AirPods, la traduzione in tempo reale è arrivata in Italia: quale futuro per gli interpreti?

La funzione Live Translation e le ricadute sui mediatori linguistici
7 Novembre 2025
2 minuti di lettura
AirPods Traduzione Live Ipa Ftg
AirPods, immagine d'archivio (Ipa/Ftg)

Da dicembre 2025 la traduzione in tempo reale degli AirPods sarà disponibile anche in Italia, dopo mesi di attesa legata alle normative europee sul Digital Markets Act. La funzione Live Translation permette a due persone che parlano lingue diverse di conversare faccia a faccia, ricevendo la traduzione automatica direttamente negli auricolari.

Ma mentre Apple celebra l’arrivo della tecnologia nell’Unione Europea, gli interpreti professionisti si moltiplicano gli interrogativi sul futuro della professione.​

Come funziona la traduzione degli AirPods

Il sistema è disponibile su AirPods Pro 3, AirPods Pro 2 e AirPods 4 con cancellazione attiva del rumore, purché abbinati a un iPhone compatibile con Apple Intelligence: dalla gamma 15 Pro in poi. Il processo di traduzione avviene interamente sull’iPhone, non negli auricolari stessi. Le lingue supportate includono italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese, giapponese, coreano e cinese mandarino.​

Per avviare una sessione basta premere a lungo gli steli di entrambi gli auricolari, scegliere le due lingue della conversazione e scaricare i pacchetti linguistici offline. La traduzione funziona anche senza connessione di rete, con i file gestiti localmente da Apple Intelligence. Durante la conversazione, il volume della voce originale viene automaticamente abbassato mentre si ascolta la traduzione, proprio come nei documentari con doppiaggio leggero.​

I limiti tecnici della traduzione automatica

La tecnologia ha però dei limiti, almeno per ora:

  • la distanza tra gli interlocutori dovrebbe rimanere quella di una normale conversazione, circa 2-3 metri, affinché i microfoni possano catturare l’audio in modo ottimale;
  • Se il rumore di fondo è eccessivo, l’app avvisa che la traduzione potrebbe non funzionare correttamente;
  • Corollario del secondo punto: è ideale che nell’ambiente ci siano solo i due interlocutori e non tante persone che parlano simultaneamente.

Ci sono anche dei limiti meno tecnici, che, però, non possono essere ignorati. I sistemi di traduzione automatica, per quanto evoluti, non riescono a cogliere le sfumature culturali e l’intento comunicativo che rendono viva la comunicazione umana. L’intelligenza artificiale ignora i codici paralinguistici come la gestualità o le espressioni non verbali, spesso determinanti per una comprensione piena del messaggio. La mancanza di consapevolezza del contesto rappresenta uno dei principali problemi: la traduzione automatica può produrre risultati inesatti o culturalmente inappropriati, soprattutto nelle conversazioni che presentano termini specialistici. Nei settori dell’ingegneria, della medicina e del diritto, anche i più piccoli errori possono avere gravi ripercussioni.​

Un esempio concreto riguarda le espressioni idiomatiche. Tradurre letteralmente “stare con le mani in mano” con un sistema automatico porta a risultati non solo errati, ma culturalmente fuorvianti. La traduzione automatica potrebbe restituire comunicazioni offensive o inadatte.

Il futuro degli interpreti professionisti

La professione del mediatore linguistico, del traduttore e dell’interprete rientra tra i lavori che l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando.​

Tuttavia, la mediazione linguistica non è una mera traduzione di parole, ma un trasferimento di significati, visioni del mondo e universi culturali. Un’attività che implica responsabilità e richiede formazione continua e specialistica.​

Come per tanti altri settori, la diffusione dell’Ai impone una ridefinizione della figura professionale del mediatore, non la sua eliminazione. L’intelligenza artificiale può diventare un alleato strategico: un supporto nella fase di pre-traduzione, un ausilio nella ricerca di termini specifici o nella coerenza stilistica. Il compito del mediatore linguistico è guidare la tecnologia, non subirla.​

Le nuove competenze richieste

Con queste premesse, le competenze richieste mediatore linguistico cambieranno.

Oltre alla padronanza delle lingue, serviranno conoscenze verticali sui microlinguaggi di settore, sensibilità interculturale e consapevolezza delle implicazioni etiche del proprio operato. La globalizzazione, la mobilità internazionale e la crescente complessità degli scambi linguistici metteranno sempre più in luce la centralità di figure capaci di fare da tramite tra lingue e culture.​ Ancora una volta come negli altri settori, a rischio “estinzione lavorativa” non c’è la figura del mediatore linguistico tout court, bensì coloro i mediatori linguistici meno bravi.

Le università dovranno formare figure ibride, capaci di integrare strumenti tecnologici, riflessione etica e competenze operative multisettoriali. È necessario preparare professionisti in grado non solo di usare l’intelligenza artificiale, ma anche di guidarla, interpretarla e darle un senso umano.

Da ultimo, va sottolineato che la traduzione in tempo reale sugli AirPods non solo rappresenta un passo avanti nell’accessibilità linguistica quotidiana, ma apre a nuovi scenari lavorativi e turistici finora preclusi dalle barriere linguistiche.

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