“La Sicilia è la Los Angeles italiana”, l’allarme del Wwf e una siccità senza fine

Solo nel 2024, nella regione, ci sono stati 1.288 incendi
15 Gennaio 2025
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Terreno Siccità Canva
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L’emergenza ricorda quanto sta avvenendo in California anche per quanto riguarda le cause, entrambe di origine antropogenica: il surriscaldamento climatico e la inefficace gestione delle risorse esistenti.

In Sicilia, spiega il Wwf, “solo nel 2024 sono stati registrati 1.288 incendi, un aumento significativo rispetto ai 509 dello stesso periodo del 2023, che aveva visto andare in fumo 51mila ettari di territorio. L’agricoltura è il settore più colpito. Persino il grano non ha prodotto raccolto, e anche l’allevamento ne ha sofferto: gli allevatori hanno lanciato un allarme per la zootecnia che con la siccità e la mancanza di nutrimento è a rischio estinzione”.

Come spiega l’organizzazione, la comunità scientifica non ha dubbi sul ruolo dei combustibili fossili, della deforestazione e della pessima gestione delle risorse idriche.

La siccità e il razionamento d’acqua

Il Nino 2024 ha prolungato i periodi di siccità nel Sud Italia e soprattutto in Sicilia, mettendo in ginocchio l’agricoltura locale. Il settore è la cartina di tornasole della situazione climatica: da una parte risente in prima linea delle temperature estreme e della siccità, dall’altro è, insieme agli allevamenti, un settore fortemente “idrovoro” che ha ridotto ulteriormente le disponibilità di acqua potabile presenti nell’isola.

Già nel 2020 l’Anbi, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, sottolineava che il 70% della Sicilia era a rischio desertificazione a causa del cambiamento climatico. Lo stesso dato veniva riportato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) addirittura nel 2015.

Ora la situazione è diventata intollerabile ed è degenerata in una “guerra tra poveri”. A fine novembre, i sindaci di cinque comuni dell’ennese (Troina, Nicosia, Sperlinga, Gagliano Castelferrato e Cerami) hanno occupato la diga dell’Ancipa e hanno tentato di bloccare la condotta per impedire l’erogazione dell’acqua verso Caltanissetta e San Cataldo. La protesta, con centinaia di manifestanti al seguito, si è scatenata dopo la decisione della cabina di regia regionale di ripristinare l’approvvigionamento idrico verso i due comuni, che era stato precedentemente (15 novembre) interrotto per la drastica riduzione della capacità dell’invaso, quasi completamente a secco.

Secondo il report 2024 dell’Osservatorio delle Risorse Idriche dell’ISPRA, la Sicilia è la regione italiana con il più alto deficit idrico, con precipitazioni in calo del 35% negli ultimi due anni rispetto alla media storica. Il livello degli invasi principali, tra cui l’Ancipa e il Lago di Pozzillo, è sceso a meno del 20% della capacità totale. A ottobre 2024, l’Ancipa conteneva solo 7 milioni di metri cubi di acqua, contro una media storica di 18 milioni.

L’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (Anbi) ha inoltre segnalato che circa il 70% dei comuni siciliani è sottoposto a turnazioni idriche, con interruzioni che in alcune aree superano i sette giorni consecutivi.

Sono tante le regioni italiane che restano alla finestra, dodici quelle a rischio siccità secondo le stime Ambrosetti.

Analogamente a Los Angeles, gravi lacune di gestione aggravano la situazione anche in Sicilia, che però non deve fare i conti con la “moda” degli incendiatori seriali (a Los Angeles 14 persone sono state arrestate per incendio doloso).

Nel 2022, l’Istat ha riportato che la perdita idrica della regione, nella fase di immissione in rete dell’acqua per usi autorizzati, è stata del 51,6% per volume di 339,7 milioni di metri cubi di acqua sprecata. Intanto, in Sicilia, l’Autorità di bacino sta valutando la ripresa dei prelievi idrici dai pozzi contaminati da nitrati, previa la depurazione delle acque. 

