Fino a 7.895 specie animali potrebbero essere spinte verso l’estinzione entro la fine di questo secolo. La causa? Gli effetti del caldo estremo guidato dai cambiamenti climatici e delle modifiche umane nell’uso del suolo, che creano condizioni sempre più inadatte negli habitat animali. È quanto emerge da una nuova ricerca condotta da un team internazionale di scienziati, guidato dalla dottoressa Reut Vardi della School of Geography and the Environment dell’Università di Oxford.
La sinergia “micidiale” tra calore e terra
La notizia chiave dello studio risiede nella valutazione congiunta di due delle più grandi minacce alla biodiversità: il clima e l’uso, o per meglio dire il consumo, del suolo. Sebbene i singoli effetti siano noti, la ricerca sottolinea che la loro sinergia sulla biodiversità mondiale è stata storicamente meno studiata.
I ricercatori hanno valutato quasi 30.000 specie di vertebrati terrestri, includendo anfibi, uccelli, mammiferi e rettili, esaminando come i futuri eventi di calore estremo e i cambiamenti previsti nell’uso del suolo (come la conversione di foreste e praterie) influenzeranno i loro habitat preferiti e i loro limiti termici.
La dottoressa Vardi ha evidenziato come la ricerca mostri l’importanza di considerare gli effetti potenziali di più minacce insieme per ottenere una stima più precisa del loro impatto potenziale. L’esposizione delle specie a temperature estreme, in relazione ai loro limiti termici fisiologici, e i cambiamenti nell’uso del suolo sono considerati fattori che riducono l’idoneità degli habitat.
Dati e futuro in crisi
Lo studio, pubblicato sulla rivista Global Change Biology, ha utilizzato quattro scenari socioeconomici condivisi che descrivono traiettorie future basate su diverse dinamiche demografiche, di sviluppo economico e di emissioni di gas serra tra il 2015 e il 2100.
Le proiezioni indicano che, per la fine del secolo, fino a 7.895 specie affronteranno condizioni inadatte a causa del calore estremo, dell’uso inadatto del suolo, o di entrambi, su tutta la loro area di distribuzione. I ricercatori hanno utilizzato le categorie della Lista Rossa Iunc (l’ente internazionale che classifica il rischio di estinzione) per misurare l’impatto atteso:
- Specie minacciate: nelle proiezioni future più preoccupanti prese in considerazione, più del 60% delle specie già classificate come “Minacciate “sperimenterà condizioni inadatte su almeno la metà del proprio habitat.
- Specie quasi minacciate: oltre il 50% di queste specie, considerate a rischio di estinguersi in futuro, è previsto che perderà almeno la metà della propria area idonea a causa dei fattori combinati.
- Specie con dati insufficienti: la situazione è grave anche per le specie meno studiate, perché più del 77% di tutte queste specie è previsto che affronterà condizioni inadatte in almeno metà del proprio territorio.
Questo significa che l’interazione tra clima e distruzione degli habitat mette sotto pressione soprattutto gli animali che si trovano già in una situazione di estrema fragilità, rendendo inabitabile più della metà della loro casa.
Le regioni più a rischio
L’impatto combinato dei cambiamenti climatici e dell’uso del suolo è previsto essere particolarmente grave in aree specifiche, tra cui il Sahel, il Medio Oriente e il Brasile. Queste regioni sono proiettate ad affrontare eventi di calore estremo più intensi e frequenti. Altre aree che mostrano una grave preoccupazione includono l’Africa settentrionale e orientale, l’Arabia Saudita, l’Asia centrale e le regioni del sud-est asiatico.
Questi risultati sottolineano come i futuri cambiamenti ambientali potrebbero rimodellare drasticamente la biodiversità globale. Per evitare perdite immense, la ricerca evidenzia l’urgenza di azioni globali di conservazione e mitigazione. È fondamentale identificare e mitigare queste minacce interagenti.