Ricongelare l’Artico? Perché i tentativi sono fallimentari

La Geoingegneria polare sta fallendo: lo studio su Frontiers in Science
12 Settembre 2025
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Artico Canva

L’accelerazione del riscaldamento globale e le drammatiche alterazioni delle vaste calotte di ghiaccio polari hanno dato impulso a proposte sempre più audaci, note come “geoingegneria polare”, che mirano a raffreddare artificialmente l’Artico e l’Antartide. Nonostante l’interesse crescente da parte di accademici, startup e investitori, un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Science solleva profonde critiche su tali interventi, etichettandoli come una “pericolosa distrazione” dalle reali soluzioni alla crisi climatica.

Secondo gli autori del rapporto, le idee più discusse in questo campo sono imperfette e, lungi dal risolvere i problemi, potrebbero causare “danni irreparabili“. Martin Siegert, glaciologo dell’Università di Exeter e coautore dello studio, ha evidenziato come queste proposte, spesso animate da buone intenzioni, siano in realtà “pericolose”.

Ricongelare l’Artico: ecco come

Lo studio ha analizzato cinque delle idee di geoingegneria polare più pubblicizzate:

  1. Pompare acqua di mare sul ghiaccio per ispessirlo artificialmente o spargere perline di vetro per aumentare la riflettività del ghiaccio marino.
  2. Ancorare barriere e tende marine giganti al fondale per ridurre l’afflusso di acqua calda verso le piattaforme di ghiaccio.
  3. Spruzzare particelle riflettenti il sole nella stratosfera, pratica nota come geoingegneria solare, per ridurre la temperatura del pianeta.
  4. Perforare sotto i ghiacciai per drenare l’acqua e rallentare il flusso delle calotte glaciali.
  5. Aggiungere nutrienti come il ferro negli oceani polari per stimolare la crescita di plancton assorbitore di carbonio.

Il verdetto è stato univoco: nessuna di queste idee ha superato un’attenta valutazione e tutte sono state considerate “ambientalmente pericolose“. La natura ostile degli ambienti artici e antartici rende molte di queste proposte, che spesso trascendono qualsiasi precedente tentativo umano, particolarmente problematiche. Un punto critico è la totale mancanza di test robusti su larga scala; ad esempio, per le tende marine, non è stato condotto alcun esperimento nel mondo reale.

Rischi specifici e costi proibitivi

Il rapporto ha identificato rischi concreti di “danni ambientali intrinsechi” per ciascun metodo.

  • Le tende marine potrebbero alterare gli habitat di mammiferi marini come foche e balene.
  • Le perforazioni per drenare l’acqua sotto i ghiacciai rischiano di contaminare ambienti incontaminati.
  • La geoingegneria solare, mediante l’irrorazione di particelle nella stratosfera, potrebbe modificare i pattern climatici globali.
  • La proposta di spargere perline di vetro sull’oceano, ritenuta particolarmente preoccupante, è stata persino accantonata dopo che test ecotossicologici hanno evidenziato “potenziali rischi per la catena alimentare artica”.

Oltre ai pericoli ecologici, le implicazioni finanziarie sono enormi. Si stima che l’implementazione e la manutenzione di ciascuno di questi interventi costerebbero almeno 10 miliardi di euro. Le tende marine, per esempio, sono state stimate in 80 miliardi per una singola installazione di 80 chilometri su un decennio.

Nonostante la robustezza delle critiche, alcuni scienziati ritengono che la ricerca sulla geoingegneria polare non debba essere completamente abbandonata. Shaun Fitzgerald, direttore del Centre for Climate Repair dell’Università di Cambridge, ha spiegato alla Cnn: “Purtroppo, senza la geoingegneria ci troveremo di fronte a gravi danni ambientali. Piuttosto che dire che non dovremmo approfondire ulteriormente la geoingegneria, dovremmo piuttosto avviare un dibattito sui rischi relativi”. In sintesi, queste “soluzioni miracolose” offrono una falsa speranza e deviano risorse e attenzione dall’unica via efficace e sostenibile: una drastica e immediata riduzione delle emissioni di carbonio. Ma senza di esse non ci sarebbe uno sviluppo tecnologico in grado di frenare il cambiamento climatico in corso.

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