Gli scimpanzé sanno suonare? La scoperta sul “ritmo primordiale”

Il suono dei tamburi degli scimpanzé mostra gli elementi chiave del ritmo musicale umano: lo studio
15 Maggio 2025
3 minuti di lettura
"Chimpanzee drumming shows rhythmicity and subspecies variation", Current Biology,

Immaginate di essere nella foresta pluviale, tra il fruscio delle foglie e il canto degli uccelli, quando improvvisamente sentite un ritmo. Non un suono casuale, ma veri e propri colpi cadenzati, come una percussione ben eseguita. Non è il tamburo di un musicista, ma una radice d’albero battuta da uno scimpanzé.

A scoprire questa peculiarità della specie è stato lo studio internazionale, pubblicato il 10 maggio 2025 su “Current Biology” e condotto dall’Università di Roma Sapienza, dall’Università di St. Andrews (Uk) e dall’Università di Vienna in Austria e che ha mostrato che le sottospecie di scimpanzé che vivono su differenti sponde dell’Africa producono ritmi diversi fra loro.

Per giungere a questi risultati, gli autori hanno raccolto un dataset unico al mondo sui comportamenti percussivi degli scimpanzé provenienti da foreste pluviali, savane e boschi africani. Il team ha collezionato “performance” provenienti da undici comunità di sei diverse popolazioni di scimpanzé collocate sui versanti orientali e occidentali del continente: ecco cos’è emerso.

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Pubblicato da Sapienza Università di Roma su Lunedì 12 maggio 2025

Il ritmo nella foresta

Gli alberi della foresta pluviale sono sostenuti da enormi radici che formano grandi contrafforti piatti. Su queste superfici gli scimpanzé tamburellano con mani e piedi per trasmettere segnali comunicativi che possono raggiungere anche un chilometro di distanza attraverso la foresta.

Il tamburellare degli scimpanzé condivide alcune proprietà ritmiche con la musica umana e, proprio come esistono vari generi musicali, ci sono diversi stili di tambureggiamento nei gruppi di scimpanzé.

Per giungere a questi risultati, gli autori hanno raccolto un dataset unico al mondo, analizzando 371 episodi di drumming osservati in sei popolazioni di scimpanzé tra Africa orientale e occidentale. Le registrazioni, raccolte nel corso di 24 anni, hanno permesso di analizzare il modo in cui gli scimpanzé colpiscono le radici degli alberi e di confrontarlo con modelli musicali umani.

Le analisi hanno mostrato che gli scimpanzé occidentali producono suoni con intervalli regolari, mantenendo un ritmo costante come il battito di un metronomo, mentre gli scimpanzé orientali alternano colpi più ravvicinati e altri più distanziati.

Cosa dicono gli scienziati

“Abbiamo scoperto che, mentre gli scimpanzé dell’Africa occidentale spesso tamburellano in modo isocrono (regolare), gli scimpanzé dell’Africa orientale preferiscono alternare intervalli brevi e lunghi nel loro tamburellare; entrambe queste tendenze si osservano anche nella musica umana – ha spiegato Vesta Eleuteri, autrice principale del lavoro -. Gli scimpanzé dell’Africa occidentale usano anche tempi più veloci dei loro cugini orientali”.

“Studi come il nostro aggiungono un tassello importante alla comprensione delle origini e dell’evoluzione della musicalità umana – ha aggiunto Andrea Ravignani della Sapienza e coautore senior della ricerca -. Tutte le specie animali possono fornire informazioni utili per questa impresa ma i dati sugli scimpanzé sono particolarmente preziosi. Infatti, i risultati della ricerca suggeriscono che gli esseri umani condividono con questi primati almeno uno degli elementi cruciali del ritmo: il comportamento percussivo tipico della musicalità”.

“Il ritmo dà struttura alla musica e le culture umane tendono a creare musica con un’ampia varietà di ritmi musicali diversi – ha concluso Jelle van der Werff, ricercatore alla Sapienza -. Il più comune è l’isocronia, ovvero quando i suoni si susseguono con la stessa identica quantità di tempo tra loro: come il ticchettio di un orologio o la grancassa della batteria nella musica elettronica”.

Implicazioni per la conservazione

“Il nostro lavoro – ha spiegato Catherine Hobaiter dell’Università di St. Andrews – fornisce elementi utili anche allo studio sulla conservazione della specie. Capire se diversi gruppi di scimpanzé “suonano” con ritmi diversi evidenzia il ruolo che assumono nella comunità: quando perdiamo un gruppo di scimpanzé, perdiamo anche i loro ritmi che rendono unico ogni gruppo”.

Questa ricerca assume, quindi, non solo una valenza zoologica, ma contribuisce anche alla comprensione delle origini della musicalità umana e alla conservazione della specie. Inoltre, solleva molte domande affascinanti: altre specie di primati hanno capacità ritmiche simili? Il tambureggiare degli scimpanzé potrebbe evolversi fino a diventare una forma complessa di comunicazione musicale?

Mentre aspettiamo di vedere se uno scimpanzé salirà mai su un palco, possiamo già affermare che il ritmo non è più solo un tratto umano. E chissà, magari il prossimo grande percussionista avrà più peli di quanto pensiamo.

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