Vivere vicino ai vigneti aumenta l’esposizione ai pesticidi: lo studio

Uno studio francese evidenzia il maggior rischio dovuto alla la vicinanza delle abitazioni e alla quantità di pesticidi utilizzati, e invita a ridurre trattamenti,
18 Settembre 2025
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Filare di viti

Vivere vicino ai vigneti aumenta l’esposizione ai pesticidi. Una relazione che emerge dallo studio PestiRiv, condotto congiuntamente in Francia da Santé Publique France (l’agenzia nazionale francese per la salute pubblica) e ANSES (l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro) nel 2021-2022 in 265 aree viticole e non, su 1.946 adulti e 742 bambini.

Lo studio

L’analisi puntava proprio ad indagare su larga scala l’esposizione delle popolazioni che vivono vicino ai vigneti (meno di 500 metri) rispetto a quelle che vivono lontano da qualsiasi coltura (oltre 1 km), un ambito ancora con pochi dati. La viticoltura è stata scelta come caso di studio perché rappresenta una coltivazione permanente, molto diffusa in prossimità delle abitazioni e caratterizzata da un uso intensivo di prodotti fitosanitari.

Lo studio PestiRiv si è svolto in due fasi:

• ottobre 2021 – febbraio 2022, periodo con pochi trattamenti
• marzo – agosto 2022, periodo con la maggior parte dei trattamenti alla vite.

Sono state analizzate 56 sostanze:

• nell’aria esterna e interna delle case
• nella polvere domestica
• nei campioni di frutta e verdura provenienti dagli orti familiari
• attraverso indicatori biologici (urine e capelli).

Parallelamente, i partecipanti hanno compilato questionari su dieta, attività all’aperto, occupazione, uso domestico di pesticidi e caratteristiche delle abitazioni (ad esempio la ventilazione), per identificare tutti i possibili fattori di esposizione.

Vivere vicino ai vigneti aumenta l’esposizione

Le conclusioni dello studio sono nette:

chi vive vicino ai vigneti è più esposto ai pesticidi rispetto a chi abita lontano da qualsiasi coltura
l’esposizione aumenta significativamente nel periodo dei trattamenti e riguarda sia adulti che bambini
• l’aumento dell’’impregnazione biologica’ – cioè la presenza di residui nelle urine e nei capelli – è coerente con le misurazioni ambientali (aria, polvere, ortaggi).

Questi risultati sono considerati robusti perché riscontrati in tutte le tipologie di campione, e sono coerenti con i pochi studi già condotti su altre colture, ad esempio negli Stati Uniti (grano, soia) e nei Paesi Bassi (fiori).

Le sostanze individuate e i meccanismi di esposizione

Lo studio ha individuato sia pesticidi specifici per la vite (ad esempio folpel e metiram) sia sostanze di uso più ampio, come glifosato, fosetil-alluminio e spiroxamina, che potrebbero allargare il discorso alle altre tipologie di coltura.

L’esposizione è dovuta al trasferimento nell’ambiente delle sostanze che vengono usate sulle viti, trasferimento che avviene:

al momento dell’erogazione del prodotto, attraverso goccioline che si spostano nell’aria oltre le aree trattate
dopo l’applicazione, per ‘rivolo’ o per rideposizione, perché parte dei prodotti evapora e successivamente si ri-deposita nel terreno.

Inoltre, secondo i ricercatori, le condizioni climatiche durante l’analisi – scarse piogge e alte temperature – potrebbero aver ridotto il numero di trattamenti rispetto ad altri anni. In caso di stagioni più piovose, i livelli di esposizione nelle aree viticole potrebbero dunque risultare ancora più elevati.

Cosa si può fare

I principali fattori di rischio individuati dallo studio sono:

• la quantità di pesticidi utilizzati
• la vicinanza delle abitazioni ai vigneti.

E se queste sono le cause principali dell’esposizione, è qui che occorre agire. Santé Publique France e ANSES, infatti, raccomandano di agire direttamente sulla fonte della contaminazione, riducendo i trattamenti allo stretto necessario e limitando al minimo la dispersione dei prodotti.

Le agenzie suggeriscono inoltre di informare preventivamente i residenti prima dei trattamenti, per consentire comportamenti di autoprotezione. Tra questi, togliere le scarpe entrando in casa, pulire i pavimenti regolarmente, asciugare il bucato all’interno durante il periodo di trattamento, sbucciare frutta e verdura dell’orto, limitare il consumo di uova da pollai domestici in zone agricole, avere un sistema di ventilazione meccanica.

Ma occorre tenere in mente, sottolineano gli studiosi, che la prevenzione non può basarsi solo su misure individuali: è necessario intervenire sulle pratiche agricole e sulla gestione dei prodotti fitosanitari.

E in Italia?

Si tratta di una questione di non poco conto: circa il 4% della popolazione francese vive a meno di 200 metri da un vigneto, e questa coltura è spesso molto vicina alle abitazioni. I residenti hanno già espresso preoccupazioni riguardo all’esposizione ai pesticidi, anche a seguito di sospetti raggruppamenti di tumori pediatrici.

Tuttavia, precisano i ricercatori, i dati di PestiRiv non permettono di determinare i rischi sanitari associati alle esposizioni, poiché non forniscono informazioni sullo stato di salute delle popolazioni. Per questo tipo di valutazione, occorre uno studio ad hoc.

I risultati francesi possono essere un campanello per l’Italia, anch’esso Paese a vocazione vitivinicola. Al momento non ci sono indagini specifiche (del resto anche PestiRiv mirava a colmare la lacuna nei dati). Esistono però progetti pilota, come quello su un numero di partecipanti limitato, che ha misurato 39 pesticidi nei capelli di bambini e genitori residenti vicino a vigneti nell’area di Treviso. La rilevazione conferma che esiste esposizione biologica per chi vive a poca distanza da queste colture.

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