L’Italia si conferma ai vertici dell’economia circolare in Europa, posizionandosi seconda tra i 27 Paesi dell’Ue, dopo i Paesi Bassi, e prima rispetto alle maggiori economie europee (Germania, Francia e Spagna). Questo è quanto emerge dal Rapporto 2025 sull’economia circolare, presentato oggi a Roma dal Circular Economy Network (Cen), promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e realizzato in collaborazione con Enea, in occasione della Settima Conferenza Nazionale.
All’evento hanno partecipato diverse figure istituzionali e rappresentanti del settore. Tra gli altri, Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile; Claudia Brunori, direttrice Dipartimento Sostenibilità dell’Enea; Vincenzo Gente, direzione Generale Ambiente della Commissione europea.
Italia leader dell’economia circolare, ma dipendente dall’import
Negli ultimi anni l’Italia ha registrato una significativa crescita nella produttività delle risorse, migliorando del 20% rispetto al 2019. Tuttavia, la dipendenza dalle importazioni di materie prime rimane elevata: nel 2023, il 48% del fabbisogno complessivo è stato coperto con importazioni, un dato doppio rispetto alla media Ue, che si attesta al 22%.
Il costo delle importazioni è aumentato considerevolmente. Nel 2019 ammontava a 424,2 miliardi di euro, mentre nel 2024 ha raggiunto 568,7 miliardi di euro, con un incremento del 34%.
Accelerare la circolarità per rilanciare il Made in Italy
Il Rapporto 2025 evidenzia la necessità di accelerare la transizione verso un’economia circolare. Un utilizzo più efficiente delle risorse, combinato con un incremento delle materie prime seconde, può contribuire al rafforzamento del Made in Italy e migliorare la competitività delle imprese.
Secondo una stima della Cassa Depositi e Prestiti, nel 2024, l’adozione di pratiche circolari ha portato le imprese manifatturiere a un risparmio di 16,4 miliardi di euro, con effetti positivi anche sull’ambiente. La Commissione europea, inoltre, stima un possibile risparmio annuo dei costi energetici pari a 45 miliardi di euro per l’insieme dei Paesi Ue grazie all’adozione di modelli più circolari.
Le performance dell’Italia nell’economia circolare
Secondo il sistema europeo di indicatori, l’Italia è leader tra le principali economie europee.
Nel 2023, il Paese ha raggiunto una produttività delle risorse pari a 4,3 euro di Prodotto interno lordo (Pil) per ogni chilo di risorse consumate, un valore nettamente superiore alla media europea di 2,7 euro/kg. Seguono la Spagna con 4,1 euro/kg, la Francia con 3,5 euro/kg e la Germania con 3,4 euro/kg.
Il tasso di utilizzo circolare di materia in Italia si è attestato al 20,8%, rispetto a una media UE dell’11,8%, con una crescita di 2 punti percentuali rispetto al 2019. Tra i principali Paesi europei, seguono la Francia con 17,6%, la Germania con 13,9% e la Spagna con 8,5%.
Sul fronte della gestione dei rifiuti, il tasso di riciclo dei rifiuti urbani è cresciuto di 3,2 punti percentuali rispetto al 2019, arrivando al 50,8% nel 2023. La Germania si conferma al primo posto con 68,2%, mentre la Francia e la Spagna registrano rispettivamente 42,2% e 41,4%.
Investimenti e occupazione
Nel 2023, gli investimenti privati in alcune attività tipiche dell’economia circolare (riciclo, riparazione, riutilizzo, noleggio e leasing) nell’Ue sono stati pari a 130,6 miliardi di euro (0,8% del Pil). L’Italia, con 10,2 miliardi (0,5% del Pil), si colloca al terzo posto dopo Germania e Francia, ma registra un calo significativo rispetto al 2019: -22% in valore assoluto e -0,2 punti percentuali in rapporto al Pil.
Anche sul fronte occupazionale l’Italia perde terreno in valore assoluto: 508.000 occupati in alcune attività tipiche dell’economia circolare, con un calo del 7% rispetto al 2019. Tuttavia, in rapporto al totale degli occupati, l’Italia si allinea alla media UE del 2%, superando Francia (1,8%) e Germania (1,7%).
