Stop ai controlli delle caldaie in casa: perché è pericoloso per salute e qualità dell’aria

Forti preoccupazioni dell'associazione medica Isde per il nuovo decreto che riscrive le regole sui controlli degli impianti termici
15 Dicembre 2025
2 minuti di lettura
Caldaia in casa
(Canva)

“Eliminare i controlli in casa per le caldaie è un passo indietro per salute e qualità dell’aria“. L’associazione Isde – Medici per l’ambiente esprime “forte preoccupazione per la bozza del nuovo decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che riscrive le regole sui controlli degli impianti termici, abrogando il Dpr 74/2013. In nome della ‘semplificazione’, il testo prevede l’eliminazione delle ispezioni in casa per gli impianti sotto i 70 kilowatt, sostituite da sole verifiche documentali a distanza”. Una scelta che riguarda “la quasi totalità degli impianti di riscaldamento domestico e che, secondo Isde, rischia di tradursi in un arretramento nella tutela della salute pubblica”.

Il riscaldamento civile – ricordano i medici per l’ambiente – è infatti una delle principali fonti di inquinamento atmosferico in ambito urbano e contribuisce in modo significativo alle emissioni di polveri sottili (Pm10 e Pm2.5), soprattutto nei mesi invernali e nelle aree già critiche come la Pianura Padana.

“Ridurre i controlli sugli impianti, molti dei quali obsoleti e poco efficienti, significa accettare un aumento delle emissioni inquinanti e dell’esposizione della popolazione a sostanze nocive – sottolinea Isde – con conseguenze dirette sulla salute, in particolare per bambini, anziani e persone con patologie respiratorie e cardiovascolari”.

La bozza di decreto – evidenzia l’associazione – introduce inoltre uno standard nazionale minimo di un controllo di efficienza energetica ogni 4 anni, con il rischio di indebolire i sistemi di verifica più avanzati già attivi in alcune Regioni. “Un approccio che appare in contrasto con le evidenze scientifiche e con gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento atmosferico e di prevenzione sanitaria”.

L’Isde richiama inoltre l’attenzione su un ulteriore nodo critico: la mancanza di un rafforzamento dei controlli sugli impianti alimentati a biomasse, come legna e pellet. “Questi sistemi di riscaldamento – se non correttamente installati, manutenuti e utilizzati – rappresentano una fonte rilevante di emissioni di particolato fine. Una strategia credibile per la tutela della salute non può ignorare questo contributo”, rimarcano i medici.

Le preoccupazioni di Isde trovano conferma anche nei dati più recenti del progetto ‘Salute e inquinamento atmosferico nelle città italiane’, promosso dall’associazione, che documenta superamenti diffusi dei nuovi limiti di qualità dell’aria introdotti dalla Direttiva europea 2881/2024. Il bilancio di fine novembre – riferiscono i medici per l’ambiente – mostra come, in molte città italiane, i livelli di polveri sottili restino ben al di sopra delle soglie fissate dalla normativa europea, che entreranno in vigore dal gennaio 2030, rendendo urgente un’azione immediata su tutte le principali fonti emissive, a partire dal riscaldamento civile.

Per Isde, la direzione da seguire dovrebbe essere opposta rispetto a quella indicata nella bozza di decreto: non una riduzione dei controlli, ma un loro miglioramento qualitativo, un rafforzamento dei sistemi informativi e un’estensione delle verifiche a tutte le tipologie di impianti di riscaldamento, in un’ottica integrata di sicurezza, qualità dell’aria ed efficienza energetica.

Isde chiede quindi al Governo di riconsiderare il testo prima della sua approvazione definitiva e di aprire un confronto basato sulle evidenze scientifiche. “La semplificazione amministrativa non può avvenire a scapito della salute pubblica. In un contesto di crisi climatica e sanitaria, il riscaldamento civile va governato con regole più efficaci e controlli più rigorosi, non con meno tutele”, conclude Isde.

Territorio | Altri articoli