Qualità della vita 2025, chi sale e chi scende in Italia

Milano prima, Bolzano seconda, Bologna terza. Lucca +27 posizioni, Gorizia –26: come cambia la mappa del benessere
18 Novembre 2025
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Persone attraversano strisce citta canva

In Italia ci sono territori che sembrano funzionare a prescindere dalle scosse esterne, e altri che invece continuano a oscillare tra tentativi di recupero e assestamenti fragili. La classifica 2025 della qualità della vita — elaborata da ItaliaOggi e Ital Communications con l’Università Sapienza — registra un fenomeno insolito: il Paese peggiora leggermente (–30 punti rispetto al 2024), ma allo stesso tempo appare meno polarizzato. Le distanze non si annullano, ma si accorciano nei punti in cui sembravano ormai cristallizzate: il fondo non sprofonda, il vertice non allunga, il centro si riempie.

Milano e Bolzano rimangono inchiodate in cima, Bologna entra sul podio, mentre un gruppo di città medie avanza con una determinazione che rimodella la mappa della qualità della vita: Lucca, Prato, Rimini, Treviso, Ascoli Piceno. È un’Italia che cambia per sottrazione degli estremi, per compressione verso il mezzo, non per una crescita uniforme.

Qualitavita2025italiaoggi
Le province italiane in cui si vive meglio secondo la classifica della qualità della vita di Italia Oggi

Milano, Bolzano, Bologna e l’asse del Nord-Est

  1. Milano resta saldamente al primo posto, come nel 2024. La città regge perché ha costruito una struttura che assorbe gli urti: anche il dato sulla sicurezza — ultimo posto nazionale — non riesce a modificarne la posizione complessiva. Il reddito resta superiore alla media, la rete di trasporti continua a sostenere un volume di spostamenti che in altre province manderebbe in tilt il sistema, e la qualità dei servizi sanitari rimane elevata. La forza di Milano non sta nell’assenza di problemi ma nella capacità di impedire che una criticità, anche pesante, si trasformi in una voragine.
  2. Bolzano, ancora seconda, conferma un modello radicalmente diverso. La provincia guida da anni la dimensione ambientale e continua a detenere il primato nella categoria “Affari e Lavoro”. La chiave sta nella compattezza territoriale, nella capacità amministrativa di prendere decisioni senza dispersioni e nell’equilibrio tra mercato del lavoro, istruzione e sanità. È una provincia che non mostra scarti: cresce con la regolarità di un sistema chiuso che funziona.
  3. Bologna conquista il terzo posto. L’ingresso sul podio è la conseguenza di tre elementi:
  4. la forza dell’istruzione, che resta al vertice nazionale;
  5. la qualità dei servizi pubblici, migliorati in modo costante negli ultimi anni;
  6. una mobilità che, pur con criticità, ha beneficiato di interventi che hanno razionalizzato i flussi.

Bologna è l’unica metropoli italiana nella top 30: non un dettaglio, ma un segnale sulla difficoltà delle grandi città nel mantenere un equilibrio in tutte le dimensioni dell’indagine.

Subito dietro si consolida l’asse del Nord-Est: Trento, Padova, Verona. Trento continua a unire alta qualità dei servizi, buona tenuta economica e un modello sanitario robusto. Padova rafforza il proprio profilo grazie alla sanità e alle infrastrutture, mentre Verona entra stabilmente tra le prime dieci province, sostenuta dalla combinazione tra turismo, servizi e industria. È un blocco territoriale che, più del Nord-Ovest, mostra stabilità e progressi simultanei.

Le città medie avanzano

La vera sorpresa dell’edizione 2025 è la spinta delle città medie. Lucca guida la classifica delle province che crescono di più, con un +27 posizioni che ribalta completamente la sua collocazione storica. Il miglioramento riguarda servizi urbani, mobilità, qualità ambientale e un’offerta culturale che, negli ultimi due anni, si è strutturata in modo più coerente.

Prato cresce sfruttando la forza del tessuto produttivo, capace di reggere la competizione internazionale e di creare un mercato del lavoro più stabile rispetto a quello di molte realtà analoghe. L’amministrazione ha inoltre lavorato sull’efficienza dei servizi e sulla dimensione urbana, con interventi che hanno ridotto dispersioni e rallentamenti.

Rimini non è più identificata solo con la stagione estiva. Il miglioramento riguarda la continuità dei servizi durante tutto l’anno: mobilità, manutenzione urbana, organizzazione degli spazi pubblici. I flussi turistici restano centrali, ma non determinano più l’intero ciclo economico.

