Come salvare l’agricoltura italiana dai disastri naturali

Le campagne italiane, piegate dai nubifragi, trovano nella diversificazione e sostenibilità la via per resistere e prosperare
28 Ottobre 2024
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Agricoltura Campi Allagati

Nelle ultime settimane, il maltempo ha martellato l’Italia con nubifragi e alluvioni, trasformando il terreno in un campo di battaglia in cui l’agricoltura deve fare i conti con danni su larga scala, dalla distruzione delle colture alla compromissione delle risorse idriche. In un paese dove l’agricoltura rappresenta non solo un’industria, ma un modo di vivere, l’incapacità di adattarsi a questi cambiamenti climatici potrebbe significare non solo perdite economiche, ma anche l’estinzione di tradizioni secolari. Secondo il 7° Censimento generale dell’agricoltura dell’Istat, l’Italia conta 1.133.006 aziende agricole, che si estendono su una superficie di oltre 12 milioni di ettari. Di queste, ben 35 aziende su 100 si concentrano in sole tre ecoregioni: Pianura Centrale (11,2%), la Calabrese (8,2%) e quella delle Murge e Salento (15,7%). A queste corrisponde anche circa il 30% della superficie agricola utilizzata nazionale.

Il paradosso dell’acqua: troppa o troppo poca?

Le piogge torrenziali hanno messo a dura prova le colture italiane, con effetti devastanti su raccolti e disponibilità idrica. La risorsa più preziosa, l’acqua, oscilla tra scarsezza e abbondanza violenta. Nel 2020, ben il 62% della superficie agricola italiana era irrigata, ma con enormi differenze territoriali. Le Ecoregioni del Nord e del Centro Italia godono di una copertura idrica più ampia e costante, mentre nel Sud e lungo l’Appennino le superfici irrigate sono spesso meno del 40%. Questa disparità non è solo un problema per i raccolti: mette a rischio un’intera economia rurale, aprendo il dibattito su come e dove concentrare risorse e infrastrutture per garantire l’irrigazione.

Gli agricoltori, oltre a combattere gli effetti diretti del cambiamento climatico, affrontano una pressione senza precedenti anche su altri fronti: pandemia, crisi energetiche e un sistema commerciale globale in perenne cambiamento. Nonostante la riduzione di quasi il 30% delle aziende agricole tra il 2010 e il 2020, il Censimento mostra che ben 1,1 milioni di realtà resistono, coprendo una superficie agricola utilizzata di oltre 12 milioni di ettari.

Agricoltura multifunzionale

Eppure, nel mezzo di questa tempesta, le aziende agricole italiane si stanno reinventando. La diversificazione è diventata non solo una strategia, ma un modo per affrontare il futuro. Le attività connesse, come l’agriturismo, l’educazione ambientale e la produzione di energia rinnovabile, stanno guadagnando terreno. In dieci anni, la percentuale di aziende agricole che hanno adottato almeno un’attività connessa è aumentata dal 4,7% al 5,7%.

I turisti ora cercano esperienze autentiche e sostenibili, e l’agricoltura è perfettamente posizionata per rispondere a questa domanda. Il campo, oggi, si trasforma, così, in luogo di accoglienza e benessere. Le “fattorie sociali” e le “fattorie didattiche” si stanno affermando come alternative virtuose: non solo collegano il mondo urbano con quello rurale, ma offrono percorsi di crescita e apprendimento per giovani e meno giovani. Nell’Alto Adige, ad esempio, il 17% delle aziende agricole offre almeno uno di questi servizi, a fronte di un modesto 2,5% a livello nazionale. Sono cifre piccole, certo, ma rivelatrici di un potenziale enorme. E ancora, nel 2020, il 37,8% delle aziende agricole con attività connesse ha puntato sull’agriturismo.

Tra le varie forme di diversificazione, una delle più promettenti riguarda la produzione di energia rinnovabile. Sebbene solo lo 0,9% delle aziende agricole italiane sia oggi attrezzato per la generazione sostenibile su larga scala, la crescita è evidente, incentivata dalla Politica Agricola Comune e dal Pnrr. Dall’installazione di pannelli solari alla gestione intelligente dei consumi, l’obiettivo non è solo ridurre i costi ma creare una rete energetica diffusa e sostenibile, come fa il 16,8% delle realtà italiane. In alcune aree del Nord, come la sottosezione Dolomitico-Carnica, ben il 5,5% delle aziende ha già adottato questa tecnologia.

Intelligenza Artificiale e agriturismi

Le aziende agrituristiche italiane stanno abbracciando un’innovazione sostenibile per attirare turisti in cerca di esperienze uniche e autentiche, sfruttando al massimo le tecnologie online e l’intelligenza artificiale per ampliare il loro mercato, secondo quanto emerge da un’indagine dell’Osservatorio AgrieTour. I risultati rivelano una doppia strategia in atto: da un lato, l’uso intensivo di canali digitali per interagire con i clienti e dall’altro, investimenti concreti per promuovere la sostenibilità ambientale, elemento ormai decisivo per i viaggiatori contemporanei.

Con una forte presenza online, gli agriturismi stanno facilitando la comunicazione con i clienti e la prenotazione diretta: il 61,7% delle strutture utilizza il proprio sito web, mentre il 78,3% si affida a WhatsApp per un contatto immediato. Questa tendenza si riflette anche nell’approccio B2B2C: quasi il 60% delle strutture collabora con tour operator per proporre esperienze su misura, dall’outdoor al wellness, fino ai tour enogastronomici, rispondendo a una crescente domanda di turismo esperienziale.

Al centro dell’attenzione di AgrieTour 2024 c’è però l’intelligenza artificiale. Le applicazioni tecnologiche in agricoltura hanno iniziato a rivoluzionare il comparto: il 50% delle aziende partecipanti ha implementato l’IA per ottimizzare le decisioni agronomiche, migliorare la gestione dell’acqua e aumentare l’efficienza con l’agricoltura di precisione. I dati, raccolti e analizzati da software sofisticati, consentono di mappare i terreni e monitorare in tempo reale le risorse idriche, riducendo sprechi e costi.

E poi c’è l’essere “green” degli agriturismi che si trasforma in un vero e proprio vantaggio competitivo. Il 76,8% delle strutture afferma che un’immagine ecosostenibile aumenta le prenotazioni, poiché i turisti sono sempre più attenti al tema ambientale. Di conseguenza, il 73,6% degli agriturismi intervistati ha investito in soluzioni per il risparmio energetico. Tra le tecnologie adottate, il 25% ha installato pannelli solari per la produzione di energia, mentre il 29% ha scelto sistemi di illuminazione LED a basso consumo. Seguono l’uso di termostati intelligenti (18%) e apparecchiature efficienti (15%), con un occhio anche alla raccolta dell’acqua piovana (13%).

Un ulteriore elemento chiave è l’integrazione tra turismo sostenibile e istruzione. Molti agriturismi hanno ampliato l’offerta per includere laboratori dedicati alle scuole primarie e secondarie, favorendo la conoscenza dei cicli produttivi agricoli e la consapevolezza ambientale. Gli agriturismi si rivelano quindi non solo luoghi di svago, ma anche spazi di educazione e sensibilizzazione ambientale, ideali per famiglie con bambini.

Queste strutture, attraverso l’innovazione digitale e la sostenibilità, non solo mantengono viva la tradizione dell’accoglienza rurale italiana, ma contribuiscono a preservare il territorio e a ridurre l’impatto ambientale, ponendosi come esempio di turismo responsabile e intelligente.

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