Otto dipendenti su 10 in Italia, nel 2024, erano over 50: perlopiù uomini. A rilevarlo è il Rapporto annuale Istat 2025 che ha registrato una crescita degli occupati la cui stima si attesta a 23,9 milioni nel 2024 (+352mila, +1,5% in un anno; +823mila, +3,6% rispetto al 2019). Ma oltre l’80% della crescita è dovuta all’aumento degli occupati con 50 anni e oltre (+285mila, +3%).
In generale, l’aumento riguarda sia uomini sia donne ma il divario di genere rimane stabile: il tasso di occupazione è 71,1% per gli uomini e 53,3% per le donne.
Occupazione “over 50”
Analizzando i dati nello specifico possiamo constatare come nel 2024 il tasso di occupazione sia cresciuto soprattutto tra gli individui di 45-54 anni (+1,3 punti percentuali in un anno) e, in misura leggermente maggiore, tra quelli di 55-64 anni (+1,7 punti). Più contenuto l’aumento per gli individui con età compresa tra 25 e 44 anni, mentre per i giovani di 15-24 anni il tasso di occupazione subisce un calo di 0,7 punti.
Divari territoriali e titolo di studio
Anche i divari territoriali restano ampi. Nonostante il Mezzogiorno registri il maggior incremento di occupati (+2,2%), la distanza dal Nord rimane elevata, anche se in calo (rispettivamente 49,3% contro 69,7%, oltre 20 punti in meno). L’aumento degli occupati riguarda solo i più istruiti: nel 2024 crescono solo gli occupati con diploma (+2,2%) o laurea (+3,7%), mentre calano quelli con al massimo la licenza media (-1,8%).
Il tasso di occupazione raggiunge l’82,2% tra i laureati e scende al 45,1 per i meno istruiti. Il divario di genere si riduce con l’aumentare del livello di istruzione: 28 punti tra chi ha al massimo la licenza media, che passano a 19,5 tra coloro che possiedono un diploma e a quasi 7 punti tra laureati e laureate.
Chelli (Istat): “Necessario mitigare le disparità”
“I vincoli alla crescita e gli squilibri che inibiscono uno sviluppo più sostenibile e inclusivo” sono ostacoli che “appaiono particolarmente gravosi per le giovani generazioni”. E’ quanto ha affermato il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, nel concludere la presentazione del rapporto annuale 2025 dell’istituto di statistica, spiegando come le nuove generazioni siano “ridotte nel numero ma più istruite, risultano spesso condizionate da divari territoriali e sociali che influenzano negativamente le possibilità di ingresso e crescita nel mondo del lavoro” ma “le trasformazioni in atto nella qualità dell’occupazione, e in particolare la crescita molto rapida del capitale umano nelle generazioni più giovani, rappresentano una grande opportunità per accelerare la trasformazione del nostro Paese”.
“Questo processo – ha incalzato Chelli – deve essere però rafforzato, mitigando le disparità ancora pronunciate nell’accesso ai livelli più alti di istruzione, sostenendo l’inserimento professionale e i percorsi di carriera e la formazione tecnica e specialistica, promuovendo comportamenti proattivi da parte delle imprese in particolare sul versante dell’innovazione”, ha concluso il presidente dell’Istat.