C’è un nuovo tesoro che muove l’economia globale, anche se non brilla come l’oro: le terre rare. Sono 17 elementi chimici dai nomi stravaganti ma essenziali per numerose industrie strategiche, tanto da essere ormai al centro di una contesa geopolitica tra le potenze industriali. Una contesa che non si esaurirà in breve tempo, perché il valore di questi elementi è enorme, ed è in crescita: se oggi il mercato globale delle terre rare vale circa 11 miliardi di dollari, si prevede che entro il 2031 questa cifra quasi si raddoppierà a 21,7 miliardi di dollari, con un ritmo di crescita previsto del 7,4% all’anno. Ovviamente c’è un motivo per tutto questo interesse.
Terre rare: cosa sono e a cosa servono?
Non occorre rispolverare le proprie conoscenze di chimica (ammesso di averne) per capire l’importanza delle terre rare: anche conosciuti con l’acronimo REE (Rare Earth Elements), si tratta di 17 elementi della tavola periodica che per le loro particolari proprietà magnetiche e conduttive sono indispensabili in diversi ambiti, dall’industria elettronica e tecnologica a quella aereonautica e militare, oltre che per le energie rinnovabili.
Nonostante il loro nome, in realtà questi elementi non sono particolarmente rari nella crosta terrestre; il problema è che estrarli e raffinarli è complesso e costoso. In particolare, è difficile trovarli in una concentrazione tale da renderne sensata economicamente l’estrazione.
Piccola curiosità: la quasi totalità delle terre rare venne scoperta dal 1839 al 1900, mentre l’ultima, il Promezio, venne creata artificialmente nel 1947.
Nel dettaglio, ecco quali sono le terre rare:
- Scandio
- Ittrio
- Lantanio
- Cerio
- Praseodimio
- Neodimio
- Promezio
- Samario
- Europio
- Gadolinio
- Terbio
- Disprosio
- Olmio
- Erbio
- Tulio
- Itterbio
- Lutezio
Per cosa si usano le terre rare?
Pur essendo poco conosciuti, e nonostante i loro nomi che a noi profani suonano ‘esotici’, ogni giorno abbiamo per le mani i Rare Earth Elements. Questi 17 elementi, infatti, sono fondamentali per tantissimi oggetti che usiamo abitualmente, dagli smartphone alle lampade. Per rendercene conto, basta fare qualche esempio di industria in cui sono essenziali:
• elettronica: smartphone, tablet, computer, schermi LED e televisori, fibre ottiche
• energie rinnovabili: turbine eoliche, pannelli fotovoltaici, batterie per veicoli elettrici
• difesa: sistemi radar, missili, laser e visori notturni
• medicina: risonanza magnetica e laser chirurgici
• industria petrolifera: catalizzatori per il cracking del petrolio.
L’importanza strategica delle terre rare
Visto il ruolo che rivestono per tantissime industrie anche strategiche, le terre rare le vogliono tutti e hanno ormai acquisito un’importanza geopolitica. Con tutte le conseguenze del caso. L’esempio più immediato è quello dell’Ucraina, che custodisce una riserva di REE che complessivamente, secondo uno studio dell’Istituto geologico nazionale, ammonterebbe a circa 2,6 miliardi di tonnellate. Inoltre il Paese, invaso dalla Russia nel 2022, possiede anche minerali fondamentali per l’industria tech, come la grafite (di cui vanta il 20% dei giacimenti mondiali), il titanio o il litio. Gran parte di queste riserve si trova nel Donbass, occupato dalla Russia nel 2022.
E se la Russia è interessata ai REE ucraini, gli Usa non sono da meno. Il presidente Donald Trump ha infatti chiesto all’Ucraina di ripagare gli aiuti militari forniti finora dagli Stati Uniti per resistere all’invasione del gigante slavo. Tra i due Paesi è partita così una trattativa da 500 miliardi di dollari che vede al centro proprio le terre rare e che sembrerebbe arrivata quasi a conclusione proprio in queste ore.
Ma anche il Canada, altro Paese ‘attenzionato’ da Trump, che ha detto che vorrebbe farne il 51mo Stato Usa, è ricco di REE, possedendone oltre 14 milioni di tonnellate. Un ultimo esempio: la Groenlandia, ambitissima da Stati Uniti e Russia anche perché ricchissima in terre rare, con la Cina che non sta a guardare.
Proprio il Paese asiatico è il primo produttore mondiale di REE, con 240mila tonnellate prodotte – ovvero circa il 70% del totale – e con un export cresciuto lo scorso anno del 6%.
Le riserve Usa invece ammontano a 3,6 milioni di tonnellate mentre la produzione nel 2024 è stata di 43mila tonnellate, insufficienti al fabbisogno nazionale: tra il 2019 e il 2022 gli Stati Uniti hanno dovuto importare più del 95% delle terre rare necessarie. Un ulteriore elemento che fa capire perché siano interessati ai depositi degli altri Paesi.
Infine, Russia, India e Madagascar si fermano a 2.600 tonnellate.
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I giacimenti dell’Ucraina
L’Ucraina conta oltre 20mila miniere, soprattutto carbone e ferro, ma ha anche un’ingente riserva di terre rare che, come detto, dovrebbe ammontare a circa 2,6 miliardi di tonnellate.
Le principali riserve si trovano nelle regioni centrali e orientali del Paese, in particolare nelle aree di:
• Kirovohrad –minerali rari essenziali per l’industria hi-tech
• Zhytomyr – depositi di ittrio e neodimio
• Donbass – area contesa con la Russia
• Azov – secondo alcune stime le riserve in questa zona superano i più importanti giacimenti del Nord America, anche se attualmente non vengono ancora sfruttate.
Secondo alcuni calcoli, i russi attualmente nel Paese controllano almeno il 63% dei giacimenti di carbone, l’11% dei giacimenti di petrolio, il 20% dei giacimenti di gas naturale, il 42% dei giacimenti di metalli e il 33% dei giacimenti di terre rare e altri minerali essenziali, tra cui il litio.
Dove si trovano le terre rare in Italia
L’Italia non è tra i principali produttori di terre rare, ma possiede alcuni giacimenti potenzialmente sfruttabili:
• Sardegna – presenza di monazite e bastnäsite, minerali che contengono terre rare leggere
• Piemonte – nella zona delle Alpi occidentali, tracce di ittrio e neodimio
• Toscana – giacimenti di minerali contenenti scandio e altri elementi rari
• Calabria e Sicilia – ricerche preliminari indicano potenziali depositi sfruttabili
L’estrazione di terre rare in Italia è ancora poco sviluppata, ma con l’aumento della domanda globale, il governo è impegnato a valutare strategie per ridurre la dipendenza dalle importazioni e sfruttare le risorse nazionali.