Un evento straordinario ha catturato l’attenzione degli appassionati di birdwatching e degli esperti di biodiversità: una rarissima rondine rossiccia è stata immortalata al Parco Nazionale del Circeo, in provincia di Latina. L’avvistamento, documentato dal fotografo naturalista Sandro Allegretti, rappresenta un momento di grande valore scientifico, considerando che in Italia si stima nidifichino soltanto tra le 15 e le 40 coppie di questa specie.
La rondine rossiccia (Cecropis daurica) si distingue dalle altre specie di rondini per le caratteristiche macchie fulve su alcune parti del corpo. Dal dorso scuro con riflessi azzurri o blu, presenta una sommità del capo blu scura che vira al nero nella regione alare. Particolarmente distintivo è il colore rosso ai lati del capo, che si estende fino alle spalle e si ripresenta nella prima parte della coda e sotto le ali, sfumando verso il bianco nell’area del ventre. Un altro tratto caratteristico è il groppone rosato.
Un’ospite rara nel panorama italiano
La presenza della rondine rossiccia in Italia è estremamente localizzata e sporadica. Questa specie è migratrice nidificante sul territorio peninsulare, in Sicilia e nelle maggiori isole del Tirreno. Nell’Arcipelago Toscano sembra nidificare esclusivamente all’Elba. La sua rarità rende ogni avvistamento un evento degno di nota per la comunità scientifica e per gli appassionati di ornitologia.
A differenza della rondine comune (Hirundo rustica), che ha sviluppato una stretta convivenza con l’essere umano da millenni, la rondine rossiccia mantiene una maggiore distanza dagli insediamenti urbani e per questo, mentre la rondine comune ha saputo adattarsi alle abitazioni umane e alle attività agricole, trovando nuovi luoghi di nidificazione e abbondanza di cibo, la rondine rossiccia ha mantenuto abitudini più selvatiche.
L’impatto dell’inquinamento sulle rondini
Le rondini, in generale, devono lottare e ad adattarsi per sopravvivere in un ambiente sempre più caldo e in costante mutamento. Non solo: l’inquinamento da pesticidi riduce drasticamente la disponibilità di insetti, loro principale fonte di nutrimento. Gli sbalzi climatici, con piogge violente e freddo tardivo, compromettono ulteriormente l’accesso al cibo. Anche l’edilizia moderna crea difficoltà perché le ristrutturazioni riducono gli spazi sulle facciate utili per la nidificazione, costringendo questi uccelli a cercare soluzioni alternative.
La famiglia delle Hirundinidae, che comprende rondine, balestruccio e le più rare rondine montana, rondine rossiccia e topino, svolge un ruolo ecologico fondamentale. In un solo giorno, questi uccelli si cibano di una quantità di insetti pari a 7-8 volte il loro peso, contribuendo significativamente al controllo di mosche e zanzare.
Un segnale per la conservazione
L’avvistamento della rondine rossiccia al Parco del Circeo rappresenta un importante promemoria sull’importanza della conservazione degli habitat mentre la biodiversità è sempre più minacciata dall’urbanizzazione e dai cambiamenti climatici.
Gli esperti suggeriscono alcune azioni concrete per favorire la presenza degli uccelli nelle nostre città e campagne: mantenere quanto più possibile “selvatico” il verde urbano, con siepi e aiuole con piante spontanee che forniscono cibo; installare nidi artificiali sugli edifici e casette sugli alberi; porre marcature sui grattacieli e sulle case con vetrate per evitare che gli uccelli vi sbattano contro.
La fotografia della rondine rossiccia ci ricorda che la natura continua a sorprenderci con la sua bellezza e diversità, anche in tempi difficili. Preservare questi momenti di meraviglia richiede un impegno collettivo nella protezione degli habitat naturali e nella promozione di pratiche sostenibili.