Matera verso la Puglia? Il dibattito sull’annessione e il futuro della città dei Sassi

Tra sanità, infrastrutture e marginalizzazione, Matera si interroga sul proprio futuro: un referendum per l’annessione alla Puglia scuote la politica regionale e alimenta il dibattito sul destino della città
15 Ottobre 2024
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Matera
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Matera, la “città dei Sassi” e simbolo della rinascita culturale italiana, si trova al centro di un acceso dibattito politico che coinvolge il suo futuro amministrativo e territoriale. La proposta di un referendum per l’annessione della città alla Puglia, presentata da due ex parlamentari, ha sollevato interrogativi profondi sul ruolo della città all’interno della Basilicata e, più in generale, sul sistema regionale italiano. Questa proposta, pur rappresentando un’idea inusuale, ha radici che affondano in anni di malcontento riguardante questioni di sanità, infrastrutture e marginalizzazione percepita rispetto a Potenza, l’altro capoluogo della regione.

Le origini della proposta di referendum

La domanda che verrà posta ai cittadini, qualora il referendum venga approvato, è semplice: “Volete che il territorio del Comune di Matera sia separato dalla Regione Basilicata per entrare a fare parte della Regione Puglia?”. Un quesito che, nella sua formulazione diretta, nasconde un malessere profondo. A promuovere la proposta di annessione sono stati due ex senatori, Corrado Danzi e Tito Di Maggio, a nome di 64 sottoscrittori, e la loro iniziativa si appella all’articolo 132 della Costituzione italiana, che prevede la possibilità di cambiare regione mediante un referendum popolare e una legge della Repubblica.

Il percorso, però, è tutt’altro che semplice. Come spiega lo stesso Danzi, “Entro quindici giorni il consiglio comunale deve rispondere. L’assise deve esaminare la correttezza formale e poi altri parametri. Poi può dare parere favorevole e avviare l’iter di referendum, in tal caso entro i 60 giorni successivi dobbiamo raccogliere circa 5mila firme, pari al dieci per cento degli aventi diritto al voto. Se invece il parere sarà sfavorevole, faremo ricorso”. Il riferimento all’esempio di Sappada, che nel 2017 è passata dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, dimostra che precedenti esistono, ma nessuno riguarda una città delle dimensioni di Matera.

Matera, tra isolamento e marginalizzazione

Le ragioni che spingono i promotori a considerare l’annessione alla Puglia sono legate principalmente a due temi critici: la sanità e le infrastrutture. Secondo Danzi, “Il nostro ospedale era una punta di diamante mentre adesso è stato svuotato. Lo stesso si può dire delle infrastrutture”. Il malcontento sulla sanità è alimentato dal fatto che molti cittadini di Matera sono costretti a rivolgersi a strutture ospedaliere pugliesi, come il Miulli di Acquaviva delle Fonti, per ottenere cure adeguate.

Anche sul fronte delle infrastrutture, Matera sembra soffrire di un isolamento strutturale. Se da un lato Bari è facilmente raggiungibile grazie a collegamenti ferroviari e stradali potenziati, “per collegarci con Potenza siamo messi male”, lamenta Danzi. Non è solo una questione di distanze fisiche, ma di opportunità: la Puglia, e Bari in particolare, rappresentano per Matera un importante snodo turistico, commerciale e culturale. Non a caso, il flusso turistico verso la città dei Sassi arriva principalmente da Bari, che con il suo aeroporto e il suo porto crocieristico funge da porta d’ingresso per visitatori provenienti da tutto il mondo.

Le risposte della politica lucana

La proposta di referendum ha subito suscitato reazioni contrarie da parte dei rappresentanti regionali della Basilicata. Diversi esponenti politici, tra cui Piero Marrese e Roberto Cifarelli (Pd), Viviana Verri (Movimento 5 Stelle) e altri consiglieri di opposizione, hanno bocciato l’idea come una mossa avventata. “Più che fantasiosi traslochi in altre regioni – hanno dichiarato – crediamo che la città di Matera abbia bisogno di investimenti importanti e di un cambio di passo che solo una politica regionale lucana diversa può dare”. La città dei Sassi, secondo questa visione, non dovrebbe cercare soluzioni al di fuori della Basilicata, ma dovrebbe invece essere il motore di un rinnovamento per tutta la regione.

Anche il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha espresso la sua contrarietà all’iniziativa, definendola un tentativo di “lucrare consenso agitando antagonismi e contrapposizioni che appartengono più al mondo dello sport che alla vita sociale, economica e politica”. Bardi ha ribadito che la coesione regionale e il dialogo tra i vari territori della Basilicata sono essenziali per lo sviluppo futuro della regione, e che la strada per valorizzare Matera non passa attraverso “divisioni” ma attraverso “concertazione, condivisione e modernità”.

Il sindaco Bennardi: “Connessioni, non annessioni”

In un contesto così polarizzato, il sindaco di Matera, Domenico Bennardi (Movimento 5 Stelle), ha adottato una posizione più conciliatoria. Pur non schierandosi apertamente né a favore né contro la proposta di referendum, Bennardi ha sottolineato l’importanza di “connessioni piuttosto che annessioni“. Secondo il primo cittadino, Matera deve guardare oltre i confini amministrativi per sviluppare sinergie con i territori vicini, come dimostrano i patti di amicizia siglati con Bari e Taranto.

“Abbiamo la fortuna di vivere in luoghi bellissimi, che meritano di essere connessi e collegati tra loro”, ha detto Bennardi, ponendo l’accento sulla necessità di condividere progettualità e strategie. Tuttavia, ha sollevato anche delle preoccupazioni legittime: “Sul piano amministrativo non è facile prevedere se Potenza possa essere migliore di Bari, se l’attenzione che oggi viene considerata non sufficiente possa migliorare se si passa in una Regione già complessa e grande”. In altre parole, l’annessione alla Puglia non garantirebbe automaticamente una soluzione ai problemi di Matera.

Il sindaco ha inoltre ricordato l’importanza delle istituzioni locali, come l’Università della Basilicata, che a Matera ha stabilito importanti corsi di studio, tra cui quello in Scienze del turismo e la storica Scuola di specializzazione in beni archeologici. “Perderemmo la storica Scuola di specializzazione in beni archeologici… per ricominciare tutto da capo con una delle Università pugliesi?”, si è chiesto Bennardi, evidenziando i rischi legati a un cambiamento così radicale.

Matera, un simbolo per la Basilicata e oltre

Matera, con la sua storia millenaria e il suo straordinario patrimonio culturale, rappresenta molto più di una semplice città: è un simbolo della capacità dell’Italia di rinascere e reinventarsi. Nel 2019, quando la città è stata Capitale europea della cultura, ha dimostrato al mondo intero il suo potenziale come polo culturale e turistico. Proprio per questo, ogni decisione sul suo futuro non riguarda solo i suoi abitanti, ma anche l’immagine della Basilicata nel contesto nazionale e internazionale.

Come ha sottolineato il presidente Bardi, “Matera a livello internazionale viene percepita come il simbolo di una Basilicata capace di interagire virtuosamente con il resto del Paese, l’Europa e il mondo”. È su questa percezione che si giocherà la partita politica, economica e sociale del prossimo futuro: mantenere l’identità di Matera all’interno della Basilicata, o cedere alla tentazione di cercare altrove una nuova appartenenza.

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