I cavalli selvaggi della Galizia stanno scomparendo

Una perdita per la biodiversità e un rischio per la prevenzione degli incendi boschivi
7 Aprile 2025
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Cavalli Selvaggi Galizia

I cavalli selvaggi della Galizia, che per secoli hanno plasmato il paesaggio del nord-ovest della Spagna e ne hanno protetto l’equilibrio ecologico, oggi sono in pericolo. Il loro declino non è solo una perdita culturale, ma una minaccia concreta per l’ambiente, in un’epoca in cui gli incendi boschivi divorano ogni estate centinaia di ettari.

Un tempo erano decine di migliaia. Negli anni Settanta si contavano oltre 22mila cavalli liberi tra le montagne e i pascoli della Galizia. Oggi ne restano meno della metà. I cambiamenti climatici, l’espansione delle colture industriali e la perdita di habitat stanno riducendo gli spazi vitali e le risorse alimentari di questi animali, lasciandoli senza difese.

Ma perché dovremmo preoccuparci per la sorte di questi cavalli, che vivono liberi e apparentemente lontani dal nostro mondo urbanizzato? Perché questi cavalli sono una delle barriere naturali più efficaci contro gli incendi che devastano ogni anno l’Europa mediterranea. Lo sono grazie alla loro dieta, ai loro spostamenti e alla loro straordinaria capacità di adattamento al territorio.

Un’antica alleanza con il paesaggio

I cavalli selvaggi galiziani non sono selvaggi nel senso stretto del termine. Sono semi selvatici: vivono in libertà ma hanno storicamente avuto un legame con l’uomo. Gli abitanti delle zone rurali li lasciavano pascolare liberi per gran parte dell’anno, radunandoli una volta l’anno durante la tradizionale rapa das bestas, la “tosatura delle bestie”, per curarli, marcarli e mantenere viva la tradizione.

Nel tempo, però, questo equilibrio si è spezzato. L’abbandono delle campagne, il cambiamento nell’uso del suolo e la mancanza di politiche di tutela hanno portato al declino progressivo di questi animali. Allo stesso tempo, la loro assenza ha lasciato spazio a una vegetazione più densa, più secca e più infiammabile.

Una delle piante che più contribuisce alla diffusione degli incendi in Galizia è il ginestrone: una pianta arbustiva spinosa e altamente combustibile. I cavalli se ne nutrono in modo selettivo, aiutando a contenerne l’espansione. E sono tra i pochi animali in grado di farlo, grazie a un adattamento curioso: i loro “baffi” naturali, che proteggono le labbra dalle spine.

Una strategia naturale contro il fuoco

Il pascolo dei cavalli selvaggi funziona come un tagliafuoco naturale. Dove i cavalli passano, la vegetazione viene mantenuta bassa, riducendo il materiale secco che alimenta le fiamme. Uno studio dell’Università di A Coruña del 2021 ha dimostrato che il pascolo equino è uno dei metodi più efficaci per prevenire gli incendi, superiore persino a quello di pecore o bovini.

La conferma arriva anche da progetti pilota come quello di Rewilding Spain, che nel 2023 ha reintrodotto una piccola mandria di cavalli di Przewalski — una rara specie estinta in natura — nei boschi dell’altopiano iberico. In poche settimane, i dieci cavalli hanno iniziato a trasformare il paesaggio, brucando la vegetazione più pericolosa e creando spazi più sicuri.

Ma dieci cavalli non bastano. E in Galizia, dove la popolazione equina continua a diminuire, si fa sempre più urgente un intervento strutturato.

Il territorio che cambia

Oltre agli incendi, i cavalli devono fare i conti con l’invasione degli eucalipti, alberi introdotti nel XIX secolo per l’industria cartaria e oggi diffusi in modo massiccio. Gli eucalipti rilasciano semi solo in presenza di calore estremo, come quello degli incendi. In pratica, più bruciano i boschi, più si propagano.

Una volta cresciuti, questi alberi creano ombra fitta e impoveriscono il sottobosco, togliendo spazio e luce alle piante autoctone di cui si nutrono i cavalli. Al loro posto, si diffondono le felci, che i cavalli non mangiano. Il risultato è un circolo vizioso: meno cibo per i cavalli, meno cavalli nel territorio, più vegetazione infiammabile, più incendi… e di nuovo, più eucalipti.

Attualmente, il 28% della copertura arborea della Galizia è costituita da eucalipti. Una percentuale altissima, che cresce ogni anno.

Non mancano poi i pericoli diretti: incidenti stradali, bracconaggio, ostilità da parte degli agricoltori che temono danni ai raccolti. In assenza di tutele ufficiali, molti cavalli vengono abbattuti illegalmente o muoiono in incidenti evitabili.

Un futuro appeso a un filo (e a una festa)

In questo scenario preoccupante, le iniziative di tutela sono ancora troppo timide. I “besteiros”, ossia coloro che da generazioni si prendono cura dei cavalli selvaggi, lamentano l’assenza di incentivi e riconoscimenti da parte delle istituzioni. Eppure, questi animali svolgono una funzione ecologica che varrebbe milioni in termini di prevenzione degli incendi, mantenimento della biodiversità e cattura di carbonio.

La ‘rapa das bestas’ continua a essere celebrata ogni anno, attirando turisti e curiosi, ma da sola non basta a garantire la sopravvivenza della specie. Serve un piano integrato che unisca conservazione, gestione del territorio e valorizzazione culturale. Perché la Galizia non può permettersi di perdere i suoi cavalli. Non solo per ragioni affettive o storiche, ma per pura, semplice sopravvivenza ecologica.

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