Si chiama “workation” ed è il brutto vizio di lavorare in vacanza. Secondo una recente ricerca Istat, il fenomeno della combinazione di vacanza e lavoro è in aumento. Circa il 10% degli italiani lavora durante le vacanze, e di questi, il 37% ricopre ruoli dirigenziali.
Questa tendenza, che riguarda principalmente coloro che possono lavorare da remoto, come impiegati e manager, sta diventando una prassi consolidata anche durante i momenti di pausa. Ma a quale costo? E come si può evitare?
Vacanza o lavoro?
Il lavoro da remoto, che prima della pandemia interessava principalmente i lavoratori indipendenti, ha coinvolto sempre più aziende, portando ad un aumento di collaboratori che continuano a svolgere le loro mansioni oltre i normali orari di lavoro, impattando anche sulle ferie estive.
Eros Peronato, CEO & Head of Passion di Amajor, Hr Company, mette in guardia sul rischio che questa pratica possa diventare una costrizione in grado di demotivare i collaboratori sul lungo periodo, con conseguente inclinazione verso fenomeni come il burnout e la ricerca di un nuovo impiego che rispetti il work-life balance.
Questa situazione può essere ricondotta ad un’incapacità organizzativa e a un sovraccarico di lavoro, causati da una gestione poco efficiente delle risorse e delle attività da parte dell’imprenditore o di chi dirige l’azienda.
Lo smart working, pur offrendo grande flessibilità e la possibilità di gestire al meglio il work-life balance, se non moderato assume una connotazione negativa: l’essere sempre a disposizione. Questo comportamento può alimentare burnout, stress e nervosismo, soprattutto se questo lavoro extra non viene riconosciuto come tale.
In Italia una persona su due lotta contro i problemi legati al malessere mentale causato dalla propria occupazione. Il 70% è alle prese con stress e burnout, con una quota non trascurabile (il 13%) che dichiara di aver sperimentato in modo forte questi due fenomeni.
Cosa fare?
Per evitare queste situazioni, Amajor suggerisce di puntare sulle persone, renderle partecipi del progetto aziendale senza portarle ad un sovraccarico di lavoro. Le persone vanno messe veramente al centro, vanno motivate a lavorare, concedendo loro i giusti spazi per ricaricarsi, ma soprattutto vanno stimolate a generare e nutrire liberamente nuove idee strategiche per il proprio ruolo.
Ecco quattro consigli per l’imprenditore per garantire il benessere dei propri collaboratori e rendere efficiente e proficua la propria attività:
- Organizzarsi con anticipo: definire preventivamente un piano tra tutte le parti coinvolte per gestire meglio i task nel periodo di assenza del collaboratore.
- Affiancamento del personale: creare un sistema di affiancamento delle persone in vista del periodo out of office.
- Lasciare indicazioni scritte ai propri colleghi: creare un vademecum di pratiche da introdurre per le emergenze.
- Le ferie diventano un segnale evolutivo dell’azienda: le ferie sono un motivo di riorganizzazione e nuova spinta per il rientro dalle ferie.
“Gli imprenditori – ha spiegato Peronato– hanno il dovere di prendersi cura delle proprie persone perché è solo grazie a loro che possono realizzare i propri sogni, e devono cogliere costantemente i possibili segnali di stress che a lungo andare possono minare la stabilità dell’organizzazione stessa. Mettendo al centro il benessere come elemento strategico di crescita quello che otterremo è una struttura forte e stabile pronta a superare nuove sfide proprio perché il gruppo stesso sarà stabile e forte in quanto realizzato in ciò che fa. Semplice da comprendere quanto difficile da attuare finché non si cambia prospettiva mettendo veramente al Centro la Persona!” – ha concluso Peronato.