Il mondo del lavoro è in continua evoluzione, con nuovi scenari emergenti grazie all’ingresso delle giovani generazioni nelle aziende. Le nuove leve, in particolare la Generazione Z, stanno portando con sé innovazione, freschezza e nuove prospettive. Tuttavia, questa diversità di visioni e approcci rispetto alle generazioni precedenti – Gen X (nati tra il 1965 e il 1980) e Millennials (tra gli inizi degli anni ’80 e la metà degli anni ’90) – ha dato vita a un divario generazionale che sta influenzando profondamente le dinamiche aziendali.
E secondo un recente sondaggio, più della metà degli Hr Manager non riescono a relazionarsi con i più giovani.
La sfida del gap generazionale
L’interazione tra diverse generazioni sul posto di lavoro non è mai stata così complessa. Non si tratta solo di una questione di età, ma di valori, aspettative e modi di fare che non sempre si allineano. In particolare, le differenze nei bisogni e nelle modalità di lavoro tra la Gen Z e le generazioni più “mature” hanno fatto emergere sfide comunicative e ostacoli alla collaborazione.
Secondo un’indagine condotta da Reverse, una società internazionale di headhunting e risorse umane, il 57% degli Hr Manager ha dichiarato di percepire un’importante difficoltà nella comunicazione con la Gen Z. La causa principale di questa difficoltà risiede nelle aspettative contrastanti rispetto al lavoro, nei diversi modi espressivi e nei valori professionali che non coincidono, soprattutto con quelli della Gen X.
La Gen Z e la sua visione del lavoro
La Generazione Z, che si distingue per la sua attenzione verso l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, ha una visione più fluida e flessibile del lavoro rispetto alle generazioni precedenti. In cima alla lista delle sue priorità ci sono: l’equilibrio tra vita privata e lavoro, la retribuzione adeguata e la possibilità di crescita professionale.
La stabilità lavorativa, d’altra parte, sembra avere un’importanza secondaria per loro, contrariamente a ciò che emergeva nelle preferenze della Gen X e dei Millennials, che tendono a dare più valore alla stabilità e alla carriera nel lungo periodo.
Questa visione è spesso interpretata in modo erroneo come indifferenza o procrastinazione, mentre in realtà è il risultato di un panorama lavorativo in continua trasformazione. La scarsità di opportunità professionali di qualità e i salari non all’altezza del costo della vita hanno contribuito a creare una generazione di giovani che si sente demotivata e disillusa riguardo al proprio ruolo nelle aziende.
Le aziende rispondono: l’indagine
L’indagine condotta da Reverse offre uno spunto interessante su come le aziende stiano cercando di adattarsi a queste nuove esigenze generazionali. Nonostante la difficoltà di gestire una forza lavoro multigenerazionale, i risultati mostrano un’attenzione crescente da parte degli Hr Manager per migliorare la comunicazione intergenerazionale.
Il 75% degli intervistati ritiene fondamentale adattare il proprio stile comunicativo alle diverse generazioni, mentre il 48% ha implementato, negli ultimi due anni, strumenti tecnologici per facilitare la comunicazione e la collaborazione tra team di diverse età. Le piattaforme di collaborazione come Slack e Microsoft Teams sono considerate tra gli strumenti più efficaci per facilitare la collaborazione, mentre i sistemi di feedback continuo come 15Five, Lattice e BambooHr stanno guadagnando terreno come strumenti di monitoraggio delle performance e di miglioramento delle relazioni.
Le priorità per una gestione intergenerazionale efficace
La survey di Reverse ha messo in luce anche le aree dove le aziende sentono l’urgenza di adattarsi. Le principali aree di intervento sono:
- Politiche di lavoro flessibile (70%)
- Pianificazione della carriera (59%)
- Formazione continua (40%)
- Iniziative di team building (35%)
- Progetti di innovazione e tecnologia (33%)
Per rispondere a queste esigenze, molte aziende stanno implementando pratiche come la creazione di team misti con membri di età diverse (42,6%), programmi di mentorship tra giovani e senior (26,6%) e corsi di formazione mirati sulla comunicazione intergenerazionale (13%).
Benefici e risultati tangibili
Gli Hr Manager che hanno adottato strategie di integrazione tra generazioni segnalano miglioramenti significativi in diversi ambiti, tra cui:
- Maggiore collaborazione tra i dipendenti
- Coinvolgimento e motivazione aumentati
- Comunicazione migliorata
- Riduzione dei conflitti intergenerazionali
Inoltre, il 60% degli intervistati ritiene che le nuove professioni e modalità di lavoro favoriranno l’innovazione e l’apprendimento reciproco, creando un ambiente più dinamico e inclusivo.
La sfida e le opportunità per l’Hr
La sfida di gestire un ambiente lavorativo multigenerazionale è significativa, ma non impossibile. Le aziende che riescono a navigare con successo questo “gap” possono trarre enormi vantaggi dalla diversità di pensiero, dalle diverse esperienze e dalla capacità di adattarsi a modelli di lavoro innovativi.
Alessandro Raguseo, Ceo e Co-Founder di Reverse, ha commentato: “Un’unica azienda è formata da più persone. E ogni persona appartiene a una specifica generazione con i suoi valori, le sue aspettative, i suoi metodi di comunicazione. Ecco cosa si trova tra le mani l’Hr Manager di oggi: una realtà multiforme che richiede strategie di comunicazione, Talent Attraction ed Employer Branding mirate. La cattiva notizia? Non è semplice dirigere questa “orchestra”. Quella buona? È una delle prove più appassionanti che possano esistere e l’Hr sta già portando un altissimo valore in questo senso, prendendo consapevolezza della tematica e attrezzandosi per vincere la sfida”.
Il gap generazionale nelle aziende è quindi una realtà innegabile, ma può essere superato attraverso politiche di inclusione, formazione continua e l’adozione di strumenti tecnologici adatti a facilitare la collaborazione tra generazioni diverse. Le aziende sapranno cogliere questa opportunità, creando ambienti di lavoro più inclusivi e dinamici, ma soprattutto competitivi?