Vivere in quartieri degradati aumenta il rischio cardiovascolare

L'ambiente in cui si vive si aggiunge ai fattori di rischio già noti
13 Agosto 2024
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Coppia a passeggio nel quartiere

Cosa succederebbe se potessimo prevedere il rischio di infarto semplicemente osservando il quartiere in cui viviamo? Questa non è un’ipotesi lontana, ma il risultato sorprendente di uno studio pubblicato recentemente sullo European Heart Journal. Utilizzando Google Street View e l’Intelligenza Artificiale, un team internazionale di ricercatori ha rilevato un legame tra le condizioni delle aree urbane e il rischio cardiovascolare, aggiungendo un fattore di rischio nuovo a quelli già ben noti (età, stili di vita, ipertensione, ecc…).

L’importanza dell’ambiente urbano sulla salute cardiovascolare

Lo studio, condotto su sette città statunitensi (Bellevue, Brownsville, Cleveland, Denver, Detroit, Fremont, Kansas City) suddivise ciascuna in aree popolate in media da 4mila persona, ha analizzato l’aspetto delle aree urbane e l’ha messo in relazione alla salute del cuore di chi vi abita.

Utilizzando l’Intelligenza Artificiale e 530 mila immagini ottenute da Google Street View, che forniscono una rappresentazione dettagliata dei quartieri sottoposti ad analisi, gli scienziati hanno valutato vari indicatori di “qualità ambientale”, quali la presenza di verde pubblico, la pulizia delle strade, la qualità delle infrastrutture e la condizione generale delle abitazioni.

Questi dati sono stati poi confrontati con le informazioni mediche dei residenti, rivelando che la qualità dell’ambiente circostante può influenzare il rischio di infarto e ictus. L’analisi ha tenuto conto di altri fattori che hanno un impatto sulla salute, tra cui l’età, il sesso, lo status socioeconomico e gli stili di vita.

I fattori che aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari individuati sono:

• scarsa presenza di verde pubblico
• alta densità di edifici
• sporcizia
• strade dissestate
• edifici in cattivo stato di manutenzione

Viceversa, il minor tasso di rischio si riscontra in chi vive in aree ben curate e ricche di vegetazione.

Solo confrontando le immagini a disposizione, l’Intelligenza Artificiale ha previsto circa il 63% di variazioni nel tasso delle malattie coronariche sul totale delle micro-zone.

I ricercatori dunque hanno scoperto che l’ambiente costruito può influenzare indirettamente la salute cardiovascolare attraverso fattori come lo stress, la qualità dell’aria e le opportunità di attività fisica. Vivere in un quartiere degradato o privo di spazi verdi infatti può aumentare lo stress cronico, un fattore di rischio ben noto per le malattie cardiache, mentre la presenza di parchi, alberi e aree ben mantenute può avere un effetto calmante.

La qualità della vita insomma ha un effetto diretto sulla salute, una correlazione intuitiva che ora viene confermata e sostenuta anche dai numeri.

Uno studio innovativo che apre a nuove strade per la prevenzione

Lo studio USA è importante per due motivi. Intanto per i suoi risultati, e cioè che vivere in un ambiente pulito, curato e decoroso favorisce la salute rispetto a un quartiere degradato. E che dunque migliorare la qualità degli ambienti urbani potrebbe essere un mezzo efficace per ridurre l’incidenza di malattie cardiovascolari. Ciò significa tra le altre cose integrare la salute nella pianificazione urbana dando priorità al verde, ad alloggi adeguati, alla cura delle infrastrutture.

Significa anche che le amministrazioni potrebbero sviluppare mappe di rischio cardiovascolare basate sull’aspetto delle aree urbane e sulla base di queste agire per ridurre i fattori critici in ottica di prevenzione.

Il secondo motivo è che lo studio condotto dal team internazionale è innovativo, dato che si è avvalso di GSV e dell’AI come strumenti di analisi. Grazie a GSV, i ricercatori hanno potuto analizzare una vasta gamma di ambienti urbani senza dover effettuare costosi e complicati sopralluoghi, mentre grazie all’AI hanno potuto analizzare, mettere in correlazione ed estrarre informazioni rilevanti da una enorme quantità di dati e immagini.

L’AI usata, nello specifico, si basava su algoritmi di deep learning che simulano il funzionamento delle reti neurali umane, addestrati per riconoscere e classificare diverse caratteristiche dell’ambiente costruito, come la presenza di vegetazione, la qualità delle strade, lo stato di manutenzione degli edifici.

Infarti e ictus responsabili di quasi la metà delle morti

Come è ampiamente noto, le malattie coronariche sono una piaga del nostro tempo: come riportato dallo studio qui citato, negli Stati Uniti rappresentano oltre il 50% della mortalità per malattie cardiache: quasi 400mila decessi nel 2020. Anche in Italia, le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare la principale causa di morte, responsabili di circa il 44% di tutti i decessi, secondo i dati di Progetto Cuore, coordinato dall’Istituto superiore di sanità. Tra queste, La cardiopatia ischemica è la prima causa di morte, causando il 28% delle morti complessive, mentre gli eventi cerebrovascolari (come l’ictus) rappresentano il 13% dei ‘passaggi a miglior vita’.

Secondo l’Istat, nel 2018 in Italia circa 220.456 decessi sono stati attribuiti a malattie del sistema circolatorio, con una prevalenza maggiore tra le donne (124.439) rispetto agli uomini (96.017) e al Sud piuttosto che al Nord. L’età avanzata, l’ipertensione, il fumo, il diabete e l’obesità sono tra i principali fattori di rischio associati a queste patologie, ma anche l’etnia, il reddito, l’istruzione e il livello culturale influenzano queste patologie, insieme al rumore, alla temperatura e all’inquinamento atmosferico. A questi, si aggiunge ora il posto in cui si vive.

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