Prospettive per il 2030: benefici economici e ambientali
Uno studio della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile prevede che, con una crescita del tasso di riciclo dell’1,5% annuo, una riduzione della produzione di rifiuti dell’1% annuo e una diminuzione del consumo di materiali del 3,5% annuo, l’Italia potrebbe raggiungere risultati significativi entro il 2030:
- una riduzione del 14,5% del consumo di materiali rispetto al 2020;
- 17 milioni di tonnellate in meno di rifiuti prodotti;
- un aumento del tasso di riciclo fino all’89,8% (+18%);
- una riduzione di 40 milioni di tonnellate nella dipendenza dalle importazioni, con un risparmio di 82,5 miliardi di euro.
Va inoltre considerato che a livello di impatto climatico le misure di circolarità hanno un valore strategico nel percorso di decarbonizzazione verso la neutralità climatica. E la Commissione europea stima che l’aumento della circolarità possa ridurre i costi del sistema energetico in Europa del 7% tra il 2031 e il 2050, pari a 45 miliardi di euro di risparmio annuo.
Materiali critici e il Circular Economy Act
L’Unione europea sta lavorando per accelerare la transizione verso un’economia circolare. Nel 2026 sarà presentato il Circular Economy Act, che favorirà l’uso delle materie prime seconde nei processi produttivi europei.
Tra i materiali strategici figura l’alluminio, utilizzato nei settori auto, costruzioni e packaging, con un tasso di riciclo a fine vita ancora basso in Europa (21%), nonostante la sua capacità di essere riciclato infinite volte.
Il rame, fondamentale per energia e trasporti, registra già un 32% di riciclo, ma potrebbe arrivare oltre il 40% entro il 2050, riducendo la dipendenza dalle importazioni.
Il fosforo, usato per fertilizzanti e batterie, è considerato una materia prima critica. Le riserve europee sono limitate, ma il recupero da acque reflue potrebbe diventare una soluzione strategica con l’introduzione della nuova Direttiva Europea sulle acque reflue urbane.
“Bene ma non benissimo”, parte così l’intervento di Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che apre la conferenza esponendo i principali indicatori che fotografano l’impegno dell’Italia nell’economia circolare. “In un contesto economico e politico incerto, con l’aggravarsi di conflitti internazionali, in cui anche le materie prime giocano un ruolo fondamentale, l’Italia deve decidere se rafforzare la sua leadership nella circolarità o perdere questo vantaggio”, spiega Ronchi, che aggiunge: “Per far decollare davvero l’economia circolare dobbiamo cambiare prospettiva. Oggi si punta troppo sulla gestione dei rifiuti e troppo poco su azioni a monte, come progettare prodotti che durano di più, si riparano facilmente e si possono riutilizzare. In più, il mercato delle materie prime seconde è ancora debole, e mancano strumenti efficaci per monitorare i veri progressi sulla circolarità, che non si misurano solo dai rifiuti. Per superare questi ostacoli, bisogna rendere più convenienti per tutti, sia per chi produce che per chi consuma, le scelte sostenibili; usare la leva fiscale per premiare chi riduce gli sprechi e introdurre criteri circolari anche negli acquisti pubblici. L’economia circolare non è solo una buona idea per l’ambiente, ma è un’occasione concreta di innovazione e sviluppo”.
“L’Italia si conferma tra i primi in Europa in termini di circolarità, in particolare su produttività delle risorse, riciclo dei rifiuti e tasso di utilizzo circolare dei materiali, rimane invece indietro negli investimenti privati per la circolarità delle attività produttive”, afferma Claudia Brunori, direttrice del dipartimento Enea di Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei sistemi produttivi e territoriali.
“Nell’attuale quadro di instabilità geopolitica e climatica – prosegue Brunori – occorre limitare la nostra dipendenza dall’importazione di materiali che è oltre il doppio rispetto alla media europea. Pertanto, risulta urgente l’implementazione di un sistema economico basato su un approccio circolare a partire dall’eco-design e dall’innovazione di prodotto, che garantisca un approvvigionamento sostenibile e sicuro delle materie prime, con particolare riguardo a quelle critiche e strategiche. Una grande opportunità di innovazione e competitività è legata al settore delle biotecnologie circolari, con applicazioni nel settore industriale e per l’agrozootecnia, come ad esempio facciamo in Enea con la realizzazione di servizi innovativi per la decontaminazione ambientale e il restauro oppure con la valorizzazione di scarti organici per la produzione di nuovi biomateriali e biocarburanti o per l’estrazione di biomolecole ad elevato valore aggiunto”.