La Norvegia introduce la tassa di soggiorno per combattere il turismo di massa

La tassa del 3% a notte è comune in molti altri Paesi, ma aiuta davvero a ridurre il turismo di massa?
10 Giugno 2025
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Mappa Norvegia Canva

La Norvegia ha adottato una tassa di soggiorno mirata a contrastare il turismo di massa, una misura che riflette le difficoltà infrastrutturali di molte delle principali destinazioni del Paese.

La legge, approvata dallo Storting, il parlamento norvegese, consente ai comuni situati in zone particolarmente colpite dal turismo di applicare una tassa del 3% a notte sugli hotel e sugli appartamenti in affitto.

Questa decisione arriva dopo anni di crescita esponenziale del settore turistico. Nel 2024, il Paese ha registrato 38,6 milioni di pernottamenti, di cui oltre 12 milioni da turisti stranieri (+4,2% rispetto al 2023): un’impennata di arrivi grazie alla ricerca di climi più freschi. Tuttavia, l’aumento del flusso turistico ha causato problemi legati alla gestione delle infrastrutture, in particolare per i servizi igienico-sanitari e i parcheggi. I proventi della tassa saranno destinati al miglioramento di queste strutture, e potrebbero coinvolgere anche i passeggeri delle navi da crociera in arrivo nei porti norvegesi.

Nonostante le buone intenzioni, il provvedimento è criticato dagli operatori del settore. Secondo la Confederazione delle imprese norvegesi (Nho), esisterebbero soluzioni migliori per garantire un turismo sostenibile senza incidere sul portafoglio dei viaggiatori.

Cos’è la tassa di soggiorno e dove viene applicata?

La ministra del Commercio e dell’Industria norvegese, Cecilie Myrseth, ha definito l’approvazione della legge un giorno storico, sottolineando l’importanza di garantire un equilibrio tra l’accoglienza dei visitatori e la qualità della vita delle comunità locali.

Ma cos’è una tassa di soggiorno e perché molti Paesi puntano a questa strategia? La tassa di soggiorno è un’imposta che viene richiesta ai turisti per ogni notte di pernottamento in una determinata città o regione. Il suo obiettivo principale è finanziare le infrastrutture turistiche e ridurre l’impatto ambientale del turismo di massa.

Le modalità di applicazione variano da Paese a Paese: alcune località stabiliscono tariffe fisse per notte, altre calcolano la tassa in base alla categoria dell’alloggio, mentre alcune, come Amsterdam e la Norvegia, adottano una percentuale sul costo totale del soggiorno. Molte città europee applicano questa imposta. Alcuni esempi:
Amsterdam (Paesi Bassi): tassa dal 7% al 12,5% sul costo dell’alloggio.
Berlino (Germania): tassa del 5% sul conto dell’hotel.
Barcellona (Spagna): 7,5 euro a notte, ma può variarein base alla categoria dell’alloggio.
Parigi (Francia): varia da 0,20 a 5 euro per notte, a seconda dell’hotel.

Nel Regno Unito, la tassa di soggiorno non è comune, ma alcune città come Manchester hanno adottato una City Visitor Charge di 1 sterlina a notte. Negli Stati Uniti, molte città impongono una occupancy tax, che può variare dal 5% al 15% a seconda dello Stato.

Italia: quali città hanno la tassa di soggiorno più alta?

In Italia, la tassa di soggiorno è diffusa nelle principali città turistiche. Le tariffe possono cambiare in base alla categoria dell’hotel e alla stagione. Ecco alcuni esempi:
Roma: fino a 10 euro a notte per hotel di lusso.
Firenze: fino a 6 euro a notte.
Venezia: fino a 5 euro a notte, con possibili maggiorazioni nei periodi di alta stagione e, in più, 10 euro a visitatore per il ‘Contributo di Accesso’.
Milano: fino a 6 euro a notte.
Napoli: fino a circa 6 euro ma varia in base all’alloggio.

La tassa di soggiorno, sempre più utilizzata in Europa, rappresenta un tentativo di rendere il turismo più sostenibile. Sebbene criticata da albergatori e operatori turistici, è vista da molti governi come una necessità per migliorare i servizi offerti ai visitatori. Ma da sola non basta. In molte circostanze, è stata affiancata da altre strategie, come il numero chiuso per i turisti giornalieri o il divieto di nuove strutture ricettive. Queste misure hanno avuto un impatto più significativo rispetto alla sola tassa che di per sé non sempre incentiva meno turisti a visitare una città.

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