Il governatore Renato Schifani ha annunciato l’acquisto di dissalatori mobili e l’individuazione di nuovi pozzi per fronteggiare la crisi: “Ce la stiamo mettendo tutta e faremo in modo che per la prossima estate i dissalatori mobili possano essere in funzione, in aggiunta ai nuovi pozzi che stiamo individuando, per evitare che la crisi possa essere sempre più drammatica. Cercheremo di garantire tutti con il massimo della responsabilità”, dice Schifani.

Nel frattempo, le accuse di cattiva gestione si moltiplicano. Davide Faraone, leader di Italia Viva, ha denunciato “l’incapacità della Regione di pianificare infrastrutture adeguate a prevenire la crisi”.

Nel resto del Mezzogiorno l’allarme potrebbe essere solo rimandato: secondo i dati dell’Anbi, il rischio siccità riguarda oltre il 50% dei territori in Sicilia, Puglia e Basilicata, le zone costiere di Calabria e Sardegna e alcuni tratti della dorsale appenninica e della fascia adriatica. Per The European House –Ambrosetti, l’Italia è quarta in Ue per stress idrico, meglio solo di Belgio, Grecia e Spagna.

Il surriscaldamento e gli eventi estremi

Quello appena concluso è stato il quinto anno consecutivo più caldo di sempre, come certificato da Copernicus. con il record di temperature. Il 2024 è stato anche il primo anno in cui la temperatura media ha sforato per undici mesi dai livelli pre-industriali (1850-1900) il limite di 1,5 gradi di riscaldamento, previsto dall’Accordo di Parigi, arrivando a +1,60 gradi.

Il surriscaldamento globale aumenta il numero di eventi estremi, ben visibile lungo la penisola italiana: alle alluvioni dell’Emilia-Romagna si contrappone l’assenza di precipitazioni della Sicilia, così come gli incendi di Los Angeles fanno da contraltare alle alluvioni dell’America Latina, mentre la Florida deve fare i conti con uragani sempre più frequenti. La crescente frequenza e intensità degli incendi in California trova spiegazione nel surriscaldamento globale. Il Fifth National Climate Assessment del governo federale attribuisce al cambiamento climatico un ruolo primario nel rendere le condizioni climatiche più adatte al proliferare degli incendi. Il riscaldamento globale ha aumentato del 25% il rischio di incendi esplosivi nella regione.

Le temperature sempre più elevate hanno prolungato i periodi di secchezza, creando le condizioni ideali per l’accumulo di vegetazione secca altamente infiammabile. Dati recenti rivelano che dal 1970 le aree distrutte dagli incendi in California sono aumentate del 172%, con proiezioni allarmanti per i decenni a venire.

Eventi estremi come i venti di Santa Ana, la siccità estrema e i cosiddetti hydroclimate whiplash – transizioni rapide tra periodi umidi e secchi – hanno ulteriormente intensificato la gravità degli incendi. Secondo Daniel Swain, climatologo dell’Ucla, questi cambiamenti climatici estremi sono destinati a intensificarsi ancora di più con il progredire della crisi climatica, moltiplicando il rischio di incendi devastanti.

“Ormai siamo oltre l’allerta rossa, di tempo ne abbiamo perso anche troppo. Nel 2025 abbiamo bisogno di un aumento record della produzione di energia rinnovabile, di accelerare il ripristino degli ecosistemi e di aumentare seriamente i finanziamenti per il clima e la natura. Solo un cambiamento sistemico nell’economia potrà evitare che le temperature vadano fuori controllo. I Paesi devono rispondere a questa crisi presentando nuovi piani climatici nazionali ambiziosi, con obiettivi di riduzione delle emissioni che battano ogni record di ambizione”, denuncia Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia.  

Ma da Oltreoceano non arrivano segnali incoraggianti: mentre si fanno i conti delle vittime e dei danni in California, il ritorno di Donald Trump allontana le imprese dal percorso di sostenibilità ambientale. Lo stesso tycoon ha criticato il sindaco di Los Angeles, Karen Bass, che “aprire il condotto principale dell’acqua, lasciando che l’acqua fluisca verso il suo stato arido, affamato e in fiamme, invece di farla finire nell’Oceano Pacifico”, ma non ha mai fatto riferimento al cambiamento climatico.

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