Ascoli Piceno è una delle sorprese più evidenti. Guida la dimensione “Reati e Sicurezza” e quella della “Sicurezza Sociale” grazie a una serie di indicatori che nel 2025 vengono aggiornati: NEET, omicidi stradali, decessi legati ad alcol e stupefacenti, affollamento carcerario. La provincia svolge bene il proprio compito in tutte queste voci, mostrando un miglioramento rilevante sulle condizioni reali dei cittadini.

Treviso, già solida nelle edizioni precedenti, continua a essere un territorio che si muove verso l’alto senza accelerazioni improvvise ma con un costante perfezionamento dei propri parametri.

La tendenza che emerge è netta: le città medie — con economie diversificate e un’amministrazione meno esposta alle complessità delle grandi metropoli — diventano i veri motori delle oscillazioni annuali della classifica nazionale. Sono loro a spingere verso l’alto il “centro” della distribuzione dei punteggi.

La sanità come motore inaspettato

La dimensione più sorprendente dell’indagine 2025 è la sanità. Negli anni post-pandemici era considerata la parte più fragile del sistema Paese; ora è quella che incide maggiormente in positivo sulla qualità della vita.

Il dato principale è questo: 97 province migliorano, solo 9 peggiorano. Il punteggio medio cresce di oltre 150 punti e le province sotto la soglia dei 500 punti scendono da 78 a 34. È una trasformazione con pochi precedenti recenti. Il miglioramento non è localizzato:

  • nelle regioni del Nord l’incremento riguarda soprattutto le dotazioni tecnologiche e i reparti specialistici;
  • nel Centro si riducono i tempi d’attesa e si consolidano le reti territoriali;
  • nel Sud crescono i posti letto e migliorano le prestazioni di base, quelle che definiscono l’accessibilità quotidiana ai servizi.

Tra i territori che escono dalle zone più difficili ci sono Vicenza, Ferrara, Biella, Asti, Sondrio, Belluno, Lodi, Sassari, Venezia. Lucca, Barletta-Andria-Trani, Nuoro, Pordenone, Brindisi e Fermo mostrano un avanzamento netto, indicando un riequilibrio che prima non si intravedeva.

La spinta del 2025 deriva anche da una razionalizzazione degli indicatori: l’eliminazione dei parametri legati alla pandemia e l’introduzione di quelli che misurano l’attività ospedaliera e l’impatto della mobilità sanitaria extraregionale offrono una lettura più precisa della qualità effettiva del sistema.

Il dato più significativo, però, è un altro: la sanità diventa il fattore che riduce la polarizzazione nazionale, a differenza di reddito e sicurezza sociale che invece mostrano un peggioramento complessivo. È la prima volta da anni che questo settore rappresenta una tendenza unificante.

Il Sud si stabilizza, ma il divario cambia forma

La parte bassa della classifica resta prevalentemente meridionale e insulare: Caltanissetta chiude la graduatoria, seguita da Crotone, Reggio Calabria, Trapani e Sud Sardegna. Le province “insufficienti” sono ancora 22, lo stesso numero del 2024.

Il dato da osservare, però, non è la staticità: è il fatto che il punteggio medio di queste province sale da 165,1 a 176,6. Non si tratta di un avanzamento verso il Centro-Nord, ma della fine della caduta che ha caratterizzato un decennio. Le province peggiori non peggiorano più; quelle medie migliorano.

Le realtà più dinamiche del Sud sono due:

  • Lecce, che beneficia della crescita del turismo urbano e della riorganizzazione dei servizi pubblici;
  • Cagliari, che continua a mostrare una qualità della vita cittadina più vicina al Centro Italia che al resto del Meridione.

Altri segnali arrivano da Bari, che mantiene stabilità, e da Potenza e Campobasso, che risalgono alcune posizioni.
Restano invece lontane dalla media nazionale province come Caltanissetta, Trapani, Sud Sardegna, Oristano e Vibo Valentia: territori con servizi essenziali discontinui e difficoltà strutturali nel mercato del lavoro.

Il divario Nord-Sud non si colma, ma si trasforma. Non è più una frattura lineare lungo la geografia: diventa una distinzione dentro il Sud stesso. Accanto a territori bloccati si muovono poli che riescono a costruire condizioni minime di continuità, soprattutto nei servizi e nel turismo organizzato. È una polarizzazione nuova: meno geografica, più socioeconomica, segnata dalla capacità delle amministrazioni di sostenere interventi non episodici.

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