In Belgio i piccioni si combattono con i contraccettivi

Una soluzione che ha il pregio di evitare l’abbattimento, ma che non elimina il problema, piuttosto lo contiene evitando una proliferazione incontrollata dei pennuti
18 Ottobre 2024
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Piccioni

Qualcuno li ama, la maggior parte li odia. I piccioni sono una presenza fissa e spesso fastidiosa delle nostre città ma liberarsene è un problema, anche di tipo ‘etico’. Anche per questo l’approccio adottato da una cittadina belga sta facendo scuola. A Ixelles infatti hanno deciso di ‘cibare’ i piccioni dei con semini speciali, che contengono contraccettivi specifici per la loro specie. Risultato: in tre anni la popolazione locale dei molesti pennuti è scesa del 40%.

Una soluzione che, è il caso di dirlo, sembra il classico uovo di ‘Colombo’, e che ha il pregio di evitare l’abbattimento, pratica criticata dagli ambientalisti ma anche sostanzialmente poco efficace, perché il tasso di riproduzione di questi volatili è alto. Una coppia di piccioni urbani, infatti, può dare vita a 12 pulcini all’anno.

Mais con contraccettivo per i piccioni

Il sistema adottato a Ixelles funziona sui maschi dominanti, che costituiscono il 15% delle popolazioni di piccioni e guidano il 90% della riproduzione: sono loro infatti i primi a nutrirsi quando i distributori – piazzati in zone ad hoc della città -rilasciano i chicchi di mais trattati con il contraccettivo R12, targettizzato sui colombi e quindi privo di effetti su altri animali.

Ogni distributore costa 10mila euro l’anno, e a Ixelles l’amministrazione ne usa sei. Si tratta di un bel cambio di passo anche rispetto alle multe che venivano comminate ai cittadini che davano da mangiare ai piccioni: chi prima si dedicava a questa attività è stato incluso nel progetto e, con tanto di tesserino, ora può distribuire legalmente del cibo ‘non trattato’, in luoghi e orari determinati.

Anche la posizione di ogni distributore è studiata, e fa capo ad un veterinario che controlla se i piccioni mangiano il mangime e se la dose è corretta, e raccoglie i risultati. Tre volte all’anno, le autorità cittadine ricevono una relazione che illustra l’andamento del programma.

Il trattamento con R-12 avviene per tutto il periodo di accoppiamento, più o meno da marzo a ottobre. Ogni anno viene condotto un nuovo conteggio in modo da determinare i dosaggi e i luoghi di alimentazione: man mano che la popolazione di colombi diventa più piccola, i dosaggi vengono rimodulati.

Il sistema sembra funzionare bene, ed è stato adottato anche da altre città più o meno grandi, tra cui Strasburgo, Bruxelles (dove il progetto è partito nell’autunno del 2019 e in un anno ha visto dimezzare la popolazione), e Barcellona (attivo dal 2017, ha portato a una riduzione del 60%), ma potrebbe guadagnare ulteriori consensi.

Piccioni molesti, tra danni e malattie

D’altronde, sebbene abbiano anche dei fan, è innegabile che i piccioni creino problemi sia nei contesti rurali che in quelli urbani. La proliferazione incontrollata dei pennuti causa un accumulo di sporcizia e di rifiuti organici, in ambito pubblico (monumenti, marciapiedi) e privato (terrazze, balaustre, ecc). Da ciò deriva un grave problema igienico-sanitario, dovuto al fatto che i piccioni portano malattie come clamidiosi, salmonella, toxoplasmosi e tubercolosi. Inoltre trasportano le zecche, e possono favorire reazioni allergiche, soprattutto respiratorie.

Anche sulle costruzioni i piccioni possono essere un flagello, sia per i danni diretti che possono causare sia per l’azione corrosiva dei loro escrementi -con cui tutti abbiamo probabilmente avuto a che fare – su marmo, granito e pietra.

Normalmente i modi più usati per contrastarli si basano su due strategie: la prima è l’allontanamento, quindi agendo attraverso dissuasori tipo reti o barriere fisiche che gli impediscono di posarsi, oppure dissuasori acustici o elettrici; la seconda è il contenimento del rischio sanitario, attraverso la rimozione regolare del guano.

L’approccio belga non esclude tutto ciò, ma rappresenta piuttosto un modo nuovo per ridurre l’entità del problema. Per dirla con le parole di Pieter Colla, uno dei veterinari di NeorniVet – azienda specializzata in medicina aviaria e prodotti veterinari – questo “non è un modo per uccidere i piccioni, ma per controllarne la popolazione“.

Perché non dare da mangiare ai piccioni

Qualunque sia il metodo usato, è importante educare la cittadinanza. Anche se spesso può capitare di vedere gente che dà da mangiare ai piccioni, questo in molte città è vietato dalla legge (al pari di ucciderli), e se vogliamo anche dal buon senso: aiutare i volatili a proliferare nutrendoli non è una mossa molto intelligente, proprio per via delle malattie che questi animali portano con sé e per i danni che possono causare.

Inoltre, il pane non è esattamente il cibo di cui i colombi necessitano, essendo granivori: non fornisce né le proteine né i grassi di cui hanno bisogno, e anzi a volte questi animali si ritrovano ad essere addirittura in sovrappeso. Senza contare che rischiano di soffocare, per via dei pezzi di cibo troppo grandi.

Da ultimo, ma non meno importante, il cibo che viene lasciato dai piccioni attira altri animali come topi e ratti, amplificando il problema sanitario.

Anche se può venire qualche dubbio sull’eticità di quella che di fatto è una sterilizzazione forzata (come peraltro avviene con i nostri cani e gatti), l’azienda che ha implementato il sistema lo definisce il più ecologico sul mercato, e potrebbe prendere piede in maniera diffusa.

Anche i gabbiani tremano.

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