Le bottiglie di plastica cambiano ‘pelle’: dal primo gennaio 2025 dovranno contenere almeno il 25% di plastica riciclata. Lo prevede la ‘Direttiva Sup (Single Use Plastic)’, adottata dal Parlamento Europeo il 5 giugno 2019.
La Direttiva l’abbiamo già conosciuta, è la stessa del tappo che rimane attaccato alla bottiglia. Qualcuno forse ha ancora gli incubi, e molti ricorderanno che Salvini ne fece anche un tema da campagna elettorale per le elezioni europee di giugno, scatenando ilarità e molti meme sui social, ma stavolta non c’è da preoccuparsi.
L’ultima novità infatti non incide sulla praticità o sulle abitudini dei consumatori: quello che cambia è solo la composizione delle bottiglie, con lo scopo di ridurre l’impatto della plastica sull’ambiente.
L’impatto delle bottiglie sull’ambiente e sulla salute
Che è un impatto molto pesante: le bottiglie di plastica rappresentano una delle maggiori fonti di rifiuti che inquinano mari e oceani e se sono di plastica non biodegradabile impiegano dai 10 ai 30 anni per degradarsi in mare, con conseguenze gravi sia sugli ecosistemi sia sulla salute degli animali e nostra: quello che finisce in mare ce lo ritroviamo poi sulla tavola sotto forma di microplastiche.
Per dare un’idea del fenomeno, pensiamo che i 10 articoli di plastica monouso più comunemente trovati sulle spiagge europee, insieme agli attrezzi da pesca, costituiscono il 70% di tutti i rifiuti marini. Ridurli dunque deve essere per tutti una priorità.
La direttiva Sup, cosa cambia per produttori e consumatori?
E qui interviene la Direttiva Sup, che impone che le bottiglie in polietilene tereftalato (PET) con capacità fino a 3 litri siano fatte per almeno il 25% di plastica riciclata, calcolato come media per tutte le bottiglie in PET immesse sul mercato nel territorio dello Stato membro. Una percentuale che aumenterà al 30% a partire dal 2030.
La norma riguarda tutti i produttori, saranno loro a dover adeguarsi, ma qualcosa potrebbe cambiare anche per i consumatori: le bottiglie potrebbero avere una colorazione diversa, più scura o giallastra, ma secondo le aziende la qualità sarà la stessa. Il costo, tuttavia, potrebbe subite un leggero aumento.
La direttiva Sup mira a ridurre l’impatto ambientale dei prodotti monouso in plastica, con particolare attenzione alle bottiglie. Da una parte dunque fissa l’obiettivo di riciclare il 90% delle bottiglie di plastica monouso entro il 2029, passando per una quota intermedia del 77% entro il 2025. Dall’altra dispone l’uso di materiali meno impattanti, da cui la norma entrata in vigore lo scorso primo gennaio.
Il ministero dell’Ambiente: “Serve un’azione collettiva”
Anche i cittadini e consumatori possono fare la loro parte: il ministero dell’Ambiente invita tutti a “impegnarsi attivamente nella riduzione dell’utilizzo delle bottiglie di plastica, preferendo soluzioni riutilizzabili e sostenibili, e assicurandosi che la raccolta differenziata venga eseguita correttamente”, perché “solo con un’azione collettiva sarà possibile mitigare l’impatto ambientale di questi rifiuti”.
È ancora una volta un discorso di salute, sottolinea il ministero: oltre ai problemi legati all’inquinamento, le bottiglie di plastica sono comunemente realizzate in PET (polietilene tereftalato), un materiale che, se esposto al calore, può rilasciare microplastiche e sostanze potenzialmente nocive nel liquido contenuto.
Meglio, perciò, usare contenitori alternativi fatti in vetro o acciaio (borracce) o di bioplastiche (ad esempio il mais), queste ultime completamente compostabili e prive di plastificanti o BPA (bisfenolo A). In questo modo si riducono i rifiuti e la probabilità di bere sostanze nocive.