Rafforzare la sostenibilità sociale e la previdenza di donne e giovani. Questo è l’appello del segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga, dopo la pubblicazione dei dati Inps sui flussi di pensionamento nel primo trimestre 2025 in confronto ai dati dello scorso anno.
“È preoccupante il fatto che il divario di genere relativamente all’importo delle pensioni delle donne sia aumentato passando dal 29,1% nel 2024 al 31,97% nel primo trimestre 2025. Sono necessarie politiche ancora più incisive per favorire il lavoro femminile sia in termini di quantità sia in termini di qualità”, ha dichiarato Ganga.
I dati Inps
I dati dell’Osservatorio statistico dell’Inps aggiornati al 2 aprile 2025 mostrano che, a parità di categoria, le donne percepiscono mediamente assegni pensionistici significativamente inferiori rispetto agli uomini.
Nel 2024, sono state registrate 877.186 pensioni, con un importo medio mensile di 1.229 euro. Nel primo trimestre del 2025, il numero di pensioni è stato di 194.582, con un importo medio di 1.237 euro. Questi dati comprendono pensioni di vecchiaia, assegni sociali, pensioni anticipate, fondi speciali, pensioni di invalidità e pensioni ai superstiti.
Il divario di genere
Per gli uomini, infatti, l’importo medio è di 1.486 euro, in aumento dai 1.457 dell’intero 2024, mentre per le donne l’importo si ferma a 1.011 euro, in calo sui 1.033 medi del 2024. In media le donne percepiscono il 31,97% in meno. Il dato è sui singoli assegni e non sull’intero reddito da pensione che può comprendere più trattamenti, precisa l’Inps.
Per esempio, nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, le nuove pensioni di vecchiaia liquidate nel primo trimestre del 2025 hanno un importo medio di 867 euro per le donne, contro i 1.563 euro degli uomini. Ma è osservando la distribuzione per classi d’importo che il divario diventa più evidente: nella fascia più bassa, sotto i 500 euro mensili, si concentra quasi il doppio delle donne rispetto agli uomini. Nelle fasce più alte, oltre i 2.000 euro, le donne rappresentano una netta minoranza.
Inoltre, il calo delle pensioni anticipate ha colpito in particolare i dipendenti pubblici, con una diminuzione del 33,85%, rispetto al 19,43% registrato nel settore privato. Anche le lavoratrici sono state penalizzate in questo ambito, con una significativa riduzione degli assegni erogati attraverso l’Opzione Donna, passati da 3.573 nel 2024 a soli 592 nel primo trimestre del 2025.
Questo squilibrio riflette un intero percorso lavorativo fatto spesso di carriere discontinue, part-time e gap retributivi, che si traducono in pensioni decisamente meno generose.
L’appello della Cisl
“Anche i dati della gestione separata che riguarda collaboratori e partite iva – ha commentato Ganga – devono essere oggetto di particolare attenzione dal momento che gli importi medi degli assegni rimangono molto bassi. È necessario disegnare un sistema che consenta a tutti di raggiungere un reddito pensionistico dignitoso, da un lato rendendo accessibile la previdenza complementare e dall’altro individuando forme si integrazione alla pensione pubblica come la pensione contributiva di garanzia proposta dalla Cisl”.