Università di Pisa implementa Chat GPT, è la prima in Italia

Arriva ChatGPT Edu: attesi vantaggi nella formazione, nella ricerca e nella burocrazia
11 Novembre 2024
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Ai Cervello Umano Mani

L’Università di Pisa ha avviato una collaborazione con OpenAI, sviluppatrice di ChatGPT, che ha portato all’introduzione di ChatGPT Edu. L’istituto è la prima università italiana a stabilire un legame strategico con il settore Ai, i precedenti sono pochi e concentrati nel mondo angloamericano. L’obiettivo dell’ateneo è implementare l’uso responsabile dell’Ai a fini educativi e pratici.

Questa tecnologia, infatti, può essere un valido supporto sia nelle attività di insegnamento che nelle attività di ricerca e può anche snellire di molto le attività amministrative, che a livello nazionale sono storicamente un cruccio. Con l’introduzione di ChatGPT Edu, una versione dell’assistente virtuale appositamente progettata per le istituzioni accademiche, Pisa si colloca tra le poche realtà mondiali a poter sperimentare direttamente i benefici di una Ai avanzata nell’istruzione.

 ChatGPT Edu all’Università di Pisa

L’accesso a ChatGPT Edu, reso possibile dall’acquisizione della licenza specifica per il settore educativo, è un elemento chiave dell’accordo. L’obiettivo principale è rendere l’apprendimento più personalizzato e inclusivo, migliorando al contempo l’efficienza nelle operazioni amministrative e promuovendo nuovi percorsi di ricerca. Come ha sottolineato Leah Belsky, General Manager per l’Educazione presso OpenAI, la partnership è “un passo significativo verso un’istruzione superiore più innovativa e personalizzata” e consente all’Università di Pisa di testare in anteprima strumenti come Canvas.

Precedenti internazionali: verso un’educazione inclusiva e innovativa

A livello internazionale, istituzioni come Harvard, Oxford e Stanford hanno già adottato l’Ai per potenziare l’insegnamento e la gestione accademica e i risultati ottenuti finora sono positivi. Ad Harvard, ad esempio, l’Ai supporta il tutoraggio personalizzato e aiuta gli studenti nell’approfondire discipline complesse come medicina e ingegneria. Come l’Università di Pisa, anche Oxford utilizza ChatGPT Edu per migliorare l’efficienza amministrativa, ma soprattutto ha implementato un modello innovativo per contrastare il fenomeno delle ‘allucinazioni‘, gli errori (più o meno gravi) generati dall’Ai nell’output. Errori in cui rischiamo di cadere sempre più spesso senza una educazione all’utilizzo consapevole dell’intelligenza artificiale, che è ancora più di quelle precedenti ha in sé il paradosso di Schrödinger: per l’umanità può essere la più grande innovazione tecnologica, o la peggiore di sempre. Al momento, tutto dipende dall’essere umano.

Sul fronte della ricerca, l’università di Stanford sta esplorando nuovi orizzonti grazie a modelli di machine learning capaci di analizzare vasti dataset in campi quali le scienze sociali e la biologia computazionale. Questi precedenti danno indicazioni preziose all’Università di Pisa, che ambisce a replicare tali successi e diventare un modello di riferimento per altre università italiane e internazionali.

Come ricordato dalla presidente Maria Adele Savino, Presidente Rau al XXXII Convegno Rau, l’Associazione Nazionale dei Responsabili Amministrativi delle Università Italiane, “le potenzialità dell’intelligenza artificiale sono ormai tanto attuali quanto straordinarie, quindi non serve parlare del ‘se’ accadranno degli scenari, ma di come il sistema universitario nel suo complesso, dalla ricerca, all’amministrazione e gestione al management, può mettere a fattor comune le proprie esperienze per governare il cambiamento già in essere, combinando quindi le grandi potenzialità di infrastruttura tecnologica, intellettuali e gestionali presenti nelle università italiane”. L’evento si è tenuto venerdì scorso, 8 novembre, a poco più di 120 chilometri da Pisa, presso l’Università di Siena, dove oltre 380 addetti ai lavori si sono confrontati sull’utilizzo e sulle implicazioni future dell’Ai in ambito accademico.

