Negare il cambiamento climatico è possibile? Secondo Donald Trump, “sì”

L’attacco del presidente statunitense al Green Deal europeo durante l’Assemblea Onu
24 Settembre 2025
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Donald Trump a Unga25
Donald Trump a Unga25 (Afp)

Il presidente statunitense Donald Trump ha utilizzato il palco dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per lanciare una vera e propria requisitoria contro l’Europa e, in modo specifico, contro le politiche ambientali globali, minando la credibilità dell’evidenza scientifica della crisi climatica, definita, a suo parere “la più grande truffa mai messa in atto a livello globale”.

Durante il suo discorso, che ha toccato temi che spaziavano dalle critiche all’immigrazione al presunto successo del suo mandato nel mantenere la pace in due continenti, Trump ha rivolto la sua attenzione verso le nazioni europee, invitandole ad adottare le medesime misure intraprese dagli Stati Uniti in ambito “green”.

“Le rinnovabili sono una buffonata, non funzionano” e, ancora, “L’energia eolica è patetica, le pale eoliche arrugginiscono e marciscono, sono la fonte energetica più cara, il governo deve sussidiare e sono prodotte quasi tutte in Cina”. In altre parole, per Trump il cambiamento climatico non è un fatto concreto, ma un’opinione e politiche europee come il Green Deal ne sono la spettacolarizzazione più errata. Il suo discorso, così strutturato, ha immediatamente creato polemiche a tutto tondo nell’ambito scientifico, mentre la politica italiana non sembra essere proprio in disaccordo.

La crisi climatica è un “dato concreto”

Le affermazioni di Donald Trump, in particolare quelle relative al clima, hanno suscitato immediate e dure reazioni da parte della comunità scientifica e degli esperti di sostenibilità.

Laurence Tubiana, direttrice della European Climate Foundation e figura di spicco nell’Accordo di Parigi, ha categoricamente smentito le posizioni negazioniste. Tubiana ha sottolineato che quasi tutti i governi a livello mondiale riconoscono che il cambiamento climatico rappresenta una sfida decisiva e non una “bufala” o una “barzelletta”, come invece l’ha definito Donald Trump stesso: “Le energie rinnovabili non sono un lusso ma la spina dorsale della prosperità futura. Ecco perché, anche in tempi di conflitti e pressioni economiche, i Paesi stanno lavorando per accelerare l’azione per il clima. Fingere il contrario è semplicemente negare la realtà”, ha commentato la direttrice della European Climate Foundation.

Dello stesso avviso è stato Antonello Pasini, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e docente di Fisica del clima, il quale ha definito il negare l’evidenza scientifica di fronte all’Onu come “sconcertante e profondamente preoccupante”.

“La comunità scientifica ha da tempo chiarito che non si tratta di un’opinione, ma di dati concreti e inequivocabili – ha sottolineato Antonello Pasini -. Il cambiamento climatico non è un problema ideologico, ma reale, e non lo si risolve negando la realtà per consentire una narrazione di parte”.

Per questo, ha aggiunto Pasini, “Italia ed Europa dovrebbero prendere nettamente le distanze da queste posizioni negazioniste e trasformare lo sconcerto in determinazione: accelerare con ancora più convinzione la transizione energetica, investire nelle rinnovabili e dare un segnale forte al mondo che il futuro non si costruisce negando la realtà, ma affrontandola con coraggio e responsabilità.”

Ma si può negare il cambiamento climatico?

La questione se il cambiamento climatico esista o meno riceve una risposta schiacciante dalla comunità scientifica globale, incluso il parere autorevole della Nasa. L’agenzia spaziale statunitense dichiara che esiste un’evidenza inequivocabile del riscaldamento della Terra a un ritmo senza precedenti. Dalla sua prospettiva unica nello spazio, la Nasa raccoglie osservazioni critiche a lungo termine del nostro pianeta in mutamento. I dati raccolti per molti anni, anche grazie a satelliti e nuove tecnologie, rivelano i segni e i modelli di un clima che sta cambiando.

Tali prove dimostrano che l’attività umana è la causa principale di questa tendenza, guidando l’espansione dell'”effetto serra” principalmente attraverso la combustione di combustibili fossili come carbone e petrolio, che aumentano la concentrazione di anidride carbonica (Co2) nell’atmosfera. Gli effetti di questo riscaldamento sono già visibili e, per le persone che vivono oggi, irreversibili: si osservano la perdita di ghiaccio marino, lo scioglimento di ghiacciai e calotte glaciali e l’innalzamento del livello del mare.

Il Green Deal a rischio?

Il Green Deal Europeo è la strategia dell’Unione europea per diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, trasformando l’economia verso la neutralità climatica e l’uso efficiente delle risorse. Questa ambiziosa iniziativa promuove la sostenibilità in settori chiave come energia, industria, agricoltura e trasporti, puntando anche a un’economia circolare, alla tutela della biodiversità e a una transizione sociale equa.

Gli obiettivi, senz’altro ambiziosi, sono stati spesso oggetto di dibattito politico. Al coro di Donald Trump si sono aggiunti, infatti, anche esponenti politici del nostro Paese. Sul climate change “noi abbiamo la nostra posizione, siamo impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico, però diciamo che la politica del Green Deal è stata una politica sbagliata perché ha posto degli obiettivi irraggiungibili che hanno provocato danni enormi sia alle agricolture che alle industrie, quindi va cambiato”, ha detto a margine dei lavori dell’assemblea generale Onu, a New York, il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

“Ho condiviso molte cose che ha detto Trump nel suo intervento. Ho condiviso quello che dice sulla migrazione, ho condiviso buona parte di quello che dice sul Green Deal. Ho condiviso anche alcuni passaggi sul fatto che gli organismi multilaterali per lavorare bene e migliorare il loro ruolo in un contesto come quello nel quale ci troviamo, chiaramente devono sapere anche rivedere quello che non funziona”, così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando con la stampa italiana a margine dell’Assemblea generale dell’Onu.

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