Riscaldamento globale e sostenibilità ambientale ormai le conosciamo tutti. Ma economia della ciambella, deficit ecologico e biocapacità probabilmente no. Sono molte le parole e le frasi che descrivono il mondo di oggi e le sfide che l’umanità si trova davanti nel suo rapporto con la Terra e le sue risorse, ed è importante conoscerle per prendere consapevolezza sia della realtà in cui viviamo sia delle possibilità alternative, delle soluzioni possibili.
Ogni anno, l’umanità consuma più risorse naturali di quante la Terra sia in grado di rigenerarne nello stesso arco di tempo. Un processo insostenibile che mette a rischio gli equilibri ambientali e sociali globali. A ricordarcelo, con puntualità crescente, è l’Earth Overshoot Day: la data simbolica in cui il nostro ‘conto corrente ecologico’ va in rosso, segnando l’esaurimento delle risorse rinnovabili disponibili per quell’anno.
Nel 2024, il mondo ha raggiunto questo punto critico il 1° agosto. Per il 2025 la data non è ancora stata stabilita ma per l’Italia sì, e non ci sono buone notizie: secondo le stime aggiornate la scadenza arriva il 6 maggio, data in cui il nostro Paese ha già consumato tutto il suo budget naturale annuale. Da oggi in poi dunque viviamo a credito, sottraendo risorse al futuro.
Capire le parole per capire il mondo
Se in poco più di quattro mesi l’Italia ha ufficialmente terminato il proprio anno ecologico, conoscere e dare un senso alle sfide che questo consumo sregolato ed eccessivo porta con sé diventa essenziale per costruire un futuro più sostenibile. E si parte proprio dall’alfabeto, come spiega Sofia Zambelli, Social Impact & Sustainability manager di Babbel, piattaforma per studiare le lingue: “Conoscere il significato di questi termini ci aiuta a dare un nome ai cambiamenti che osserviamo e ad agire in modo più informato. È il linguaggio a fornire gli strumenti per comprendere l’urgenza delle scelte che ci attendono”.
Ecco dunque l’abc della sostenibilità.
Il consumo di risorse
Impronta ecologica
Il termine ‘impronta ecologica‘ è stato coniato dal Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale no-profit che punta a sensibilizzare governi, aziende e cittadini sull’importanza di vivere entro i limiti ecologici del Pianeta. Indica quanta superficie biologicamente produttiva è necessaria per rigenerare le risorse che consumiamo e per assorbire i nostri rifiuti. In sostanza, valuta l’impatto delle attività umane sulla terra e dà un’idea se lo stile di vita di una popolazione, ma anche delle singole persone, sia sostenibile o meno. Se l’impronta ecologica supera la capacità rigenerativa del territorio, siamo in debito con il Pianeta.
Biocapacità
La ‘biocapacità‘ è la capacità degli ecosistemi di fornire risorse naturali e assorbire sostanze inquinanti. Insieme all’impronta ecologica permette di calcolare l’impatto dell’essere umano sull’ambiente, perché quando la nostra domanda supera questa capacità si genera il cosiddetto deficit ecologico
Deficit ecologico
Il ‘deficit ecologico‘ rappresenta la differenza tra biocapacità disponibile e impronta ecologica: si verifica quando un Paese consuma più risorse di quante il suo territorio riesca a rigenerare. Ed è proprio ciò che avviene oggi in Italia.
Carbon footprint (impronta di carbonio)
L”impronta di carbonio‘ misura le emissioni di gas serra – in particolare CO₂ – generate da attività, prodotti o stili di vita. Queste emissioni, convertite in superficie necessaria per essere assorbite, incidono sull’impronta ecologica globale, perché l’aumento della concentrazione di CO₂ nell’atmosfera corrisponde ad un accumulo di debito ecologico.
Ripensare l’economia: i modelli del futuro
Il modello economico dominante ha finora puntato su una crescita senza limiti, spesso a scapito dell’ambiente. Ma oggi si fanno strada visioni alternative, che provano a coniugare sviluppo e sostenibilità.
Doughnut economics
Ideata dall’economista Kate Raworth, l’’economia della ciambella‘ immagina uno spazio sicuro per l’umanità, compreso tra un minimo sociale da garantire a tutti (salute, istruzione, reddito) e un ‘tetto ecologico’ da non oltrepassare per non danneggiare il pianeta. Si chiama così perché viene rappresentata da un grafico formato da due cerchi: il più interno appresenta i bisogni umani fondamentali, il più esterno i limiti ecologici che l’umanità non deve (dovrebbe) superare per garantire la stabilità dell’ecosistema.
Economia circolare
Più popolare di altre espressioni, l”economica circolare‘ propone un sistema in cui beni, e poi i materiali che li compongono, non vengono semplicemente usati e scartati, ma riparati, riutilizzati, rigenerati. In questo modo si allunga il ciclo di vita dei prodotti e si riducono il bisogno di nuove risorse e la produzione di rifiuti e di gas serra.
Economia rigenerativa
L”economia rigenerativa‘ va oltre la sostenibilità: mira a restituire valore all’ambiente e alle comunità, rigenerando gli ecosistemi compromessi. È un’economia che cura, non solo che conserva. Il ‘capitalismo rigenerativo’, ovvero quando le imprese di pratiche aziendali che ripristinano le risorse piuttosto che sfruttarle, ne è un esempio.
Wellbeing economy
L’’economia del benessere‘ sposta il focus e la definizione di successo dal Pil al benessere condiviso. In questo modello, crescita significa soddisfare in modo equo i bisogni fondamentali – come salute, istruzione, sicurezza – nel rispetto dei limiti ecologici della Terra.