A qualche decina di metri dalla riva di Noli, in Liguria, nove cupole trasparenti si muovono lievemente seguendo la corrente. Dentro, cresce basilico. Sospeso nel mare, dentro bolle d’aria ancorate al fondale, coltivato senza terra né pesticidi. È il Nemo’s Garden, il primo esperimento di agricoltura subacquea al mondo.
Nato come sfida personale del genovese Sergio Gamberini, imprenditore e fondatore del gruppo Ocean Reef, specializzato in attrezzature subacquee, è oggi un progetto riconosciuto a livello internazionale. Dal 2012 a oggi, quell’intuizione – “vediamo se un seme può germogliare in fondo al mare” – è diventata un centro di ricerca applicata, sostenuto da partner come Siemens, con ambizioni industriali e una chiara impronta ambientale.
In un tempo in cui la Fao prevede che entro trent’anni servirà il 50% di cibo in più, il 45% di energia in più e il 30% di acqua in più per nutrire nove miliardi di persone, Nemo’s Garden rappresenta un esperimento reale e replicabile: sfruttare il 70% del pianeta coperto da oceani per produrre cibo in modo sostenibile.

Un laboratorio di agricoltura adattiva
Il complesso di Noli, costruito a circa cento metri dalla costa e a una profondità variabile tra i 5 e i 12 metri, è composto da biosfere di metacrilato trasparente, sfere gonfie d’aria ancorate al fondale da catene e viti in acciaio. Ogni cupola contiene circa 2.000 litri d’aria e ospita decine di piantine coltivate in idroponica, cioè senza suolo: le radici assorbono da una soluzione nutritiva l’acqua e i minerali necessari.
La struttura è semplice ma sofisticata. La temperatura del mare, stabile tra 16 e 22 gradi, mantiene costante il microclima interno. L’evaporazione dell’acqua salata crea condensa sulle pareti interne della biosfera, trasformandosi in acqua dolce per irrigare le piante. All’interno, il termometro segna tra 24 e 32 gradi, con un’umidità che sfiora il 90%. Nessun impianto di riscaldamento, nessun consumo energetico oltre ai pannelli solari della base costiera.
Ogni biosfera è dotata di sensori che monitorano temperatura, livelli di ossigeno e anidride carbonica, luminosità, stabilità. I dati vengono inviati in tempo reale alla torre di controllo sulla spiaggia e alla piattaforma digitale MindSphere di Siemens, dove algoritmi di automazione regolano in autonomia i parametri interni. Una rete di connessioni subacquee consente ai “sub-farmers”, i tecnici che operano sott’acqua, di comunicare tra loro e con la superficie. Tutto è tracciato, tutto è analizzabile.
Questa architettura chiusa riproduce un sistema auto-sostenibile: produce acqua dolce, mantiene una temperatura costante, isola le colture da parassiti e agenti esterni. Le biosfere generano circa 800 litri di acqua al giorno, con un consumo energetico inferiore del 25% rispetto a una serra convenzionale e una crescita delle piante più rapida del 10%. È un ciclo che si autoregola, imitando su scala ridotta i processi naturali dell’oceano.

“Uno degli obiettivi principali è verificare se un sistema come Nemo’s Garden possa contribuire a ridurre il consumo d’acqua in agricoltura”, spiega Luca Gamberini, co-fondatore del progetto. “Tutta l’evaporazione nel nostro impianto è naturale, e la demineralizzazione dell’acqua di mare avviene senza usare energia. In pratica, otteniamo acqua dolce sfruttando la temperatura stabile del mare e la condensa interna alle cupole. Non c’è dispersione di fertilizzanti, né rischio di inquinare suoli o falde”.
Quando la scienza incontra il mare
La pressione dell’acqua e la luce filtrata creano nel Nemo’s Garden condizioni che nessun laboratorio terrestre può replicare con la stessa continuità. A 10 metri di profondità, la pressione atmosferica è circa doppia rispetto a quella di superficie. L’effetto è misurabile: le piante crescono in uno stato di stress controllato, che stimola la produzione di composti di difesa come antiossidanti e oli essenziali.
Le analisi condotte con università italiane e centri di ricerca europei mostrano un incremento del 31,5% negli oli essenziali, del 13,3% nei polifenoli e oltre il 30% di attività antiossidante rispetto alle colture in serra tradizionale. Il basilico subacqueo è più intenso, le foglie di timo e menta più aromatiche. Un risultato che interessa non solo l’agroalimentare, ma anche la cosmetica e la farmaceutica, dove la concentrazione di principi attivi è cruciale.
L’assenza di parassiti, muffe e funghi del suolo permette inoltre di eliminare pesticidi e disinfestanti. L’acqua riciclata all’interno della biosfera non rilascia sostanze in mare, mentre le strutture ancorate al fondale offrono un effetto-rifugio per piccoli organismi marini: molluschi, crostacei e alghe colonizzano le catene e i supporti, trasformando l’area in un piccolo ecosistema vivente.
Dal punto di vista tecnico, la manutenzione è complessa. Gli operatori devono immergersi quotidianamente per ispezionare sensori, pompe e supporti, comunicando con la torre di controllo attraverso interfono subacqueo. Ma è proprio questa interazione costante tra uomo e macchina, mare e coltura, che rende il progetto un laboratorio di agricoltura adattiva. Nemo’s Garden sperimenta ciò che in superficie diventa sempre più urgente: sistemi produttivi capaci di resistere a eventi climatici estremi, siccità, ondate di calore e salinizzazione dei terreni.
L’agricoltura che guarda alle coste del futuro
L’idea di spostare la produzione alimentare in mare ha implicazioni che vanno oltre la tecnologia. Nemo’s Garden apre una prospettiva concreta sulle zone costiere italiane e mediterranee, dove l’innalzamento del livello del mare, l’erosione e la salinizzazione stanno già ridisegnando l’uso del suolo. Coltivare sott’acqua non è un vezzo futurista, ma un possibile adattamento a uno scenario climatico in cui le pianure costiere rischiano di diventare impraticabili.
In un paese con oltre ottomila chilometri di costa, la possibilità di trasformare parte degli spazi marini in aree produttive sostenibili è un tema strategico. Nemo’s Garden, con la sua sede a Sant’Olcese (Liguria), propone un modello di utilizzo “positivo” del mare, senza consumo di suolo e con un impatto ambientale minimo. Le biosfere non richiedono fondazioni permanenti e possono essere installate, rimosse o spostate stagionalmente.
Sul piano economico, i costi stimati per metro quadrato sono inferiori rispetto alle vertical farm e alle serre tradizionali: circa 1.300 euro/m² contro i 4.000 di un impianto verticale indoor. L’energia necessaria è ridotta, e il sistema può essere replicato in isole o regioni aride dove la disponibilità di acqua dolce è scarsa ma l’accesso al mare è immediato.
La fase attuale è di industrializzazione e apertura alla ricerca: aziende, start-up e università possono affittare una biosfera completa per sperimentare proprie colture, controllando da remoto irrigazione, fertilizzazione e parametri ambientali. Tutti i dati vengono registrati e messi a disposizione in tempo reale. È un modello di agricoltura-as-a-service, dove il mare diventa infrastruttura di ricerca condivisa.
Per i Gamberini, la scommessa è culturale oltre che tecnologica: rendere il mare non solo spazio di pesca o turismo, ma ambiente produttivo sostenibile, capace di integrare le comunità costiere in un nuovo ciclo economico. In un Mediterraneo sempre più vulnerabile agli effetti climatici, Nemo’s Garden non rappresenta un’evasione dalla crisi, ma una forma di adattamento possibile.