Ai nell’apprendimento: vantaggi per studenti e docenti

Uno dei vantaggi più rilevanti dell’intelligenza artificiale in ambito educativo è la possibilità di personalizzare l’apprendimento. ChatGPT Edu e altri sistemi di Ai avanzata permettono infatti di analizzare i dati relativi agli studenti – come i risultati dei test o gli stili di apprendimento – per adattare i materiali e le metodologie alle esigenze individuali. Questo approccio non solo rende l’insegnamento più efficace, ma contribuisce anche a ridurre le disuguaglianze tra studenti con diverse capacità, favorendo un ambiente educativo più equo. In alcuni casi, laddove la valutazione è oggettiva, l’Ai offre un importante supporto agli insegnati nella correzione di test e compiti, fornendo feedback personalizzati. Questo consente ai docenti di risparmiare tempo prezioso e di concentrarsi su attività ad alto valore aggiunto, migliorando l’esperienza complessiva di insegnamento. Un discorso che può (e deve) essere allargato al concetto della produttività, parametro per cui l’Italia si posiziona tra gli ultimi Paesi nell’area Ocse. La situazione diventa ancora più critica guardando ai numeri sulla natalità e alle conseguenze della crisi demografica sull’economia del Paese.

Inclusione e accessibilità: l’Ai per una didattica più equa

Se presa in senso lato, e non solo come generativa, l’intelligenza artificiale sta anche aprendo nuove possibilità per rendere l’istruzione più inclusiva e accessibile. Tecnologie come il riconoscimento vocale possono facilitare l’apprendimento per studenti con disabilità, mentre strumenti di traduzione automatica aiutano gli alunni di lingua diversa a partecipare alle lezioni. Queste innovazioni contribuiscono a creare un ambiente educativo che sia realmente inclusivo, offrendo a tutti gli studenti pari opportunità di successo.

Ai e Università di Pisa, i precedenti

L’Università di Pisa non è nuova all’adozione dell’Ai in ambito educativo. Già nel marzo 2023, l’ateneo aveva lanciato Oraculum/Sibylla, un sistema open-source che utilizza la tecnologia di OpenAI per creare chatbot multilingua in grado di rispondere a domande normative e procedurali. Il progetto ha gettato le basi per l’attuale partnership e rappresenta un esempio di come l’Ai possa essere utilizzata in modo etico e trasparente. Inoltre, Pisa ha istituito il laboratorio GoodAI-Labs, dedicato alla ricerca su sistemi di Ai responsabili e trasparenti, nell’ambito del progetto Fair finanziato dal PNRR.

Come l’Ai può influenzare il cervello umano

Se si parla di apprendimento, si deve parlare di cervello, di mente umana, laddove tutto si crea, si distrugge e si trasforma, parafrasando Lavoisier. Da dodici anni, grazie all’opera principale del premio Nobel per l’Economia Daniel Kahneman (Pensieri lenti e veloci, 2012) abbiamo identificato due sistemi nel cervello umano: Sistema 1 e Sistema 2, uno più rapido, intuitivo, impulsivo, l’altro più lento, analitico e razionale. Una ricerca pubblicata su Nature dimostra che la diffusione dell’Ai sta già avendo degli effetti sulla mente umana, che rischia di abbandonarsi agli output, sottovalutando il proprio ruolo. Quasi a voler mettere in guardia sul possibile regresso delle mente umana, la ricerca parla di “Sistema 0.

In base a questo modello, ideato da un team di esperti multidisciplinari, l’interazione con l’Ai creerebbe un nuovo livello di elaborazione cognitiva, esterno al cervello umano ma strettamente legato al nostro processo decisionale. A differenza dei Sistemi 1 e 2 descritti dal Premio Nobel Daniel Kahneman, il Sistema 0 offre un “pensiero” automatizzato e inorganico, che affascina e al contempo spaventa.

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