Con l’estate che bussa alle porte, anche la scelta della borsa da spiaggia può raccontare una storia: quella della sostenibilità intrecciata al design. Alcune mostrano cuciture robuste, segni di sale e numeri sbiaditi; altre brillano con simboli nautici, loghi di regate leggendarie o frammenti d’ancora. A prima vista sembrano semplici accessori di stile. Poi le tocchi, e scopri che custodiscono viaggi: leggere come la tela, ma forti come onde d’oceano.
Sono nate da vele dismesse — tessuti tecnici che un tempo sfidavano il vento e ora rinascono in borse uniche e accessori. Dietro ogni esemplare c’è artigianato, ingegno e l’eco di una traversata: un nuovo modo di pensare la moda, tra eleganza e circolarità.
Vele riciclate: progetti di design e sostenibilità
Il riutilizzo delle vele da barca come pratica di economia circolare risponde ad un dato e ad un’esigenza: ogni anno vengono dismesse migliaia di vele in tutto il mondo, molte delle quali realizzate in materiali sintetici come Dacron, Kevlar o laminati compositi, difficili da smaltire e non biodegradabili. Si stima che oltre il 95% delle vele dismesse finisca ancora in discarica o venga incenerito.
Tuttavia, alcune iniziative stanno cercando di invertire questa tendenza. Una di queste è Sea Bags che ha riciclato oltre 800 tonnellate di vele dal 1999, con una media di circa 8.000 vele recuperate ogni anno. Ma non è la sola. Altri progetti virtuosi, infatti, vedono le vele protagoniste, come ReSail by Clean Sailors, attiva in 11 Paesi, ha avviato collaborazioni con oltre 40 partner per trasformare vele usate in borse, rifugi temporanei e accessori. Il progetto ha anche contribuito a fornire materiali per l’emergenza umanitaria dopo gli incendi a Maui nel 2023. Nel Regno Unito, il progetto Sustainable Extricko ha raccolto quasi 200 chili di vele in un solo weekend durante il Rya Dinghy Show 2025, evento velico e di sport acquatici, promuovendo la creazione di punti di raccolta nei circoli velici.
E anche l’Italia non è da meno. Uno tra i più virtuosi progetti è quello di Ri-Velami, iniziativa che nasce dall’unione di due mondi: l’architettura e la vela. Silvia Ronchi, architetto milanese con una grande passione per la manualità, e Dario Noseda, velista e navigatore. I due hanno fondato il brand con un obiettivo chiaro: creare oggetti sostenibili che raccontino storie di mare e di rinascita. Ogni pezzo nasce dal recupero di vele dismesse, trasformate con cura artigianale in borse, accessori e complementi d’arredo unici, resistenti e funzionali.
Rivelami utilizza esclusivamente tessuti riciclati provenienti da vele usate, ognuna delle quali racconta una storia unica di mare. Le vele recuperate variano per tipo di materiale, destinazione d’uso e condizioni di vento, e ogni tipo di tessuto è scelto con cura per garantire qualità e durata ai prodotti. Ecco alcuni esempi:
- Vele da crociera: Queste vele, realizzate principalmente in Dacron (100% poliestere), sono morbide ma resistenti. Le utilizzano per la maggior parte delle borse e borsoni, che beneficiano della loro resistenza e durata nel tempo.
- Spinnaker e Gennaker: Realizzate in nylon, queste vele leggere di prua sono ideali per borse leggere come le mini duffle, la borsa mare Tellina, le shopper e le borse ripiegabili. Vengono anche utilizzate per le coperte, grazie alla loro leggerezza e versatilità.
- Vele da Maxy e Superyacht: Le vele laminate di queste imbarcazioni, realizzate con carbonio e kevlar, sono più rigide e ideali per la produzione di cestini (biancheria, scarpe, casa) e tovagliette americane. La loro struttura composita le rende particolarmente resistenti.
In sintesi, ogni vela, che sia morbida o rigida, leggera o resistente, viene selezionata con attenzione per creare articoli unici, funzionali e dal forte valore sostenibile.
Nuove vele da materiali riciclati
Oltre al riuso, il tema della circolarità nel settore è fondamentale. Cresce, infatti, anche la produzione di vele nuove con materiali riciclati. Alcuni produttori internazionali hanno introdotto linee di vele da crociera realizzate con fibre ottenute da rifiuti plastici. Queste vele, pur mantenendo prestazioni tecniche elevate, riducono l’impatto ambientale della produzione primaria.
Nel 2025, le tecnologie di riciclo avanzato, come il chemical recycling, stanno guadagnando terreno anche nel settore nautico. Si tratta del processo che scompone i rifiuti di plastica nei loro elementi chimici di base, che possono poi essere utilizzati per creare nuovi materiali, tra cui nuove plastiche. È considerata una tecnologia promettente per affrontare il problema dei rifiuti di plastica, in particolare quelli difficili da riciclare, e per creare un’economia circolare.
Regolamentazione e prospettive
In Europa, il nuovo regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (Ppwr) ha introdotto obiettivi di riciclabilità che, pur non riguardando direttamente il settore nautico, stanno influenzando l’intera filiera dei materiali tecnici. Alcuni produttori stanno già adattando i propri processi per includere una quota crescente di contenuto riciclato.
Il regolamento, entrato in vigore l’11 febbraio 2025, ha la sua data di applicazione entro 18 mesi. Le norme al suo interno mirano a ridurre al minimo le quantità di imballaggi e rifiuti prodotti, diminuendo nel contempo l’uso di materie prime primarie e favorendo la transizione verso un’economia circolare, sostenibile e competitiva. Il nuovo regolamento armonizza ulteriormente le misure nazionali, rafforzando il mercato interno, in particolare per quanto riguarda le materie prime secondarie, la produzione, il riciclaggio e il riutilizzo. Il suo scopo è:
• Prevenire e ridurre gli sprechi di imballaggio, anche attraverso maggiori sistemi di riutilizzo e ricarica.
• Entro il 2030, rendere tutti gli imballaggi immessi sul mercato dell’Ue riciclabili in modo economicamente sostenibile.
• Aumentare in modo sicuro l’uso di plastica riciclata negli imballaggi.
• Ridurre l’uso di materiali “vergini” negli imballaggi e avviare il settore verso la neutralità climatica entro il 2050.
Nel complesso, il riciclo delle vele rappresenta un segmento ancora di nicchia, ma in crescita. Le sfide principali restano la raccolta capillare, la separazione dei materiali compositi e la standardizzazione dei processi. Tuttavia, l’interesse da parte di consumatori, artigiani e produttori suggerisce che il ciclo di vita delle vele potrebbe allungarsi ben oltre il loro impiego in mare.