Trump continua la sua offensiva contro l’ambiente. Nel mirino anche i PFAS, gli ‘inquinanti eterni’, sostanze tossiche e pervasive che ormai si trovano ovunque, anche nel corpo umano. Nonostante la scienza abbia certificato la loro dannosità, la nuova amministrazione USA sta indebolendo i limiti introdotti da Biden per questi composti chimici. I fronti dell’offensiva sono molteplici e toccano il concetto di ‘rischio irragionevole’, la designazione dei PFAS come ‘pericolosi’ e i livelli massimi consentiti per le acque reflue.
Ma cosa sono i PFAS?
I PFAS sono ovunque e ‘per sempre’
Quando parliamo di PFAS ci riferiamo alle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, una famiglia di sostanze chimiche non presenti in natura e conosciute come ‘inquinanti eterni’, ‘forever chemical’. In pratica sono indistruttibili e persistono nell’ambiente per centinaia di anni.
Oltre a essere inquinanti, il problema è che sono tossiche. Studi e analisi le hanno associate a diversi tipi di danni alla salute umana, da varie forme di cancro a disfunzioni della tiroide e dell’apparato riproduttivo, dagli squilibri ormonali alle malattie del fegato, fino alle malformazioni congenite e all’obesità infantile.
Evitarle è impossibile, tanto che secondo il National Institute of Environmental Health Sciences, quasi tutti hanno una certa quantità di PFAS nel sangue. Questo perché sono presenti ovunque, anche in prodotti di larghissimo e quotidiano consumo: dai cosmetici all’abbigliamento, dai detersivi ai rivestimenti delle padelle antiaderenti, dagli imballaggi alimentari ai cosmetici, solo per dirne alcuni. Insomma, i PFAS sono tra le sostanze chimiche più utilizzate e dannose con cui entriamo in contatto ogni giorno tramite gli oggetti che indossiamo e usiamo, e tramite l’acqua e il cibo che introduciamo.
La modifica dell’EPA di Trump: il ‘rischio irragionevole’
Attualmente in USA i divieti sono soprattutto a livello statale, come quelli introdotti nel Maine nel 2021 a livello generale per gli usi non essenziali, e in altri 15 Stati su usi specifici (ad esempio per gli utensili da cucina, le attrezzature per i parchi giochi, l’abbigliamento). Un esempio eclatante è il divieto di PFAS nelle schiume antincendio, introdotto in Massachusetts e Connecticut, dove si sono registrati alti tassi di cancro tra i pompieri.
A livello federale, la precedente amministrazione USA, a guida Joe Biden, ha introdotto una norma secondo cui se un uso specifico di una sostanza chimica presenta un “rischio irragionevole” per la salute umana, l’intera sostanza chimica dovrebbe essere considerata un rischio. E gli Stati possono dunque regolamentarla.
Qui si insinua la modifica proposta dall’Environmental Protection Agency (EPA), ovvero l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, su come dovrà essere valutato il rischio chimico. Secondo la nuova norma, il limite deve essere valutato per ogni uso e non per la sostanza in generale.
Questo significa che siccome nel singolo uso la quantità di inquinante è molto bassa, l’uso in questione potrebbe essere autorizzato. E se l’EPA ritiene che una sostanza non presenti un “rischio irragionevole”, gli Stati non possono emanare leggi che ne vietino o ne limitino l’utilizzo. Un discorso che vale per anche per le altre sostanze tossiche.
Il problema è che i PFAS sono ovunque, ed è l’esposizione costante, diffusa e prolungata nel tempo, magari in concomitanza con altri inquinanti, a essere un pericolo per la salute.
Un dipendente dell’EPA ha sottolineato al Guardian che l’agenzia prevede di affermare che la maggior parte delle sostanze chimiche non presenta un “rischio irragionevole” nei beni di consumo, proprio perché, prese singolarmente, la loro quantità è bassa.
Se così sarà, gli americani potrebbero essere esposti a livelli più alti di PFAS, e potenzialmente si aprirà la strada a indebolire i limiti anche per altre sostanze come ad esempio il piombo, il bisfenolo, il mercurio.
Una corsa contro il tempo
L’approccio di Trump tuttavia richiederà tempo: ogni sostanza tossica ha molteplici usi, e valutarne il rischio per ognuno non è una cosa da poco, tanto più alla luce dei tagli di personale portati avanti dalla nuova amministrazione, che non ha risparmiato nemmeno l’EPA. Riporta il Guardian che potrebbero volerci anche tre anni, durante i quali gli Stati potranno approvare delle leggi e le comunità esercitare pressioni sull’industria, che verrebbero avvantaggiate dalla modifica normativa.
Il limite nelle acque potabili e gli scarichi industriali
Per quanto riguarda i PFAS c’è poi un secondo fronte, che la modifica di cui abbiamo appena parlato contribuirebbe a peggiorare: la presenza dei PFS nelle acque potabili e negli scarichi industriali.
Sul primo aspetto, c’è una mezza buona notizia: nell’aprile 2024, l’EPA ha stabilito i livelli massimi consentiti (MCL) di sei PFAS per l’acqua potabile ai sensi del Safe Drinking Water Act. Standard che, insieme alla procedura quinquennale che i gestori idrici devono seguire per conformarsi, non sono stati toccati dalla nuova amministrazione. Tuttavia, contro gli MLC alcuni gruppi dell’industria idrica e chimica hanno intentato una causa e al momento non si sa che posizione prenderà l’amministrazione Trump, che teoricamente dovrebbe difendersi. L’ipotesi più accreditata dai media americani specializzati è che l’EPA possa restringere la norma in modo che si applichi solo a PFOS e PFOA escludendo gli altri quattro PFAS.
Sugli scarichi industriali, invece, si registra un’offensiva vera e propria, portata avanti da tempo dai repubblicani e che si è tradotta nel congelamento della proposta presentata dall’EPA nel 2024 per stabilire limiti di scarico per i PFAS nelle acque reflue e linee guida per la limitazione degli effluenti (ELG, Effluent Limitations Guidelines).
Tra i primi ordini esecutivi una volta insediatosi alla Casa Bianca, infatti, Trump ha firmato anche il congelamento di ogni regolamentazione, in attesa della revisione da parte della nuova amministrazione. Di conseguenza, l’Office of Management and Budget ha ritirato la proposta dell’EPA sui limiti per le acque reflue industriali.
Ma non è finita qui: nel luglio 2024, l’EPA ha finalizzato una norma che designa PFOA e PFOS come sostanze pericolose ai sensi del Comprehensive Environmental Response, Compensation, and Liability Act (CERCLA), il cosiddetto Superfund. In tal modo, l’EPA può ordinare bonifiche nei siti contaminati e recuperare i costi dai potenziali responsabili. Sebbene la designazione dei PFAS come sostanze pericolose sia ancora in vigore, è stata anch’essa contestata. Al momento, l’EPA ha chiesto una sospensione del contenzioso, ma la sospensione terminerà venerdì prossimo, 25 aprile. Vale la pena notare che, mentre c’è incertezza su cosa avverrà, nel Project 25, il manuale ultra-conservatore che ispira l’amministrazione Trump, si chiede all’EPA di “rivedere” la designazione.
Insomma, la direzione di Trump e dei repubblicani è chiara, e mira a favorire le industrie evitando loro oneri che peraltro potrebbero poi essere scaricati sui cittadini. Ma se le industrie risparmiano, e i consumatori non vedono lievitare i prezzi, ci sono tuttavia dei costi che non vengono considerati: quelli per l’ambiente e la salute delle persone, che potrebbero essere molto salati.