“Io sono di Vigne Nuove, non di Casale Nei”! Nella Capitale si è sì romani ma l’appartenenza a un determinato quartiere è spesso anche una questione di identità. Ecco perché a molti la nuova mappa di Roma, presentata nei giorni scorsi dalla Giunta al museo MAXXI, non è proprio piaciuta. Tanto che sul sito del Comune sono già arrivate oltre 900 segnalazioni.
327 quartieri, 22 rioni e 104 zone funzionali (aree in cui la funzione primaria non è la residenzialità): questi i numeri della nuova geografia della città, presentata nei giorni scorsi dalla Giunta al museo MAXXI dopo un lavoro di ridefinizione partito nel 2021 e oggi contestata da diversi romani.
Al momento hanno avviato le proteste i residenti di alcune vie a Talenti, ai quali non va bene ritrovarsi improvvisamente a essere ‘di Cecchina’, e quelli di Vigne Nuove, un quartiere popolare costruito tra gli anni ’70 e ’80 praticamente ‘cancellato’ per confluire nel quadrante nuovo e residenziale di Casale Nei.
Perché una nuova mappa di Roma
La mappa appena presentata aggiorna la precedente elaborazione in 165 zone urbanistiche (ridotte a 155 con l’autonomia di Fiumicino) effettuata nel 1977 dalla giunta guidata dall’allora sindaco Giulio Carlo Argan, ancora oggi l’unica base di studi sulla Capitale.
Ma perché era necessario riaggiornare la geografia della città? Per il Comune occorreva “offrire una rappresentazione in continua evoluzione delle trasformazioni territoriali e identitarie della città”.
Come ha sottolineato il sindaco Roberto Gualtieri in occasione della presentazione il 20 ottobre, infatti, non si tratta di “un semplice aggiornamento cartografico ma uno strumento che ci fornisce dati puntuali sui quartieri di una città strutturalmente policentrica”.
Dati che servono nel concreto, ha spiegato Andrea Catarci, responsabile dell’Ufficio Giubileo delle Persone e Partecipazione di Roma Capitale: “Oltre a restituire dignità e identità a tutti i 327 quartieri – 130 collocati fuori dal GRA dove oggi risiedono circa 800mila persone – la nuova mappatura permette di analizzare i fabbisogni e incrementare la dotazione dei servizi in maniera mirata”.
Gualtieri ha poi sottolineato l’aspetto legato all’appartenenza: “Oggi presentiamo una città che si è guardata allo specchio per ridisegnare la propria identità urbana: una città di storie, relazioni e comunità in continuo movimento. Attraverso un lavoro che ha integrato l’identità, la storia e la percezione collettiva dei territori con il rigore scientifico abbiamo definito una nuova mappa della nostra città che è viva, aperta al confronto e che restituisce la complessità e la ricchezza di Roma”.
Identità ma non solo
Cambiare i confini dei quartieri nella Capitale è un affare delicato, e non solo per la questione identitaria. C’è infatti anche un discorso più prosaicamente economico: il valore sul mercato immobiliare di una casa varia in base a una zona o un’altra della città. Per fare un esempio, dire che un appartamento è a Talenti significa poter chiedere un prezzo diverso rispetto a uno situato a Cecchina, area considerata, almeno finora, più periferica.
C’è da dire che l’analisi non è stata calata dall’alto ma ha coinvolto, e continuerà a coinvolgere, chiarisce il Comune, le università Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre, l’Istat, gli uffici Statistica e Giubileo delle Persone e Partecipazione di Roma Capitale, oltre ai Municipi e alla cittadinanza.
Evidentemente non è bastato ma in ogni caso, ha invitato Catarci, “Ri-conoscere Roma si fa insieme a chi la città la vive e la abita: per questo, dopo le interviste e gli incontri pubblici già realizzati, per tre mesi la cittadinanza può contribuire, partecipando online, a migliorare le mappe e a costruire una città più vicina alle persone e ai territori”.
C’è infatti tempo fino al 15 gennaio 2026 per inviare osservazioni e suggerimenti, che verranno poi analizzati da un tavolo tecnico scientifico.