Al grande caldo di questi giorni, potrebbe presto seguire il freddo. E, tra qualche mese, un inverno rigido. I meteorologi, infatti, stanno rilevando – e valutando – la prima ripresa della formazione del vortice polare artico, un’area di bassa pressione stabilmente posta sul Polo Nord, che con le sue dinamiche influenza che tempo farà in Europa (e non solo).
In pratica, che inverno avremo dipende da quello che succede al vortice artico, una specie di trottola di venti che soffiano in senso anti-orario (ovest-est) sopra al Polo Nord, che comincia a rimettersi in moto già dalla terza metà di agosto. Non a caso, gli esperti ipotizzano che intorno al 20 di questo mese potremmo avere sollievo dalle temperature africane, mentre nel Nord Europa potrebbe esserci bisogno del maglione.
Ma scopriamo cos’è il vortice polare, perché è importante e perché, anche in questo caso, il riscaldamento climatico c’entra.
Cos’è il vortice polare
Per ‘vortice polare‘ si intende un’area di bassa pressione circolatoria che nasce dal raffreddamento delle zone artiche o antartiche e che segue una specie di ‘ciclo’: si estende e si irrobustisce in autunno, ‘staziona’ sui Poli in inverno, si restringe in primavera, quasi scompare in estate. Esistono due vortici polari, artico e antartico: il fenomeno è analogo, ma per l’Europa è il primo ad essere rilevante.
Come condiziona il meteo europeo
Il vortice ha una propria ‘vita’, influenzata da molti fattori, a causa dei quali cambia estensione e profondità, velocità dei venti, compattezza. Il risultato è che il fenomeno può rimanere ‘confinato’ nell’area polare oppure può disgregarsi ed estendersi verso Sud (nel caso dell’Artico), quindi verso Europa, Canada, Usa e Asia settentrionale.
Se infatti la troposfera si riscalda al Polo, i venti in quota invertono la direzione della loro rotazione, spezzettando (split) il vortice in due o più aree secondarie di aria fredda che scendono verso Sud. Allo stesso tempo, nell’Artico si instaura un’area di alta pressione, che comporta temperature al suolo superiori alla media. È quello che è successo in Europa nel 1963 e nel 1985, quando si registrarono vere ondate di gelo. A Roma nevicò.
Un altro esempio fu nel 2018, quando lo spezzettamento del vortice dovuto al riscaldamento della troposfera creò un lobo che scese prima in Siberia e poi su tutta Europa, insieme al gelo: era il Burian. Di converso, al Polo Nord si registravano temperature sopra gli 0 gradi.
Ancora, nel 2021, un vortice polare debole provocò temperature a -40° gradi in Texas (Stati Uniti), con pesanti conseguenze sui trasporti e sulla vita quotidiana, causando la morte di 246 persone.
In pratica, quando il vortice polare è stabile e compatto confina l’aria fredda al Polo. In questo caso, l’inverno tende a essere più mite e stabile. Viceversa, se si indebolisce o si divide, masse d’aria artica possono spingersi più a Sud, provocando ondate di freddo estreme, anche fuori stagione e in Italia, e portando instabilità, dunque un’alternanza tra periodi di freddo intenso e fasi di temperature anomale. inoltre, i jet stream (la corrente che separa l’aria fredda dall’aria più calda tra l’Artico e le latitudini medie) diventano più ondulati e lenti, favorendo le condizioni meteorologiche estreme: siccità, piogge intense, forti nevicate.
Il riscaldamento climatico impatta il vortice polare
I cambiamenti climatici stanno influenzando il vortice polare al di là della sua naturale instabilità? Sul tema gli esperti stanno ancora lavorando, ma sembra che l’aumento delle temperature della Terra, e soprattutto dell’Artico, che si sta riscaldando fino a quattro volte più in fretta della media globale, stia rendendo il vortice più instabile e dunque più soggetto a formare gli ‘split’ che si estendono verso Sud.
Alcuni studi hanno in effetti evidenziato un aumento delle ‘stretch events‘, le distorsioni del vortice polare che favoriscono l’arrivo di ondate di freddo in Europa e Nord America nonostante il generale riscaldamento globale. Anche episodi di ‘stratwarming improvviso (SSW)’, ovvero forti riscaldamenti della stratosfera, possono destabilizzare e frammentare il vortice.
Insomma, anche se può sembrare un paradosso, visto che il riscaldamento globale porta in media inverni più miti, la maggiore instabilità del vortice polare, collegata all’aumento delle temperature, favorisce la frequenza di episodi estremi: inverni più rigidi, nevicate importanti o, al contrario, periodi insolitamente caldi in anticipo.
Come sarà l’inverno 2025
Secondo i dati a disposizione dei meteorologici, il fenomeno in questi giorni sta tornando a risvegliarsi: i venti nella stratosfera si stanno rafforzando e questo è il primo passo per la formazione del vortice. Un vortice che, sempre dai dati, potrebbe essere meno compatto del solito e che dunque sarebbe più instabile e più soggetto a disgregarsi in pezzi, destinati a piombare sull’Europa e sull’Italia. Insomma, anche se è presto per fare previsioni concrete, al momento sembra che avremo un inverno alquanto freddo.
Anche perché è al lavoro un altro fenomeno: dopo El Niño, che ha contribuito a rendere il 2024 un anno record per il caldo, tocca fare i conti con La Niña, un fenomeno climatico caratterizzato dal raffreddamento delle acque superficiali del Pacifico centrale e orientale, e i cui effetti possono arrivare fino da noi.