.

Perché le calciatrici si infortunano più gravemente

Simon Augustus, docente di biomeccanica presso la Kingston University e tra i responsabili dello studio, ha dichiarato: “Vogliamo esaminare se le atlete possono essere più predisposte agli infortuni a causa delle differenze funzionali in termini di anatomia e fisiologia durante il ciclo mestruale. Sappiamo che gli ormoni fluttuano durante le diverse fasi del ciclo, ma non conosciamo ancora quanto questo possa influire sul rischio di infortunio”.

Lo studio della Fifa si inserisce in un contesto scientifico che ha già evidenziato importanti differenze di genere nell’incidenza e nella tipologia degli infortuni sportivi. Sebbene gli uomini tendano a infortunarsi più frequentemente, le donne tendono a subire infortuni più gravi.

Le ragioni di queste differenze sono diverse:

  1. Fattori anatomici: le donne hanno un bacino più largo e un maggiore valgismo del ginocchio. Questa conformazione creaun angolo che rende l’articolazione particolarmente vulnerabile a certi tipi di infortuni;
  2. Fattori neuromuscolari: le atlete sviluppano generalmente una minor forza muscolare e impiegano più tempo per generarla, elementi che possono influire sulla stabilità articolare durante movimenti rapidi e cambi di direzione;
  1. Fattori ormonali: le fluttuazioni ormonali durante il ciclo mestruale possono influenzare la lassità legamentosa e ridurre le informazioni propriocettive, aumentando il rischio di infortuni in determinati periodi.

Anche i traumi cranici mostrano un’incidenza maggiore tra le atlete, con sintomi spesso più invalidanti rispetto ai colleghi maschi.

Uno studio prospettico condotto dalla Uefa su 1527 infortuni in quattro stagioni consecutive (2018/2019-2021/2022) ha rivelato che una squadra femminile d’élite può aspettarsi circa 35 infortuni con perdita di tempo per stagione. Mentre gli infortuni muscolari alla coscia (hamstring e quadricipiti) sono i più frequenti, le lesioni al Lca hanno il maggiore impatto in termini di giorni di assenza, con una mediana di 292 giorni persi.

Lo studio della Kingston University

Lo studio della Kingston University adotterà un approccio multidisciplinare. Le partecipanti saranno sottoposte a regolari analisi del sangue per monitorare i livelli ormonali, in particolare estrogeni e progesterone, durante tutto il ciclo mestruale. Questi dati verranno poi incrociati con valutazioni delle prestazioni fisiche per identificare eventuali correlazioni.

Uno studio recente ha provato che, durante l’allattamento, le donne “attivano” un ormone speciale, chiamato Ccn3, che permette alle loro ossa di mantenersi robuste nonostante il calcio (questa volta inteso come elemento chimico, non come sport) sottratto per produrre latte.

Per approfondire: Scoperto ormone rafforza-ossa: segreto delle mamme che allattano e speranza contro l’osteoporosi

Tornando allo studio finanziato dalla Fifa, i ricercatori analizzeranno anche gli scenari più comuni che portano alle lesioni del Lca, come i rapidi cambi di direzione e gli atterraggi dopo colpi di testa, per determinare se esiste una relazione con le fluttuazioni ormonali. L’obiettivo è virtuoso e rappresenta uno storico passo avanti per il calcio femminile: sviluppare protocolli di prevenzione personalizzati che tengano conto delle specificità fisiologiche femminili.

“Sappiamo che alcuni infortuni sono inevitabili, ma vogliamo aiutare le atlete a ridurre il loro impatto”, spiega Augustus. “Quelli sono i casi in cui potremmo avere la possibilità di intervenire e prevenire che si verifichino, utilizzando l’allenamento della forza o perfezionando la tecnica”.

Dal calcio femminile a una società più equa

Questo studio rappresenta un importante passo avanti verso una concezione più ampia di sostenibilità nel mondo dello sport, che includa non solo aspetti ambientali ed economici, ma anche la dimensione sociale e di genere. La tutela della salute delle atlete è una questione di equità e responsabilità sociale. Molte di loro, non godendo della stessa notorietà dei colleghi maschi, a fine carriera devono reinventarsi pur senza avere accumulato enormi capitali. Lo ha fatto capire bene la calciatrice del Como Women, Alia Guagni, che salutato il calcio con il cv stampato sulla maglietta in pieno stile “open to work”.

Allo stesso tempo, il calcio femminile, come sottolineato dalla Figc, è associato dai tifosi a “valori fortemente positivi” e può giocare “un ruolo unico nel panorama sportivo”. Questo potenziale trasformativo è stato riconosciuto anche dalla Uefa, che ha recentemente introdotto una nuova iniziativa incentrata sulla sensibilizzazione e la prevenzione delle lesioni al Lca, con l’obiettivo di pubblicare linee guida ufficiali sulla prevenzione e gestione di questi infortuni.

Come ha affermato il responsabile medico dell’organizzazione europea del calcio, Zoran Bahtijarevic: “Affrontare il problema della frequenza delle lesioni al crociato anteriore nel calcio femminile è fondamentale per il benessere delle atlete e per il progresso di questo sport”.

Un investimento sul futuro del calcio femminile

Investendo oggi, la Fifa compie un passo fondamentale per garantire la sostenibilità a lungo termine del calcio femminile. Comprendere e prevenire gli infortuni significa proteggere il capitale umano di questo sport in rapida crescita, permettendo alle calciatrici di esprimere pienamente il loro potenziale atletico.

Questo studio dà rilevanza sociale a una categoria poco considerata dalla società e dalle istituzioni. Lo studio sugli infortuni del calcio femminile non riguarda solo le calciatrici perché, come ricorda il Segretario Nazionale della Figc per il Settore Giovanile e Scolastico, “Il calcio è molto più di un gioco; è un veicolo di cambiamento sociale”.

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