In Italia il primo data center d’Europa in una miniera attiva: perché riduce i consumi

In Italia il primo data center d'Europa in una miniera attiva: perché riduce i consumi
7 Ottobre 2024
3 minuti di lettura
Paesaggio Val Di Non
Il paesaggio della Val di Non_Canva

Immaginate un data center immerso in una miniera attiva, magari incastonata in una montagna. Ecco, ora smettete di immaginare perché per la prima volta in Europa questo progetto è realtà e si trova in Italia.

Negli scorsi giorni, infatti, è stato svelato ufficialmente Intacture, nato all’interno di una miniera attiva, incastonata in una montagna della Val di Non, a 40 km a nord di Trento. L’avvio dell’attività del data center è previsto per il 2026, mentre sono già in stato di avanzamento i lavori edili e infrastrutturali.

Non è solo il primo data center del genere in Europa, ma uno dei pochissimi nel mondo. Si distingue per la sua unicità progettuale, che lo rende “The Natural Home of Data”, come sottolinea il pay-off del nuovo brand.
La soluzione dimostra come utilizzando le risorse già messe a disposizione dalla natura si possa ridurre l’impatto energetico dei data center, hardware che saranno sempre più diffusi anche a causa dello sviluppo dell’Intelligenza artificiale.

Visuale Dall'alto Di Dove Verrà Impiantata Intacture In Site
Visuale dall’alto di dove verrà impiantata Intacture – In-Site

Intacture, cosa lo rende sostenibile

Perché Intacture è un progetto sostenibile? Le ragioni sono tante, ma la ratio è unica: la natura.

In primo luogo, la posizione strategica della miniera a 600 metri di altitudine consente al data center di godere di un clima naturalmente fresco con una temperatura costante del sottosuolo pari a 12 gradi. Queste temperature consentono di ridurre significativamente il consumo energetico, uno dei principali problemi dei data center, che devono lavorare senza soluzione di continuità e richiedono molta energia per il raffreddamento. Il progetto evita un’eventuale costruzione in superficie che avrebbe richiesto uno spazio pari a quello di 21 piscine olimpioniche.

Il data center Intacture è infatti progettato per avere oltre l’80% della superficie interamente in ipogeo, fino a 100 metri di profondità, all’interno di una miniera attiva.

Questo genera il secondo tipo di benefici: la protezione naturale offerta da 90 milioni di metri cubi di roccia dolomia rappresenta una barriera capace di assicurare un livello di sicurezza elettromagnetica, digitale, idrogeologica e fisica, che protegge la struttura anche da eventi naturali e persino da incidenti aerei.

Accanto alle esigenze ambientali, il progetto ha l’ambizioso obiettivo di sviluppare un polo di innovazione, dove mettere la ricerca e sviluppo al servizio di settori in crescita come scienze della vita, intelligenza artificiale, transizione energetica e cybersecurity. Questo fine verrà perseguito anche attraverso programmi di Open Innovation e Integration Intacture che mirano a coinvolgere startup nella creazione di soluzioni innovative e sostenibili.

Inoltre, il data center di Intacture sarà un Edge Data Center, decentrato, progettato per favorire l’elaborazione di prossimità, ovvero la gestione di dati che vengono prodotti e utilizzati vicino all’infrastruttura, in modo da ridurre la latenza nella trasmissione, migliorare l’efficacia e ridurre i costi di larghezza di banda.

Visuale In Sezione Della Montagna Che Ospiterà Intacture In SiteVisuale In Sezione Della Montagna Che Ospiterà Intacture – In-Site

L’investimento e le aziende coinvolte

Con un impegno finanziario complessivo di 50,2 milioni di euro (18,4 dal Pnrr e circa 31,8 da risorse private) Intacture è in corso di realizzazione all’interno della miniera di dolomia dell’azienda Tassullo, che qui svolge le sue principali attività estrattive.

Protagonista di questa sfida è Trentino DataMine, società frutto del partenariato pubblico-privato costituito dall’Università degli Studi di Trento, soggetto attuatore e guida scientifica del progetto, e un insieme di imprese, selezionate tramite gara pubblica. Tante le aziende e le competenze messe in campo dal settore privato per portare a termine il progetto unico in Europa: l’impresa edile e promotore Covi Costruzioni, l’acceleratore di tecnologia e business Dedagroup (Deda), il Gruppo GPI specializzato in digitalizzazione in ambito sanitario e ISA-Istituto Atesino di Sviluppo. Il progetto del data center è a cura di In-Site, società di ingegneria integrata specializzata nella realizzazione di infrastrutture tecnologiche complesse.

“Con questo progetto diventiamo oggi un punto di riferimento europeo nella ricerca e sviluppo, contribuendo alla creazione di uno dei pochi poli di innovazione digitale green a livello globale”, ha commentato il rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian.
Deflorian sottolinea come sostenibilità voglia dire lavorare nel presente pensando al futuro: “Come Ateneo, alla base del nostro lavoro c’è sempre una filosofia orientata al futuro, che pone i giovani e le nuove generazioni al centro del cambiamento. Credo che l’innovazione sostenibile sia una delle chiavi per costruire un domani migliore, e ciò che realizzeremo insieme e gestiremo nel partenariato pubblico-privato è rivolto a creare soluzioni che abbiano un impatto positivo sull’ambiente e sulla società, oggi e per il futuro”, conclude il rettore.

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