Apple resta salda sulle sue posizioni e non chiude il suo programma DEI (Diversity, equity, inclusion) in controtendenza rispetto ad Amazon e Meta, che hanno cambiato la propria strategia dopo la rielezione di Donald Trump. Il ritorno del tycoon e della sua politica ultra conservatrice sta avendo un enorme impatto ancora prima dell’insediamento ufficiale, previsto il 20 gennaio. Anche Microsoft, Zoom, Harley Davidson e altre grandi aziende americane hanno abbandonato i piani DEI.
Il consiglio di amministrazione della società di Cupertino si è invece rifiutato di accogliere il suggerimento di alcuni azionisti di chiudere i programmi di diversità e inclusione. La proposta è arrivata dal National Center for Public Policy Research, un think tank conservatore che si dichiara “indipendente, apartitico e di libero mercato” secondo cui mantenere attivo un programma dedicato alla diversità e all’inclusione potrebbe indebolire l’azienda.
Le big Usa stanno abbandonando i programmi di DEI sia per motivi economici che per motivi legali.
Perché le imprese abbandonano la DEI
Sotto il primo aspetto, c’è un ragionamento tanto logico quanto rilevante: gli elettori sono anche consumatori, e se hanno preferito un programma conservatore, le idee progressiste diventano poco appetibili per il mercato.
Più complicato l’aspetto legale che ruota attorno a una sentenza della Corte Suprema americana del 29 giugno 2023. La pronuncia ha rappresentato un cambiamento significativo nelle politiche di ammissione delle università americane, in particolare riguardo alle azioni affermative. Questo termine si riferisce a programmi e pratiche che mirano a favorire l’accesso all’istruzione superiore per studenti appartenenti a minoranze etniche o razziali generando quella che la Corte definisce una “discriminazione inversa”.
I giudici hanno ritenuto che le politiche di ammissione di alcune università favorissero determinati gruppi etnici a scapito di altri, in particolare penalizzando gli studenti bianchi e asiatici-americani. È emerso che gli studenti asiatici, ad esempio, dovevano ottenere punteggi significativamente più alti nei test di ammissione rispetto ai loro coetanei afroamericani per avere le stesse possibilità di essere accettati.
La Corte ha esaminato i ricorsi presentati da gruppi di studenti esclusi da università prestigiose come Harvard e la University of North Carolina, sostenendo che l’uso della razza come criterio di ammissione violava la Equal Protection Clause del XIV emendamento della Costituzione americana.
Con una votazione di 6 contro 3, la Corte ha stabilito che le università non possono più considerare la razza nelle loro decisioni di ammissione. In quella occasione il presidente della Corte, John G. Roberts Jr., aveva spiegato che gli studenti dovranno essere valutati in base alle loro esperienze individuali piuttosto che alla loro razza.
I sostenitori delle azioni affermative hanno criticato la sentenza come un passo indietro per i diritti civili e l’uguaglianza, e anche il presidente Joe Biden ha espresso il suo disaccordo con la Corte, affermando che le discriminazioni continuano a esistere negli Stati Uniti e che le università beneficiano della diversità.
Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, c’è la possibilità che la linea repubblicana trovi ancora più spazio nelle decisioni giurisprudenziali. O almeno questo teme il think tank National Center for Public Policy Research chechiede ad Apple di abbandonare il progetto DEI.
La richiesta rifiutata da Apple
La proposta degli azionisti è riportata in questo documento alla pagina 85: “Con 80mila dipendenti, è probabile che Apple ne abbia più di 50mila potenzialmente vittime di questo tipo di discriminazione” scrive il think tank riferendosi a coloro che potrebbero rivolgersi a un tribunale per non aver giovato di favori perché non appartenenti a minoranze. Il monito si fa numerico qualche riga dopo: “Se anche solo una frazione dei dipendenti dovesse intentare una causa, e se solo alcuni di questi dovessero avere successo, il costo per Apple potrebbe raggiungere le decine di miliardi di dollari”.
Una raccomandazione che non è stata colta dal Cda di Cupertino che risponde: “La proposta non è necessaria in quanto Apple dispone già di un programma di conformità ben consolidato e tenta inopportunamente di limitare la capacità di Apple di gestire le proprie operazioni commerciali ordinarie, le persone, i team e le strategie aziendali”. L’azienda di Tim Cook ribadisce l’obiettivo di “creare una cultura di appartenenza in cui tutti possano dare il meglio di sé”, respingendo i toni della nuova ondata conservatrice.
Cosa sono i programmi DEI
Il termine DEI sta per Diversity, Equity, and Inclusion, ovvero Diversità, Equità e Inclusione. Si tratta di un insieme di politiche e pratiche adottate da organizzazioni e aziende per promuovere un ambiente di lavoro più giusto, rispettoso e inclusivo per tutti i dipendenti, indipendentemente dalle loro differenze. Questi programmi mirano a garantire che ogni individuo abbia pari opportunità di partecipare e prosperare nel contesto lavorativo.
- Diversità (Diversity): questo aspetto riguarda la presenza di differenze all’interno di un gruppo o di un’organizzazione. Le differenze possono includere razza, etnia, genere, orientamento sessuale, età, religione, disabilità e background socio-economico. La diversità implica non solo riconoscere ma anche valorizzare queste differenze, comprendendo che ogni persona porta con sé prospettive uniche;
- Equità (Equity): l’equità si riferisce alla giustizia e imparzialità nei processi e nelle politiche di un’organizzazione. Non si tratta solo di trattare tutti allo stesso modo, ma di fornire supporto personalizzato per raggiungere risultati equi. Questo significa che le organizzazioni devono considerare le diverse esigenze e circostanze individuali per garantire che tutte le persone abbiano accesso alle stesse opportunità;
- Inclusione (Inclusion): l’inclusione riguarda l’attuazione di pratiche che garantiscano che tutti gli individui si sentano accolti e valorizzati all’interno dell’organizzazione. Ciò implica creare un ambiente in cui le persone possano esprimere liberamente le proprie opinioni e contribuire attivamente al lavoro di squadra.
Un programma DEI può includere una serie di iniziative e pratiche, come Formazione sulla Diversità e Inclusione tramite corsi e workshop per sensibilizzare i dipendenti sui temi della diversità e dell’inclusione, promuovendo una cultura aziendale più aperta. Si prevede anche la creazione di ambienti in cui i dipendenti possono discutere liberamente delle loro esperienze e preoccupazioni relative alla diversità e all’inclusione.
Alcune imprese forniscono anche programmi di mentoring per supportare gruppi sottorappresentati, offrendo loro opportunità di crescita professionale e sviluppo delle competenze e politiche di reclutamento Inclusive, ovvero strategie per attrarre talenti da una varietà di background, garantendo che il processo di assunzione sia equo e privo di bias. Questi due ultimi aspetti rappresentano al meglio le preoccupazioni degli azionisti Apple in riferimento alla sentenza della Corte del 2023.
I programmi DEI prevedono anche il monitoraggio e la revisione delle politiche interne per assicurarsi che siano in linea con gli obiettivi di sostenibilità.