I ‘forever chemicals’ potrebbero avere i giorni contati. È arrivato in Senato un decreto legislativo, varato dal governo a metà marzo, che introduce limiti più stringenti per i cosiddetti ‘inquinanti eterni’, ovvero i PFAS, nelle acque destinate al consumo umano. Il provvedimento interviene in generale su definizioni, obblighi dei gestori idrici, criteri di qualità e controllo, trasparenza pubblica, gestione del rischio, materiali a contatto con l’acqua e strumenti sanzionatori in materia di tutela delle acque potabili.
I nuovi limiti ai PFAS nelle acque potabili
Per quanto riguarda i PFAS, il decreto 260 si allinea alla direttiva europea sulla qualità delle acque destinate al consumo umano stabilendo un limite di 20 nanogrammi per litro per 4 molecole di questi pericolosi inquinanti, di cui è già ben nota la pericolosità per la salute umana: PFOA, PFOS, PFNA e PFHXS. Inoltre, introduce un limite di 10 microgrammi per litro (equivalenti a 10mila nanogrammi per litro) per il TFA (acido trifluoroacetico), una molecola molto diffusa ma finora non regolamentata.
Ancora, prevede il monitoraggio di altri PFAS, “le cosiddette molecole ADV prodotte in Italia dall’ex Solvay di Alessandria, oggi Syensqo”, sottolinea l’associazione ambientalista Greenpeace, molto attiva nel campo.
Il decreto stabilisce poi che le informazioni sulla presenza di Pfas debbano essere comunicate in modo trasparente ai cittadini, anche attraverso bollette e strumenti digitali. Il controllo dei PFAS diventa obbligatorio a partire dal 12 gennaio 2026, e le autorità devono essere pronte a intervenire fin dalla fase transitoria.
Direttiva europea già superata?
Il limite di 20 nanogrammi per litro è lo stesso previsto in Germania e si aggiunge a quello fissato dall’Unione europea nella direttiva sulle acque potabili (Drinking Water Directive – DWD, 2020/2184), che prevede come tetto 500 nanogrammi per litro per il parametro ‘PFAS totali’ e 100 nanogrammi per litro per il parametro ‘Somma di PFAS’, determinato dalla somma di 24 diverse molecole. In Italia la direttiva entrerà in vigore il 12 gennaio 2026. Ma rischia di essere già superata: l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) considerano questi limiti insufficienti per evitare danni alla salute umana.
Alcuni Paesi europei in effetti sono andati oltre autonomamente: Danimarca e Svezia hanno già fissato limiti più bassi, rispettivamente 2 e 4 nanogrammi per litro.
Il ‘veleno del secolo’
I PFAS sono le sostanze poli e perfluoroalchilate, inesistenti in natura, altamente inquinanti e estremamente persistenti. In pratica non si disgregheranno mai, di fatto sono eterne.
Attualmente si tratta di una famiglia di oltre 10mila sostanze, ma il loro numero è in crescita. Quasi indistruttibili senza l’intervento umano, sono antiaderenti, idrorepellenti, antimacchia e resistenti a temperature molto elevate e a condizioni fisiche estreme. Ecco perché più che essere circondati ne siamo immersi: semplicemente si trovano praticamente dappertutto. Creme, cosmetici, padelle antiaderenti, imballaggi alimentari, tessuti o scarpe antimacchia e impermeabili, detergenti, lucidanti per pavimenti, vernici, tensioattivi, articoli medicali per impianti/protesi mediche, pesticidi , schiume antincendio e persino corde di chitarra, solo per fare alcuni esempi.
Non è solo un discorso di inquinamento: queste sostanze penetrano negli organismi viventi, compreso l’uomo, attraverso il cibo, l’aria, l’acqua e la pelle. E possono provocare seri danni alla salute, dai tumori ai disturbi ormonali e immunitari, dai problemi alla tiroide a quelli al fegato e ai reni. Sono stati associati anche a disfunzioni del sistema riproduttivo e di quello endocrino.
Per questo, e perché è difficilissimo (oltre che costosissimo) liberarsene, i PFAS sono considerati il ‘veleno del secolo’.
Greenpeace: “Ottima notizia, puntiamo a vietare produzione e uso”
A gennaio Greenpeace Italia aveva pubblicato l’indagine ‘Acque senza veleni’, che aveva messo in luce una situazione preoccupante: nel 79% dei campioni di acqua potabile esaminati in 235 città c’erano PFAS.
Il provvedimento adottato dal governo è dunque accolto dall’associazione come “un’ottima notizia”, ma il testo, spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, “deve essere ulteriormente migliorato dal Parlamento per proteggere la salute umana: ci auguriamo che le varie forze politiche trovino un accordo trasversale per ridurre ulteriormente i limiti consentiti avvicinandoli all’unica soglia sicura, lo zero tecnico”. L’obiettivo finale, ha concluso è arrivare al divieto di produzione e uso dei PFAS.