L’Italia è in ritardo sugli obiettivi dell’Agenda 2030

I principali dati del decimo Rapporto ASviS sullo Sviluppo Sostenibile
5 Novembre 2025
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A che punto siamo rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile? Piuttosto in ritardo, almeno secondo quanto emerge dal decimo Rapporto ASviS sullo sviluppo sostenibile, sia a livello italiano che europeo e globale, seppur non senza differenze. Il primo dato è significativo: allo stato attuale delle cose, a livello mondiale, solo il 18% dei target dell’Agenda sarà raggiunto entro il 2030. Per quanto riguarda l’Italia, gli indici, rispetto a un anno fa, mostrano un arretramento per 6 obiettivi su 17 complessivi e un miglioramento in tre casi. Risultati leggermente migliori per l’Unione europea con solo 4 arretramenti bilanciati da tre miglioramenti significativi. Le criticità emerse nel progresso degli obiettivi di sviluppo sostenibile sono strettamente connesse al contesto geopolitico segnato da crisi e conflitti che inevitabilmente si ripercuotono in molteplici ambiti: pace, tutela dei diritti, condizioni economiche, sociali e sanitarie di molte persone. A peggiorare la situazione generale, le difficoltà delle Nazioni Unite, i cui fondi sono diminuiti del 30% nell’ultimo biennio proprio in un momento di crescente bisogno globale con un numero record di conflitti, sfollati e un aumento vertiginoso della spesa militare a livello mondiale. “La sostenibilità viene percepita più come un fastidio che un investimento sul futuro. Si tratta di un gravissimo errore. L’Italia continua a non dotarsi di politiche adeguate, mentre l’Europa sta facendo scelte errate e sta perdendo quel ruolo di guida nel campo della sostenibilità che aveva assunto negli ultimi anni”, ha dichiarato Enrico Giovannini, Direttore Scientifico dell’ASviS, commentando i dati del Rapporto.

Andamento dei target in Italia dal 2010 ad oggi

Dall’analisi dei dati dal 2010 ad oggi rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 la situazione italiana si presenta in chiaroscuro con andamenti negativi in sei obiettivi: lotta alla povertà, acqua e servizi igienico-sanitari, disuguaglianze, pace, ecosistemi terrestri, partnership. Al contrario, si nota un miglioramento, seppur limitato, in sei target: istruzione di qualità, parità di genere, energia pulita e accessibile, lavoro dignitoso e crescita economica, lotta contro il cambiamento climatico, vita sott’acqua. In ulteriori quattro obiettivi la situazione risulta invece stazionaria ovvero: sconfiggere la fame, salute e benessere, imprese, innovazione e infrastrutture, città e comunità sostenibili. Un deciso miglioramento rispetto a quindici anni fa si rileva solo in ambito di economica circolare, un fiore all’occhiello per il nostro Paese. A cinque anni dalla scadenza dell’Agenda 2030, tra le criticità più significative, il Rapporto ASviS mette in risalto, tra l’altro, il fatto che il nostro Paese in ambito di lavoro non riuscirà a raggiungere il target del tasso di occupazione pari al 78%, così come non sarà possibile dimezzare il divario occupazionale di genere rispetto al 2019.

Confronto con il contesto europeo

Dal confronto con l’andamento dei Paesi dell’Unione europea, l’Italia risulta al di sopra della media con riferimento a cinque obiettivi dell’Agenda 2030: consumo e produzione responsabile (in questo caso è al secondo posto, dietro solo ai Paesi Bassi); parità di genere; sconfiggere la fame; energia pulita e rinnovabile; lotta contro il cambiamento climatico. Nonostante vi siano degli ambiti dove il nostro Paese sta perseguendo risultati importanti, in ben 11 obiettivi siamo al di sotto della media dell’UE. Particolarmente negativa è la posizione nella riduzione delle disuguaglianze dove l’Italia occupa il terz’ultimo posto e in ambito di pace, giustizia e istituzioni solide con solo 4 Paesi che raggiungono performance peggiori. Gli altri obiettivi in cui siamo peggiori del resto d’Europa sono: povertà, salute, servizi idrici, lavoro e crescita economica, imprese e innovazione, disuguaglianze, città sostenibili, vita sulla terra, partnership.

Possibili soluzioni per contrastare le criticità

L’ASviS non si limita a produrre gli indicatori del progresso e dell’arretramento rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile, ma propone una serie di soluzioni per cercare di rimuovere gli ostacoli alla transizione: applicare la valutazione d’impatto generazionale per evitare di perseguire politiche che

danneggino le nuove generazioni; dotare il Paese di una governance adeguata a prevedere i rischi e orientare le scelte pubbliche nel medio-lungo periodo; investire su innovazione e competenze in linea con gli impegni assunti con il Patto sul futuro; sviluppare le capacità di partecipazione democratica per alimentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni; superare il disallineamento tra politiche settoriali e scelte finanziarie.

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