Terremoto Turchia, la storia si ripete. Quali sono le zone più a rischio sismico nel mondo?

Magnitudo 6.1, sisma avvertito fino a Istanbul. Italia Paese più esposto a livello europeo
11 Agosto 2025
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Terremoto Turchia Archivio
Terremoto, immagine di archivio (Canva)

La domenica sera del 10 agosto ha portato un nuovo brivido di paura nelle città dell’ovest della Turchia. Alle 19:53 ora locale (18:53 in Italia), un terremoto di magnitudo 6.1 ha colpito Sindirgi, nella provincia di Balikesir, facendo crollare diversi palazzi nell’area. Un uomo di ottantuno anni è morto dopo essere rimasto sotto le macerie di un edificio a Sindirgi, mentre altre ventinove persone sono rimaste ferite.

La scossa, localizzata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia a una profondità di 9-11 chilometri, ha fatto vibrare la terra fino a Istanbul e Smirne, trasformando una tranquilla domenica sera in un incubo per migliaia di cittadini. Il bilancio poteva essere molto più drammatico, ma l’ennesimo terremoto in Turchia ha riacceso i timori di un Paese che vive da sempre con la spada di Damocle della sismicità appesa sopra la testa.

Il crollo di Sindirgi

Il ministro degli Interni turco Ali Yerlikaya ha annunciato la morte dell’unica vittima finora accertata: “Una persona di 81 anni è morta poco dopo essere stata estratta dalle macerie”, ha dichiarato ai giornalisti accorsi sul posto. Nei villaggi circostanti Sindirgi, sedici edifici hanno ceduto alla forza del terremoto – quattro case e dodici palazzi abbandonati – insieme a due moschee. Le immagini trasmesse dai media turchi hanno mostrato un palazzo di tre piani nel centro cittadino ridotto a un cumulo di macerie, con sei persone intrappolate e quattro estratte vive.

La fortuna, se così si può chiamare, è stata che molti edifici erano disabitati al momento della scossa. Ma la vulnerabilità sismica del Paese non può essere ignorata.

Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha detto che “tutte le istituzioni competenti stanno adottando le misure necessarie” e che la situazione è sotto stretto monitoraggio.

Perché in Turchia ci sono tanti terremoti?

La Turchia non è nuova a questi eventi. Il Paese si trova all’incrocio di numerose faglie sismiche attive, che lo rendono uno dei territori più esposti al rischio terremoto al mondo. È ancora vivido nella memoria collettiva del Paese, il ricordo del 5-6 febbraio 2023 quando, due potenti terremoti colpirono la Turchia meridionale e centrale e le regioni settentrionali della Siria, provocando circa 60.000 vittime e distruggendo completamente Antakya, l’antica Antiochia. Solo un mese fa, nel luglio 2025, una scossa di magnitudo 5.8 nella stessa regione meridionale aveva causato un morto e sessantanove feriti.

La faglia dell’Anatolia settentrionale, che minaccia direttamente Istanbul con i suoi quindici milioni di abitanti, rappresenta una delle preoccupazioni maggiori per gli esperti. Le stime parlano di una probabilità del 60% che entro il 2030 si verifichi un evento sismico di magnitudo 7 nella capitale economica turca.

Una prospettiva che ha spinto il governo a investimenti massicci nella ristrutturazione degli edifici più antichi, anche se milioni di abitanti risiedono ancora in costruzioni prive di adeguamenti antisismici.

Terremoti, quali sono i Paesi più esposti al rischio sismico?

Il terremoto turco si inserisce in un quadro mondiale dove il rischio sismico è in costante crescita. Secondo i dati più recenti, una persona su tre nel mondo vive in aree esposte ai terremoti, un numero quasi raddoppiato negli ultimi quarant’anni. Oltre a spazzare via migliaia di vite umane, mediamente i terremoti causano perdite economiche dirette di quasi quaranta miliardi di dollari all’anno, distruggendo siti produttivi e interrompendo le linee di trasporto.

La mappa globale del rischio sismico più completa al mondo, sviluppata da Fm Global utilizzando dati della Global Earthquake Model Foundation, identifica cinque zone principali ad altissimo rischio:

  • in cima alla lista si trova Los Angeles, minacciata dalla faglia di Sant’Andrea che divide la California tra la zolla nordamericana e quella del Pacifico. La Società Geologica statunitense stima una probabilità superiore al 66% che l’area metropolitana possa essere colpita da un sisma di magnitudo 6.7 entro il 2038;
  • L’area metropolitana di Teheran, con oltre 15 milioni di abitanti, presenta un rischio ancora più elevato: il 90% di probabilità che un terremoto di magnitudo superiore a 6 colpisca la città nei prossimi dieci anni. La capitale iraniana, edificata su sedimenti geologicamente giovani, rappresenta un esempio emblematico di crescita urbana attutata senza considerare le misure antisismiche;
  • Istanbul, capitale della Turchia, occupa la terza posizione in questa classifica mondiale del rischio. La città del Bosforo, già colpita in passato da devastanti terremoti, affronta una probabilità del 60% di subire un evento sismico di magnitudo 7 entro il 2030;
  • Lima, capitale del Perù, completa il quadro delle megalopoli più minacciate: l’edilizia selvaggia che ha riempito ogni spazio della grande città andina non rispetta le normative antisismiche, e gli esperti stimano che un terremoto di magnitudo 8 causerebbe cinquantamila vittime;
  • Il Giappone, con Tokyo costruita sopra una delle faglie più attive dell’oceano Pacifico, rimane una presenza costante in questa geografia del rischio. La capitale nipponica si trova nel cuore della “cintura di fuoco” del Pacifico, responsabile di nove terremoti su dieci che si verificano nel mondo.

Il rischio sismico in Europa

Nel vecchio continente, la ricerca Share – finanziata dall’Unione europea – ha prodotto la mappatura più scientificamente accurata del rischio sismico europeo, analizzando oltre 30.000 terremoti di magnitudo superiore a 3.5 verificatisi dall’anno Mille in poi.

I risultati confermano che i Paesi più esposti sono quelli della zona balcanica e mediterranea, con l’Italia che presenta la sismicità più elevata, seguita da Grecia, Turchia e Balcani.

La mappa identifica anche alcune zone isolate ad alto rischio: l’area di Lisbona in Portogallo, Bruxelles in Belgio, i dintorni di Budapest in Ungheria e la catena montuosa dei Pirenei. Questi emergono come “punti caldi” in base alla frequenza di terremoti storici significativi o alla presenza di faglie geologicamente attive.

L’Italia, il Paese europeo più a rischio

L’Italia, che nelle scorse settimane ha visto ripetuti terremoti ai Campi Flegrei, merita particolare attenzione.

Nonostante il nostro sia il Paese europeo più esposto al rischio sismico, quasi la metà degli edifici scolastici censiti nel Paese è stata costruita prima del 1976 e non è stata adeguata alle normative antisismiche. Circa 4,3 milioni di studenti frequentano scuole in territori classificati a rischio sismico elevato, un dato che evidenzia l’urgenza di interventi strutturali su larga scala.

Di certo, la terra continuerà a tremare e, sottolineano gli esperti, solo la prevenzione può trasformare una tragedia annunciata in vite umane salvate.

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