Compie 80 anni la festa della Tomatina, tipico appuntamento di Buñol, in provincia di Valencia, dove l’ultimo mercoledì di agosto si da il via ad una battaglia a colpi di pomodori. Secondo le fonti municipali, si stima che siano state oltre 22 mila le persone ad aver preso parte all’edizione del 2025.
Protagonisti? Ben 120 mila chili di pomodori, non commestibili, coltivati appositamente per l’occasione in Estremadura.

La Tomatina in Spagna: perché si festeggia?
Rintoccano alle 12 le campane che danno il via alla celebrazione annuale tipica di Buñol. La battaglia si trasforma in poco tempo di una lunga distesa rossa. La folla radunata nella piazza centrale della città in provincia di Valencia raccoglie pomodori da terra per poi lanciarseli contro. Senza sosta, per tutto il giorno, oltre 20 mila persone ogni anno compiono questo gesto simbolico.
“Tomaterapia” è stato lo slogan di quest’anno: un gesto che – tramite il lancio di pomodori – cerca di rappresentare una rinascita. Tema ancora più sentito quest’anno, in quanto la comunità valenziana ha subito gravi allusioni provocate dall’esondazione del fiume Dana lo scorso 29 ottobre. La raccolta fondi predisposta dal comune di Buñol finanzierà la ricostruzione del Castello cittadino, danneggiando dall’alluvione.

Spreco alimentare?
I pomodori per la Tomatina vengono coltivati appositamente in Estremadura e nella vicina città di Xilxes a Castellón. Non sono una varietà destinata al consumo umano, in quanto il loro grado di maturazione raggiunge livello inadeguati alla vendita. Lo spreco alimentare è scongiurato e l’evento, visti i turisti che arrivano e i fondi raccolti per la ricostruzione del Castello di Buñol, rappresenta anche un’opportunità di “guadagno” in molti sensi.
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Anche in Italia c’è una festa simile…
Anche in Italia si celebra una festa molto simile. Parliamo della Battaglia delle Arance ad Ivrea. Con una tradizione secolare, pur apparendo come uno spreco alimentare, utilizza altrettanto arance non idonee al consumo umano, provenienti da scarti agricoli di aziende della Sicilia e della Calabria. Questi frutti, troppo piccoli o difettosi per la vendita, sarebbero comunque destinati al macero. Dopo l’evento, le arance vengono raccolte e trasformate in compost, contribuendo a pratiche agricole sostenibili e alla produzione di energia pulita. L’organizzazione segue da anni un codice etico che garantisce trasparenza e rispetto ambientale, rendendo la tradizione non solo simbolica, ma anche responsabile.