Il Piemonte si sta muovendo con decisione verso l’uso dell’intelligenza artificiale per affrontare una delle problematiche più sentite nel sistema sanitario regionale: le liste d’attesa.
La Regione ha avviato una serie di iniziative innovative, culminate lunedì 23 settembre in un “Ai Hackathon”, un evento che ha coinvolto aziende, università e startup con l’obiettivo di trovare soluzioni per ottimizzare il Centro Unico di Prenotazioni (Cup) e, di conseguenza, ridurre i tempi d’attesa per i pazienti.
L’Ai per ridurre le liste d’attesa
La chiave del progetto è utilizzare l’intelligenza artificiale per rendere più efficiente la gestione delle prenotazioni sanitarie e creare una sanità più accessibile. Un esempio concreto è l’introduzione di cartelle digitali personalizzate per ogni paziente, che consentirebbero una gestione più rapida e precisa delle informazioni sanitarie. Questa misura rappresenta un passo avanti verso una sanità più moderna e interconnessa, in grado di rispondere più rapidamente ai bisogni della popolazione.
Il progetto, coordinato da “Azienda Zero”, sarà realizzato in più fasi. Tra i punti centrali c’è la creazione di un “motore pensante” per il Cup, che sfrutterà l’Ai per elaborare e smistare le richieste in modo più efficiente, aumentando la velocità del sistema. A questo si aggiungeranno nuovi strumenti, come un sistema di call center potenziato e una revisione dell’infrastruttura IT del sistema di prenotazioni, con l’obiettivo di snellire l’intero processo e ridurre i tempi di attesa per visite e trattamenti.
Il presidente di AI4Industry, Fabio Pammolli, e l’agenzia AGENAS stanno collaborando per la creazione di una piattaforma nazionale delle liste d’attesa, che integrerà le tecnologie più avanzate per rendere più efficiente il sistema su scala nazionale, non solo regionale. Questa sinergia tra pubblico e privato è un esempio di come la tecnologia possa essere messa al servizio della sanità, per migliorare la qualità delle cure e ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari.
Per approfondire: L’intelligenza artificiale potrà attenuare gli effetti della crisi demografica: ecco come
La carenza di personale nel Ssn
La carenza di personale nel sistema sanitario italiano è una delle emergenze italiane, aggravata dalla pandemia e dai pensionamenti programmati. Secondo dati ufficiali, tra il 2020 e il 2024 si prevede che circa 35.129 medici e 58.339 infermieri andranno in pensione. Questo creerà un saldo negativo, rispettivamente, di 8.299 medici e 10.054 infermieri, a causa dell’insufficienza di nuovi laureati e specializzati rispetto alle necessità del Sistema Sanitario Nazionale (Ssn).
Alla base di questa carenza c’è un fenomeno comunemente definito ‘imbuto formativo’, ovvero il numero di posti disponibili per la formazione specialistica è significativamente inferiore rispetto al fabbisogno del sistema sanitario.
Le conseguenze di questa carenza sono gravi. Ad esempio, il rapporto infermieri-pazienti in ospedale dovrebbe essere di 1 a 6, ma in molte strutture si arriva a una media di 1 a 11, con punte di 1 a 18 in alcune regioni. Questo rapporto è ben al di sotto degli standard internazionali e influisce negativamente sulla qualità dell’assistenza offerta. Allo stesso tempo, il rapporto tra infermieri e medici si attesta in Italia a 1,4 a 1, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un rapporto di 3 a 1.
Durante la pandemia, sono stati assunti 53.000 professionisti con contratti temporanei, ma ad oggi la stabilizzazione di questo personale è fondamentale per garantire la tenuta del sistema sanitario. La stabilizzazione dei medici e degli infermieri assunti durante l’emergenza è ritenuta cruciale per evitare un ulteriore peggioramento della situazione.
Bisogna inoltre considerare la crisi demografica che ha un effetto doppiamente deleterio per il Ssn: da una parte diminuiscono i giovani, e quindi i nuovi o futuri medici e infermieri, dall’altra la popolazione è sempre più anziana e quindi bisognosa di cure. Dati Istat alla mano, nel 2023 si contano 193,1 persone con almeno 65 anni ogni 100 giovani con meno di 15 anni. In pratica, la popolazione anziana è quasi il doppio di quella giovane.
Il Ministero della Salute conferma che la carenza di personale sanitario è una questione prioritaria e richiede interventi urgenti sia sul piano formativo che organizzativo, per poter garantire standard di assistenza adeguati nei prossimi anni.