Durante il Question Time alla Camera di ieri, 30 luglio 2025, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato: “stiamo finalizzando il decreto ministeriale che definirà criteri e modalità di concessione degli incentivi” per la rottamazione e l’acquisto di auto elettriche.
La dichiarazione del ministro ha messo fine ai mesi di incertezza che hanno caratterizzato il settore automotive, offrendo finalmente una data certa per la ripartenza degli incentivi: settembre 2025.
I tempi e le condizioni
Il nuovo Ecobonus auto sarà operativo da settembre 2025 fino al 30 giugno 2026, con l’obiettivo di incentivare la sostituzione di almeno 39.000 veicoli a combustione interna. “La misura prevede la concessione di incentivi per l’acquisto di un nuovo veicolo elettrico, previa rottamazione di un veicolo termico”, ha precisato il ministro Fratin durante l’intervento parlamentare.
Il programma può contare su uno stanziamento di 597 milioni di euro, risorse che rappresentano una riassegnazione pragmatica di fondi inizialmente destinati allo sviluppo delle infrastrutture di ricarica che non hanno raggiunto i target prefissati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Struttura degli incentivi: sistema a fasce Isee
La novità più rilevante riguarda la strutturazione degli incentivi su base reddituale per i privati. Il sistema prevede due fasce di accesso basate sull’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee):
- 11.000 euro di incentivo per famiglie con Isee fino a 30.000 euro
- 9.000 euro per Isee compreso tra 30.000 e 40.000 euro
L’accesso è vincolato alla rottamazione obbligatoria di un veicolo termico e riservato ai residenti in “aree urbane funzionali”, includendo le zone di pendolarismo delle principali città italiane. Questa scelta geografica riflette la strategia governativa di concentrare gli sforzi di decarbonizzazione nelle aree a maggiore densità abitativa e criticità ambientale.
Microimprese: incentivi fino a 20.000 euro
Per le microimprese, il meccanismo cambia radicalmente: il contributo copre fino al 30% del prezzo d’acquisto, con un tetto massimo di 20.000 euro per veicolo nuovo. Questo segmento può acquistare veicoli commerciali elettrici delle categorie N1 e N2, fino a 12 tonnellate, aprendo nuove prospettive per l’elettrificazione del trasporto merci urbano.
Semplificazione digitale
Una delle principali innovazioni riguarda la semplificazione burocratica attraverso l’attivazione di una piattaforma digitale dedicata. Come ha spiegato il ministro, il sistema “consentirà da un lato ai soggetti beneficiari di poter accedere agli incentivi e dall’altro permetterà agli operatori economici di offrire i veicoli elettrici nuovi che rientrano nelle categorie agevolate”.
L’effetto attesa paralizza il mercato
L’annuncio degli incentivi ha già generato quello che gli esperti definiscono “effetto attesa”, un fenomeno che rallenta le immatricolazioni nell’immediato. I potenziali acquirenti preferiscono rinviare l’acquisto per beneficiare dei nuovi sconti, creando una temporanea contrazione del mercato che caratterizza sempre i periodi di transizione tra diversi programmi incentivanti.
La sfida ora è mantenere i tempi promessi. Il decreto attuativo, come ha confermato Fratin, è “in dirittura d’arrivo”, ma sarà cruciale che l’implementazione sia rapida e senza intoppi burocratici per evitare ulteriori perdite di fiducia da parte di consumatori e operatori del settore.
Se il meccanismo verrà attivato nei tempi promessi e con regole stabili, potrebbe accelerare il rinnovo di un parco veicoli circolante che in Italia resta tra i più vecchi d’Europa, con un’età media superiore ai dodici anni anni.
Auto elettriche Ue, il calo continua: i dati Eurostat 2024
La crisi dell’automotive europea è una delle principali preoccupazioni di Bruxelles. Dopo i dazi sulle auto cinesi, che hanno provocato forti contrasti politici e imprenditoriali, le tensioni commerciali con Washington hanno complicare il quadro. Nel frattempo, l’Ue ha fatto delle concessioni sul Regolamento Auto, pur lasciando al 2035 la scadenza per la produzione di nuove auto a diesel o benzina. Almeno per ora.
Ma come stanno reagendo i consumatori europei a questa situazione?
I dati Eurostat pubblicati ieri, 30 luglio 2025, certificano una frenata del mercato delle auto elettriche in Europa durante il 2024. L’istituto statistico dell’Unione europea registra 1,45 milioni di auto elettriche a batteria immatricolate l’anno scorso, –6,1% rispetto ai 1,55 milioni del 2023.
La quota delle auto elettriche sul totale delle nuove immatricolazioni è scesa al 13,6% nel 2024, contro il 14,6% dell’anno precedente, invertendo il trend di crescita che aveva caratterizzato gli anni precedenti. Un risultato che evidenzia come l’incertezza sugli incentivi e i prezzi ancora elevati abbiano pesato sulle decisioni d’acquisto dei consumatori europei.
Ci sono importanti differenze tra i Paesi membri.
Auto 100% elettriche, Italia quintultima in Ue nel 2024
Al vertice della classifica si posizionano Danimarca (51,3%), Malta (37,7%) e Svezia (34,9%), mentre i fanalini di coda risultano Croazia (1,8%), Slovacchia (2,4%) e Polonia (3%). Una polarizzazione che riflette non solo le diverse politiche incentivanti nazionali, ma anche i gap infrastrutturali e di reddito tra le diverse aree dell’Unione.
Nel 2024, l’Italia è stato il quintultimo Paese europeo per la percentuale di auto private full electric rispetto al totale delle nuove immatricolazioni.

Paradossalmente, mentre l’elettrico rallentava, le auto ibride hanno registrato un aumento del 12,7%, passando da 3,50 milioni a 3,95 milioni di unità. Un dato che testimonia come molti automobilisti abbiano optato per soluzioni di transizione, considerandole più praticabili nell’attuale scenario di mercato. Questi numeri Eurostat rendono ancora più strategico l’intervento annunciato dal ministro Fratin per settembre: la battuta d’arresto europea del 2024 dimostra che senza politiche di sostegno mirate, la transizione verso l’elettrico rischia di subire rallentamenti significativi, compromettendo gli obiettivi climatici comunitari.