La Spagna ha lanciato un segnale forte nel dibattito sul turismo di massa e la sua sostenibilità: il governo ha ordinato ad Airbnb di rimuovere oltre 65mila annunci di case vacanza che non rispettano le normative nazionali. Una mossa che rispecchia le crescenti preoccupazioni per l’impatto che il settore turistico ha sulle città e sulle popolazioni locali.
Un mercato fuori controllo
Negli ultimi anni, piattaforme come Airbnb e Booking hanno trasformato il settore turistico, aumentando l’offerta di alloggi per i visitatori e rivoluzionando il modo di viaggiare. Tuttavia, la crescita degli affitti brevi ha generato effetti collaterali: le abitazioni destinate ai turisti hanno ridotto la disponibilità di case per i residenti, spingendo i prezzi degli affitti alle stelle.
Il ministro spagnolo per i diritti dei consumatori, Pablo Bustinduy, ha definito la situazione una “mancanza di controllo e illegalità”, accusando il settore di contribuire alla crisi immobiliare del Paese.
Verso un turismo più sostenibile?
La decisione spagnola si inserisce in un panorama più ampio di regolamentazioni sempre più rigide: Barcellona ha già decretato la fine degli affitti turistici entro il 2028. Dopo un 2023 eccezionale per il turismo in Spagna, con livelli record di arrivi internazionali, spesa, pernottamenti e turismo nazionale, i dati per il 2024 hanno superato le aspettative e CaixaBank Research ha previsto che il Pil del turismo sarebbe cresciuto del 5% lo scorso anno e un ulteriore +4% nel 2025, con una media di 90 milioni di turisti internazionali.
Altri paesi europei, come l’Italia, hanno attuato nuove norme: dal primo gennaio 2025 nella nostra Nazione è entrato in vigore il pacchetto delle nuove regole per gli affitti brevi, con multe da 800 fino a 8 mila euro in assenza del Codice Identificativo Nazionale (Cin). Gli immobili destinati al mercato dell’affitto turistico al di sotto dei 30 giorni, devono esibire sia fisicamente che negli annunci su piattaforme, come Airbnb o Booking, il codice assegnato, altrimenti scatteranno le sanzioni.
L’obiettivo non è solo salvaguardare il diritto alla casa per i cittadini, ma anche affrontare le conseguenze ambientali del turismo di massa.
Un turismo più sostenibile significa trovare un equilibrio tra crescita economica e tutela delle risorse locali. Oltre alla riduzione degli affitti brevi, si parla di promuovere modelli più responsabili: valorizzare le strutture alberghiere tradizionali, incentivare la distribuzione dei flussi turistici e regolamentare meglio il settore.
Airbnb annuncia ricorso
Airbnb ha annunciato ricorso, sostenendo che il Ministero spagnolo non abbia l’autorità di imporre tali restrizioni e che molte inserzioni contestate sono regolari. “Airbnb continuerà a fare ricorso contro tutte le decisioni legate a questo caso. Non sono state presentate prove di violazioni da parte degli host e la decisione è in contrasto con le leggi dell’Ue e della Spagna, nonché con una precedente sentenza della Corte Suprema spagnola. La causa principale della crisi degli alloggi accessibili in Spagna è la mancanza di offerta rispetto alla domanda. La soluzione è costruire più case: tutto il resto è una distrazione. I governi di tutto il mondo stanno comprendendo che regolamentare Airbnb non allevia i problemi abitativi né restituisce le case al mercato: danneggia solo le famiglie locali che si affidano all’ospitalità per permettersi una casa e affrontare l’aumento dei costi”, dichiara la piattaforma in una nota.
La battaglia legale potrebbe definire il futuro del settore: la Spagna aprirà la strada a un nuovo modello di turismo regolamentato o l’economia digitale avrà ancora spazio per espandersi senza vincoli più rigidi? La questione rimane aperta: il turismo deve adattarsi alle esigenze delle città o le città devono modificarsi per accogliere il turismo?