‘Tu si’ ‘na cosa grande’. Si chiama così l’installazione di Gaetano Pesce appena inaugurata a Napoli, ma di grande, oltre alle dimensioni, al momento ci sono solo le polemiche che stanno divampando, tra battute, sconcerto e imbarazzo. Il tutto condito con la tipica ironia partenopea.
Il perché è presto detto: l’opera, alta 12 metri, nasce per rappresentare in forma stilizzata una delle maschere più famose e popolari della commedia dell’arte napoletana: Pulcinella. Ma allo sguardo ricorda più un membro maschile. Qualcosa è andato storto o forse no, o forse è destino della vera arte non essere capita universalmente, fatto sta che i cittadini la stanno facendo nera. Chi su X l’ha ribattezzata ‘‘O pesc’’, giocando con il cognome del designer ligure che l’ha pensata; chi ha tirato in ballo “un altro immortale artista italico, Rocco (Siffredi, ndr)”, chi si è spinto fino a rinominarla “Tu si ‘na cosa glande”: attualmente l’installazione sembra suscitare più ilarità e risolini (ma anche indignazione) che una vera sindrome di Stendhal, ovvero quella reazione di sconvolgimento emotivo che si può provare di fronte a opere d’arte o architettoniche di grande bellezza.
Il Pulcinella tra i cuori di Gaetano Pesce
L’interpretazione dell’opera, inaugurata ieri pomeriggio in piazza Municipio tra un turbinio di luci alla presenza del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, è aggravata dal fatto che accanto a ‘Pulcinella’ ci siano due cuori alti cinque metri trafitti da una freccia, così come non aiuta il fatto che sia costata 200 mila euro.
In effetti l’installazione dovrebbe evocare Pulcinella tramite il suo abito: guardando meglio si nota che si tratta di una tela drappeggiata su una struttura metallica mantenuta in equilibrio da cavi su cui si attorcigliano fiori sintetici di diversi colori. Di notte questo grande abito è illuminato dall’interno.
Il tutto a significare l’affetto che Gaetano Pesce prova per Napoli e per ritrovare le sue radici lontane: i suoi nonni paterni erano di Sorrento. L’abito bianco invece racconta Pulcinella e la città campana, simboleggiando la forza di volontà, l’ingegno, l’ironia, il coraggio, la dualità degli opposti.
L’opera riprende anche molti dei temi cari all’artista: l’estetica dello scarto e dell’imperfetto, la scelta di materiali contemporanei, l’attenzione al corpo e alla sua centralità – non solo ergonomica ma sensoriale ed emozionale -, le riflessioni sulla personalizzazione della serie.
Napoli ‘capitale dell’oggi’
Al di là delle critiche e delle ironie, il lavoro fa parte di un programma più ampio, ‘Napoli Contemporanea’, curato da Vincenzo Trione, critico e storico dell’arte, consigliere del sindaco. Il progetto punta a sostenere la vocazione contemporanea della città e farla diventare sempre più una ‘capitale dell’oggi’, attraverso una serie di iniziative pensate appositamente per gli spazi pubblici e i siti museali, una delle quali è proprio l’opera di Pesce.
L’obiettivo è quello di alimentare un processo di riqualificazione urbana che vede il coinvolgimento di artisti di alto profilo, nazionali e internazionali, e di personalità appartenenti a differenti generazioni che operano nel territorio, chiamandole a intervenire in piazze, strade, chiostri, quartieri. Antonio Marras, Francesco Vezzoli, Michelangelo Pistoletto (la cui Venere degli Stracci è finita in cenere nel luglio 2023 a poche settimane dall’inaugurazione, per un rogo forse di origine dolosa), Antonio Biasiucci, Paolo Sorrentino e Daria D’Antonio: sono alcuni dei nomi attorno a cui ruota il progetto, che si appoggerà anche al PAN, che diventerà il primo Museo dell’immagine a livello internazionale con mostre dedicate alla fotografia, alla digital art e alle nuove tecnologie.
Ampliando ulteriormente la visione, questo afflato artistico non è nuovo per la città, nota da tempo per l’arte all’interno della metropolitana. Tanto che qualche anno fa la fermata Toledo sulla linea 1 è stata decretata la più bella d’Europa, battendo concorrenti del calibro di Stoccolma e Londra.
‘Le Stazioni dell’Arte’, iniziativa nata all’inizio degli anni Novanta per volontà del sindaco Antonio Bassolino e dell’allora presidente della Metropolitana di Napoli Ennio Cascetta, ha letteralmente trasformato le fermate della metro in mondi alternativi e stupefacenti, grazie alla creatività di architetti, designer e artisti di fama internazionale e locale.
Pochi mesi fa, a luglio, ha riaperto la Linea 6 con quattro nuove fermate artistiche, una su tutte la bellissima ‘Chiaia’.
Riqualificare le città attraverso l’arte
La finalità dei due progetti è la stessa: utilizzare l’arte contemporanea per valorizzare gli spazi pubblici, riqualificando le aree urbane e avvicinando i cittadini alla cultura. Riqualificare, soprattutto nelle aree periferiche, significa rendere le città più abitabili, recuperando infrastrutture e servizi, limitando il consumo di territorio, restituendo ai cittadini la fruizione degli spazi. In ultima analisi, andando a migliorare la qualità della vita delle persone, creando città sostenibili e più a misura d’uomo. E la bellezza, l’arte, possono aiutare a raggiungere questo obiettivo.
Tornando a Pesce, il suo Pulcinella rappresenta perciò tanto i difetti quanto le qualità del popolo napoletano: è insieme comico e tragico, fa ridere e riflettere allo stesso tempo, ed in fondo è proprio quello che queste polemiche stanno dimostrando.
Rimane il dubbio se Gaetano Pesce, scultore, designer e architetto italiano morto pochi mesi fa a New York, l’abbia fatto a posta o meno, ma d’altronde si sa che il peccato è negli occhi di chi guarda.